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Azienda Agricoltura

È boom delle mele italiane in India, dopo la chiusura agli Usa

Coldiretti ha verificato che nel primo trimestre di quest'anno la guerra dei dazi ha provocato un aumento dell'export tricolore del frutto del peccato di 15 volte. È un'occasione unica per i produttori italiani anche di macchinari legati alla filiera agricola di aumentare il loro peso nel più grande mercato del mondo, insieme alla Cina. Il ruolo importante della Camera di commercio


18/06/2019 11:47

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

mele
La qualità Red Delicious, fra le più apprezzate al mondo

Piccolo ma significatio segnale per l'export italiano nella guerra dei dazi. Coldiretti ha annunciato che è in atto un boom della domanda di melle italiane in India, secondo quanto riferisce European food news, l'agenzia specializzata in notizie dal modo dell'agricoltura.

Secondo l'organizzazione dei coltivatori italiani, le esportazioni nazionali del frutto simbolo del peccato nel Paese asiatico hanno superato per la prima volta i 30 milioni di chili nel primo trimestre del 2019 con un aumento record di quindici volte rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il dato è emerso da un'analisi sui dati Istat e sembra essere il risultato dell’imposizione da parte dell’India di dazi su 28 prodotti statunitensi, tra cui mandorle e mele dopo la decisione del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump di ritirarsi dal trattato commerciale preferenziale con l'India.

«L'India è un mercato dal grande potenziale con le mele che sono il prodotto d'importazione più consumato e le regioni del sud, est e ovest del paese rappresentano un mercato in costante crescita,» ha spiegato Coldiretti, «le mele italiane di montagna più in linea con le richieste del mercato indiano sono le varietà Gala, Granny e Red Delicious che presentano le caratteristiche più adatte a sostenere un viaggio di 4 settimane mantenendo la croccantezza e il gusto che le caratterizza in tutto il mondo».

La crescita esplosiva degli ultimi mesi in India è destinata a consolidarsi, secondo Coldiretti, con le misure adottate dal Paese asiatico nei confronti degli Stati Uniti che sono il principale esportatore mondiale di mele del mondo mentre l’Italia si trova al terzo posto.

«La guerra dei dazi è un elemento distorsivo e pericoloso per il commercio mondiale che pesa duramente sulla crescita dell’economia ma nel nuovo scenario si aprono anche opportunità per il Made in italy che l’Italia deve saper cogliere,» ha concluso Coldiretti.

Opportunità tanto più importante, sia per le esportazioni di prodotti agricoli che di macchinari legati alla filiera agricola, perché l’agribusiness è una delle scommesse della nuova India, che fa leva sulla seconda superficie coltivabile al mondo, 160 milioni di ettari in 20 diverse zone agroclimatiche, che dà lavoro al 60% della popolazione in proprietà agricole, per l’85% di dimensioni piccole o micro, per un giro d’affari annuo da 42 miliardi di dollari.

«Per aiutare l’India a raggiungere gli obiettivi definiti dal governo che prevedono investimenti per 160 miliardi di dollari in agricoltura, l’Italia è un partner ideale», ha fatto sapere Claudio Maffioletti, segretario e motore operativo dell’Indo-Italian Chamber of Commerce di Mumbai, uno dei principali presidi del Sistema Italia nel subcontinente, fortemente impegnato a sostenere le imprese che operano in questo settore, sia dando assistenza per l'ingresso nel mercato, sia con contatti con operatori indiani interessati ad avviare business con l'Italia.

Lungo una filiera articolata che parte dai campi e arriva ai prodotti per la grande distribuzione o per il circuito del lusso, sono decine le imprese italiane impegnate a farsi largo, spesso con successo.

Uno dei segmenti dove la collaborazione bilaterale è più marcata, grazie allo sviluppo della tecnologia italiana, è quello della meccanica strumentale specialistica che vede in campo fornitori di macchinari agricoli o di componenti, come Carraro (trasmissioni e assali per trattori) e Maschio Gaspardo (attrezzature per il lavoro agricolo) e per il food processing, uno dei drammi dell’agricoltura indiana, costretta a scartare buona parte dei prodotti per mancanza di impianti di conservazione efficaci.


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