Le apripista potrebbero essere la società di biotecnologie BeiGene e il franchise cinese della catena di caffetterie canadese Tim Hortons, che dovrebbe quotarsi a breve negli Usa attraverso la fusione con una Spac.
BeiGene e il franchise Tim Hortons sarebbero pronte a conformarsi alla nuova legge sui tre anni di audit obbligatorio secondo le regole delle Autorità di controllo americane, per non perdere la possibilità di essere quotate sui listini Usa.
Diverse società cinesi che rischiano di essere espulse dalle Borse americane stanno escogitando come mantenere la quotazione negli Stati Uniti, mentre Pechino cerca di risolvere una situazione di stallo che dura da anni sugli audit con Washington.
Secondo quanto riferito da fonti a conoscenza dei fatti a Dow Jones Newswires, BeiGene e il franchise di Tim Hortons stanno assumendo revisori contabili con sede negli Usa come loro auditor principali, una mossa abbastanza scontata ma sicuramente efficace per evitare un rischio che sta preoccupando le circa 250 imprese cinesi attualmente quotate nelle borse americane con un capitalizzazione cumulata di circa 1.000 miliardi di dollari.
La scelta di auditor americani dovrebbe aiutarle a conformarsi allo Holding Foreign Companies Accountable Act entrato in vigore lo scorso anno, che vieta la negoziazione di titoli di società i cui revisori non possono essere ispezionati dal Public Company Accounting Oversight Board Usa per tre anni consecutivi.
Il regulator può ispezionare le società di contabilità registrate negli Stati Uniti e i loro documenti di revisione, che registrano dati e le altre informazioni che i contabili hanno utilizzato per valutare le prestazioni finanziarie dei loro clienti. Una società può avere più di un revisore dei conti, ma il revisore principale svolge la maggior parte del lavoro, si assume la responsabilità del lavoro di altri revisori e firma il bilancio.
In definitiva spetterà poi alle autorità di regolamentazione statunitensi decidere se questi accordi saranno sufficienti per impedire il delisting delle società cinesi.
Il conto alla rovescia di tre anni per il delisting è iniziato con la presentazione dei rapporti annuali del 2021, per questo Pechino sta valutando la possibilità di fare più concessioni a Washington dopo un'impasse durata quasi un decennio sugli audit delle società cinesi quotate negli Stati Uniti.
Finora, la Securities and Exchange Commission ha identificato 11 società, tra cui BeiGene e un'altra biotech, Zai Lab, come non conformi, con la conseguenza di provocare pressioni ribassiste sui prezzi delle azioni delle altre numerose società cinesi quotate all'estero.
Nei giorni scorsi i titoli delle aziende dell'hi-tech cinese quotati a Hong Kong sono stati scambiati in forte ribasso, dopo che la Consob statunitense aveva avvertito che alcune aziende rischiavano il delisting dalle Borse statunitensi.
Venerdì scorso, il titolo di Baidu, il maggiore motore di ricerca cinese, è sceso fino all'8,8% a metà seduta, per chiudere con un calo dell'8% delle sue American Depositary Shares sul Nasdaq.
Assieme alla piattaforma di streaming iQIYI e alla società di social media Weibo, Baidu è stata inserita questa settimana nella lista provvisoria della Sec di società straniere che rischiano l'estromissione dai listini degli Stati Uniti nel caso in cui non mostrino i libri contabili degli ultimi tre anni alle autorità statunitensi.
Altri colossi quotati a Hong Kong finiti sotto pressione sono Alibaba, Meituan, JD.com e Bilibili. Queste aziende non compaiono nell'elenco della Sec, ma molti analisti ritengono che potrebbero essere aggiunte in un secondo momento nel caso in cui Usa e Cina non trovassero un compromesso. (riproduzione riservata)