Sarà un vero e proprio portale culturale e commerciale tra Cina e Italia, «il primo di una lunga serie» spiega Liu Song, presidente Itaway e fondatore del progetto Italian Village di Wuhan, realizzato in collaborazione con il gruppo Greenland Holding. L’Italian Village sorgerà al centro di Greenland City, un mega-progetto che prevede l’edificazione di un’intera città-satellite per un’area complessiva di 5,6 chilometri quadrati, ispirata a modelli architettonici europei. Realizzata per una clientela appartenente ai ceti medio-alti, Greenland City avrà una propria economia che ruota attorno alla sinergia tra gli aspetti residenziale, turistico e commerciale. Itaway rappresenta la punta di diamante di questo investimento da 40 miliardi di yuan (oltre 5 miliardi di euro).
«L’Italian Village, interamente progettato da uno studio di architettura italiano», continua Liu Song, «serve come base fisica e non virtuale per la nostra piattaforma operativa, ed è la sinergia tra questi due aspetti che rende il Progetto Itaway credibile e affidabile». La scelta di rivolgersi per la ricerca commerciale ad aziende 100% italiane con prodotti Made in Italy, unita alle architetture e alle atmosfere italiane, crea una sinergia per cui agli occhi del visitatore cinese la garanzia di «italianità» del centro è data proprio dalle aziende e dai prodotti presenti.
«Il centro Itaway», racconta Liu, «permette ai cittadini cinesi di godere dell’autentico Made in Italy senza dover uscire dalla città di Wuhan. Potranno trovarsi in un ambiente in cui il contenuto e il contenitore con marcata identità italiana si legano e si valorizzano reciprocamente, pensato però per le specificità del consumatore cinese e le sue abitudini». Quando si parla di Cina e di opportunità commerciali, in Italia ora si parla finalmente anche dell’importanza che rivestono gli acquisti online nella vita quotidiana dei cinesi.
Il Progetto Itaway si basa su una strategia di marketing che prevede, contemporaneamente all’apertura di uno spazio commerciale, anche l’apertura di canali di vendita online. La combinazione offline e online garantisce il raggiungimento di un pubblico ancora più ampio, ma ricerche di mercato indicano che la presenza di uno o più punti-vendita sul territorio cinese influenza molto la percezione del prodotto e dell’azienda da parte del consumatore cinese.
La scelta di aprire a Wuhan, piuttosto che alle (in Italia) più famose Shanghai, Pechino, Shenzhen non è dipesa dal caso: capoluogo della provincia dello Hubei, Wuhan conta più di 10 milioni di abitanti e rappresenta un hub fondamentale dove si concentrano economia, finanza, commercio, tecnologia, storia e cultura dell’intera Cina Centrale. Quando negli anni Trenta Shanghai era chiamata la Parigi d’Oriente, Wuhan rivaleggiava in attrattiva, ed era conosciuta come la Chicago della Cina, con importanti presenze straniere (tra cui anche una discreta presenza italiana).
Ora Wuhan nei piani del Governo cinese deve tornare a essere la perla sul fiume Yangtze che la attraversa, e dovrà guidare lo sviluppo dell’economia di tutta la Cina Centrale, rivaleggiando con le altre città, rispondendo alle sfide in termini d’innovazione, globalizzazione e sostenibilità che il nuovo secolo presenta. «Wuhan rappresenta per noi e per l’offerta che le Pmi italiane possono proporre la città di partenza ideale», spiega Liu. «Le condizioni locali tra popolazione, pil pro-capite, e infrastrutture hanno fatto di Wuhan il punto di partenza obbligato per questo progetto, che prevede anche l’apertura di altri due Italian Village entro 5 anni dalla nascita del primo. Se saranno sempre a Wuhan? Vedremo». (riproduzione riservata)