Per il governo cinese e i suoi tentativi di stimolo all’economia l'ultima cattiva notizia è arrivata da Moody’s, l'agenzia di rating del debito sovrano, che ha abbassato l’outlook da stabile a negativo, pur mantenendo il valore (A1) a lungo termine sui titoli del debito pubblico.
Secondo l’agenzia di rating l’utilizzo da parte di Pechino di stimoli fiscali per sostenere i governi locali e le aziende statali sta comportando rischi al ribasso per l’economia della nazione. L’affermazione del rating A1 invece «riflette le risorse finanziarie e istituzionali della Cina per gestire la transizione in modo ordinato».
«Le vaste dimensioni della sua economia e il robusto, seppure in rallentamento, tasso di crescita potenziale, sostengono l’elevata capacità di assorbimento degli shock. Ciò è rafforzato dai bassi rischi esterni e dai costi di finanziamento, poiché i grandi risparmi interni favoriscono un'elevata accessibilità del debito», ha spiegato l’agenzia di rating Usa.
«Il passaggio a una prospettiva negativa», per Moody’s, «riflette la crescente evidenza che il governo e il settore pubblico in generale forniranno sostegno finanziario ai governi regionali e locali e alle imprese statali in difficoltà finanziarie, ponendo ampi rischi al ribasso per la finanza pubblica cinese». L’agenzia di rating statunitense ha inoltre spiegato che il cambiamento delle prospettive riflette anche i maggiori rischi legati a una crescita economica a medio termine strutturalmente e persistentemente inferiore.
Moody’s prevede che il comparto del real estate rimarrà più debole in proporzione all’intera economia. Di conseguenza, i governi locali si troveranno ad affrontare una perdita strutturale delle entrate derivanti dalla vendita di terreni. Queste ultime, infatti, nel 2022 hanno rappresentato il 37% dei ricavi (esclusi i trasferimenti da parte del governo centrale). «I governi locali che hanno fatto maggiore affidamento sulla vendita di terreni non saranno in grado di compensare materialmente la perdita di entrate da altre fonti e dovranno affrontare difficoltà finanziarie per il prossimo futuro», spiega Moody’s.
Moody's ha anche previsto che la crescita annuale del pil cinese sarà del 4% nel 2024 e 2025 e in media del 3,8% tra il 2026 e il 2030. L’agenzia ritiene che la crescita della Cina sia destinata ancora a rallentare. «Sebbene le stime sulla crescita potenziale presuppongano una certa efficacia delle riforme in queste direzioni, esiste un rischio significativo di esecuzione, esacerbato dall’imprevedibilità su come e quali misure di riforma verranno adottate», spiega l’agenzia.
Inoltre, «nel breve termine, permangono rischi al ribasso per la crescita, poiché il ridimensionamento del settore immobiliare è un importante cambiamento strutturale nei motori di crescita della Cina che è in corso e potrebbe rappresentare un freno più significativo al tasso di crescita economica complessiva della Cina rispetto a quanto attualmente stimato». A sua volta, Moody’s fa notare che un rallentamento più pronunciato della crescita nel breve e medio termine aggraverebbe ulteriormente il deficit e il debito delle amministrazioni locali. (riproduzione riservata)