La finanza internazionale guarda con crescente interesse ai green bond, le cosiddette obbligazioni verdi, titoli emessi da governi, istituzioni finanziarie e gruppi pubblici e privati per finanziare investimenti in opere e prodotti ad alta valenza ambientale.
La seconda novitàè che la Cina, in un mercato che ha raggiunto quota 521 miliardi di titoli in circolazione, punta a raggiungere e superare gli Stati Uniti nella classifica dei principali emittenti.
Intanto al giro di boa di metà anno, ormai prossimo, le emissioni 2019 di titoli verdi hanno raggiunto quota 90, un controvalore record, e per il secondo semestre si attendono volumi ancora più elevati, con i green bond sovrani, cioè emessi da stati, e bancari a tirare la volata.
Le previsioni, già alte, degli analisti per fine 2019 sono schizzate a 250 miliardi di dollari, polverizzando ogni stima precedente. Se poi si aggiungono gli altri strumenti finanziari sostenibili (Sdg bonds, Esg e bond sociali), l’asticella schizza addirittura a 300 miliardi di dollari.
A registrare il boom è Cbi (Climate bond initiatives), l’organizzazione di riferimento del settore, che ha appena completato il rapporto sul 2018 con l’outlook per tutto il 2019.
l dati più interessanti riguardano la ripartizione geografica degli emittenti: la Cina, col 18% grazie a un controvalore di 31 miliardi di dollari, è ormai a un passo dagli Stati Uniti, col 20% (34,2 miliardi di dollari). In Europa guidano la classifica 3 Paesi: Francia (8%), Germania (5%) e Olanda (4%). L’Italia è al 16° posto in classifica generale, e al nono tra i Paesi europei, dopo Irlanda e Norvegia. Per volume di obbligazioni, Sul podio si piazza al primo posto Fannie Mae, con ben 20,1 miliardi di dollari, seguito a parecchie lunghezze di distanza da Industrial Bank of China (9.6 miliardi di dollari) e la Repubblica di Francia, col green bond sovrano da 6 miliardi di dollari.
Dal 2007, anno delle prime emissioni verdi, i green bond in circolazione hanno raggiunto quota 521 miliardi di dollari, cifra occupata per oltre il 20% dagli Stati Uniti (118,6 miliardi di dollari). La Cina, per essere entrata sul mercato con parecchi anni di distanza, ha messo insieme già 77,5 miliardi di dollari.
Medaglia di bronzo alla Francia con 56,7 miliardi di dollari. Le previsioni per la seconda metà del 2019 vedono un’ulteriore crescita spinta anche dalle sempre più vantaggiose condizioni fiscali riconosciute agli emittenti sostenibili. Climate Bond Initiatives scommette su un boom delle obbligazioni verdi in Giappone, col debutto delle agenzie governative.
Occhi puntati anche sulla Cina, che dovrebbe ulteriormente ridurre le distanze dagli Stati Uniti, perchè ben 47 emittenti, tutti del settore pubblico, sono già ai nastri di partenza con un potenziale di ben 125 miliardi di dollari. Anche per la seconda metà dell’anno in corso si attendono sul mercato l’immancabile Fannie Mae, la Banca europea degli investimenti, la Banca Mondiale, e il gruppo pubblico svedese Vasakronan.
La prassi è che gli emittenti abituali confermino anno dopo anno la loro strategia finanziaria sostenibile, tanto che il 63% del mercato è detenuto dagli stessi gruppi degli anni precedenti. In pista anche le ferrovie russe, al debutto nei green bond, mentre in Italia si aspetta una nuova emissione dal gruppo Fs: i proventi dei primi bond hanno finanziato l’acquisto di treni alta velocità con certificazione di impatto ambientale, e copriranno anche i nuovi treni regionali Rock e Pop.
Intanto maggio si è chiuso con emissioni verdi certificate Cbi per 23,8 miliardi di dollari. Giugno è fermo per ora a 2,6 miliardi di dollari, ma i dati non sono ancora stati aggiornati