Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha fatto un passo indietro dalla decisione presa l'anno scorso, quando aveva accusato la Cina di manipolare lo yuan. E quindi oggi Pechino "non dovrebbe più essere designata come manipolatore di valuta in questo momento" grazie anche all'impegno della controparte a non effettuare svalutazioni competitive. Un passo avanti importante verso la firma, attesa per domani, 15 gennaio, della Fase 1 dell'accordo fra le prime due economie mondiali dopo un anno e mezzo di guerra dei dazi.
Intanto le esportazioni cinesi di dicembre sono aumentate del 7,6% rispetto all'anno prima. La previsione mediana di un sondaggio di analisti Reuters era stata per un incremento del 3,2%, dopo il calo dell'1,3% di novembre. Anche le importazioni hanno superato le aspettative, con un balzo del 16,3% rispetto all'anno precedente e in parte sostenute da prezzi delle materie prime più elevati. Il sondaggio di Reuters aveva previsto una crescita del 9,6% rispetto allo 0,5% a novembre.
La Cina ha registrato un avanzo commerciale di 46,79 miliardi di dollari a dicembre, rispetto alle previsioni del sondaggio per un surplus di 48 miliardi, in aumento rispetto al dato di novembre di 37,93 miliardi. Nel corso del 2019, le esportazioni si sono dimostrate notevolmente resistenti alle tensioni commerciali, aumentando dello 0,5%, mentre le importazioni sono diminuite del 2,8%.
Oltre all'accordo commerciale di domani, gli investitori stanno anche valutando i dati sull'inflazione degli Stati Uniti in uscita oggi, con aspettative di consenso attorno allo 0,2% a dicembre. Sotto osservazione anche l'inizio della stagione dei risultati delle società statunitensi nel quarto trimestre. Le grandi banche JP Morgan Chase & Co, Citigroup e Wells Fargo annunceranno i dati prima dell'apertura dei mercati nel pomeriggio. (riproduzione riservata)