La normalizzazione dei rapporti tra Cina e Stati Uniti richiederà ancora del tempo che Pechino utilizzerà per rafforzare le relazioni con altri Paesi. “Per l’Italia questo è il momento adatto per ampliare i propri rapporti internazionali”, spiega Derrick Sun di Icbc, all’antivigilia della visita a Roma del presidente cinese Xi Jinping, al termine della quale dovrebbe essere firmato un memorandum d’intesa per la collaborazione lungo la nuova Via della Seta. Italia e Cina, ha sottolineato a margine di un incontro organizzato in collaborazione con WisdomTree la scorsa settimana a Milano, “potrebbero trarre beneficio dal rafforzamento del loro legame e dal sostegno italiano alla Belt Road Initiative”.
Per il Portfolio Manger di Icbc, la questione dell’appoggio politico italiano alla Belt & Road “può essere analizzata anche alla luce dello scontro commerciale tra le prime due economie al mondo. Ritengo che un accordo tra Washington e Pechino sarà concluso entro quest'anno, ma potrebbe essere rinviato al secondo trimestre: dal lato cinese, è necessario più tempo per preparare tutti i punti di discussione e per intraprendere alcune azioni per essere certi della reale volontà statunitense; allo stesso tempo, da parte americana, il presidente Donald Trump è più interessato alle prossime elezioni: più tardi verrà concluso un accordo - in modo che sia più vicino alla tornata elettorale - meglio sarà, perché esso potrebbe essere usato come leva con l'opinione pubblica per cercare di ottenere un secondo mandato. La Cina deve anche riflettere su cosa potrebbe significare l'esito delle elezioni negli Stati Uniti: vincitori diversi implicano strategie diverse. Possiamo quindi dire che più tardi l'intesa arriva, meglio è, per entrambe le parti”.
Sun getta acqua sul fuoco dei timori di catastrofi sui mercati in assenza di un’intesa tra le prime due economia al mondo. “Ritengo che le possibilità siano molto limitate: prima di tutto, sia la Cina che gli Stati Uniti trarrebbero beneficio da una soluzione positiva perché, in caso di una vera e propria guerra commerciale, entrambi i paesi ne subirebbero le conseguenze; il secondo fattore è che con l’avvicinarsi delle elezioni, risulta evidente come Trump non sia riuscito a sfruttare la migliore opportunità di popolarità che gli si sia presentata, ossia la conclusione di un accordo con la Corea del Nord. Non può quindi permettersi di non raggiungerne uno con la Cina, pena essere visto come un Presidente "perdente". Queste ragioni mi rendono abbastanza fiducioso che una qualche forma di intesa verrà raggiunta”.
Dal lato cinese l’ultima Assemblea nazionale ha fatto aperture su lato dell’accesso al mercato: saranno istituite agenzie per monitorare da vicino e far rispettare le attività intellettuali e la protezione della proprietà intellettuale e, per quanto riguarda l'industria automobilistica, il governo cinese ha già concesso a Tesla la possibilità di aprire uno stabilimento interamente di proprietà a Shanghai. “Tutte queste azioni dimostrano l'impegno e la sincerità cinese”, sottolinea Sun