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Politica

PboC studia un taglio sui depositi di 25 punti base

Dall’inizio dell’anno la banca centrale è già intervenuta per due volte con il taglio dei coefficienti di riserva per le banche, la seconda nel mezzo dell’emergenza coronavirus così da permettere di liberare liquidità da erogare alle aziende.


23/03/2020 12:42

di Mauro Romano - Class Editori

Pboc

La Cina vede un miglioramento degli indicatori economici già nel secondo trimestre dell’anno. Per sostenere il recupero dopo i primi tre mesi dell’anno contrassegnati dallo stop provocato dall’epidemia di coronavirus, la banca centrale cinese intende calibrare i propri interventi a favore delle piccole e medie imprese.

Il sistema bancario dovrà sacrificare alcuni profitti per fornire sostegno all'economia reale, ha spiegato il vicegovernatore della PboC, Chen Yulu, nel sottolineare che l'attuale tasso di interesse medio sui prestiti è al 5,49%, di 0,61 punti percentuali al di sotto del livello antecedente alla revisione del costo del denaro da parte della Banca centrale. La Cina, ha aggiunto, manterrà una politica monetaria prudente nel 2020, prestando maggiore attenzione alla flessibilità e alla moderazione.

Dall’inizio dell’anno la PboC è già intervenuta per due volte con il taglio dei coefficienti di riserva per le banche, la seconda nel mezzo dell’emergenza coronavirus così da permettere di liberare liquidità da erogare alle aziende.

Stando ai dati forniti da Zhou Liang, vicepresidente dalla China Banking Regulatory Commission, il sostegno al credito fornito dalle banche cinesi per combattere l'epidemia ha superato i 1.800 miliardi di yuan, pari a circa 253,7 miliardi di dollari e circa il 20% delle piccole e medie imprese ha ottenuto un lungo periodo di sospensione dei rimborsi. Per contrastare gli shock esterni, oltre a tagliare i tassi sui prestiti e i coefficienti di riserva obbligatoria degli istituti di credito, probabilmente la Banca centrale cinese ridurrà anche i tassi sui depositi di circa 25 punti base, concludono gli economisti. Intanto, tuttavia, si guarda anche alla capacità del Paese di mantenere l’obiettivo di raddoppiare la crescita del pil rispetto ai livelli del 2020.

Tale impegno richiederebbe una crescita quest’anno di almeno il 5,6%, probabilità al momento giudicata improbabile dagli economisti di Jefferies. I recenti dati macroeconomici si sono infatti rivelati peggiori del previsto ed è necessaria una "forte ripresa della spesa dei consumatori" per garantire che la crescita del Pil non scenda sui minimi dal 1990 al 3,9%, puntualizzano gli esperti.  (riproduzione riservata)


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