MENU
Azienda Finanza

La banca centrale cinese mantiene invariati i tassi di interesse

Gli analisti avevano previsto che dopo il taglio di mezzo punto da parte della Fed americana anche Pechino avrebbe approfittato per cercare di invertire la rotta nel settore immobiliare. Invece il governo pensa di intervenire con altri mezzi, tra cui l'apertura del settore immobiliare a investitori privati esteri


20/09/2024 17:16

di Riccardo Stucchi - Class Editori

settimanale
Pan Gongsheng, governatore della banca centrale cinese, Pboc

La People's Bank of China (PBoC) ha inaspettatamente mantenuto invariati i principali tassi di riferimento sui prestiti (Lpr).
L'Lpr a un anno è stato mantenuto al 3,35% e quello a cinque anni al 3,85%. L'Lpr a un anno riguarda i prestiti alle imprese e alla maggior parte delle famiglie in Cina, mentre quello a cinque anni funge da parametro di riferimento per i tassi ipotecari. La decisione arriva dopo il taglio di 10 punti base di luglio.

Gli analisti interpellati da Reuters si aspettavano un taglio, dato che la decisione della Federal Reserve di mercoledì aveva dato più spazio a Pechino per abbassare i costi di prestito interni senza provocare un forte calo dello yuan.

Il taglio dei tassi negli Stati Uniti ha permesso alla Cina di ottenere una maggiore flessibilità monetaria per concentrarsi sull'alleggerimento dell'onere del debito dei consumatori e delle imprese, nel tentativo di sostenere gli investimenti e la spesa.

Il taglio di luglio aveva sorpreso i mercati, in quell'occasione la PBoC aveva ridotto i principali tassi di prestito a breve e a lungo termine con l'obiettivo di rilanciare la crescita economica. Il Paese è ormai da tempo alle prese con una prolungata crisi immobiliare e con l'indebolimento del sentimento dei consumatori e delle imprese.

Ad agosto, le vendite al dettaglio, la produzione industriale e gli investimenti urbani sono cresciuti più lentamente del previsto. Il tasso di disoccupazione nelle città è salito a un massimo di sei mesi, mentre i prezzi delle case su base annua sono scesi al ritmo più veloce degli ultimi nove anni. I dati economici deludenti hanno posto sotto i riflettori lo scarso slancio dell'economia e hanno spinto il governo ad adottare ulteriori misure di stimolo fiscale e monetario.

Fra queste Pechino starebbe valutando la rimozione di alcune delle maggiori restrizioni sugli acquisti di case dopo che le precedenti misure non sono riuscite a rilanciare un mercato immobiliare in profonda crisi da quando il governo ha deciso, anni fa, di limitare i prestiti bancari ai gruppi immobiliari troppo indebitati.

Gli enti regolatori stanno lavorando a una proposta che consentirebbe alle megalopoli come Shanghai e Pechino di allentare le restrizioni per gli acquirenti non locali, ovvero coloro che non hanno un permesso di residenza, il cosiddetto Hukou per quella località. È una barriera che molte città più piccole hanno già rimosso. Il governo potrebbe anche porre fine alle distinzioni tra acquisti di prima e seconda casa, aprendo la strada ad acconti più ridotti e tassi sui mutui più bassi sulle seconde residenze.

Tuttavia, l'allentamento delle politiche monetarie e la riduzione dei tassi di interesse non saranno probabilmente sufficienti a risollevare le sorti dell'economia almeno nel breve termine, secondo diversi esperti intervistati dalla Cnbc. «Il problema della Cina non è l'offerta, ma la domanda», spiega Brendan Ahern, chief investment officer di KraneShares, sottolineando che è necessario un maggiore sostegno fiscale per aumentare la fiducia dei consumatori e i prezzi degli immobili. «Possono tagliare i tassi fino a zero e non necessariamente accelereranno la ripresa del mercato immobiliare», ha aggiunto Peter Boockvar, chief investment officer di Bleakley Financial Group.

La debolezza dei consumi nel mercato cinese ha ricevuto oggi un'ulteriore conferma dalla voce di uno dei maggiori ceo tedeschi, il numero uno di Mercedes Benz, Ola Kaellenius. «Il ritocco delle previsioni al ribasso è stato innescato da un ulteriore deterioramento dell'ambiente macroeconomico, principalmente in Cina. La crescita del Pil in Cina ha perso ulteriore slancio a causa dei consumi più deboli e della continua flessione del settore immobiliare. Ciò ha influenzato il volume complessivo delle vendite in Cina, comprese le vendite nel segmento Top-End», ha commentato il manager, annunciando il forte calo di vendite e profitti. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi