MENU
Azienda Finanza

Pimco, l'economia privata resterà un caposaldo della Cina

Secondo il principale gestore di fondi obbligazionari (2,2 triliardi di dollari in gestione) i provvedimenti restrittivi di alcune attività nella tecnologia, nell'istruzione, e in altri settori mirano ad affrontare problemi concreti a vantaggio del ceto medio e non a indebolire la componente privata dell'economia


14/10/2021 17:37

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Stephen Chang, portfolio manager Asia di Pimco

Guardando alla recente raffica di provvedimenti restrittivi varati dal governo cinese, che ha fatto tremare i mercati finanziari e promette una certa dose di volatilità anche nei prossimi mesi, si potrebbe dire che non tutto il male viene per nuocere. Sono di questo avviso Carol Liao, China Economist e Stephen Chang, Portfolio Manager Asia di Pimco, il più importante gestore mondiale di fondi obbligazionari, con asset in gestione per 2,2 triliardi di dollari, al 30 giugno scorso, americano, ma controllato dal gruppo tedesco Allianz.

Secondo i due analisti il giro di vite deciso dal governo di Pechino - su settori che spaziano dalla tecnologia alla finanza, alla chirurgia estetica all’insegnamento privato - potrebbe portare un guadagno nel lungo periodo, se ben implementato.

Le preoccupazioni per l'efficienza economica e l'indebolimento del settore privato potrebbero essere invece eccessive per diverse ragioni, sostengono i gestori. Tanto per cominciare, argomentano gli esperti, la “prosperità comune” perseguita dal governo cinese non significa uguaglianza assoluta, ma crescita inclusiva, cioè una distribuzione del reddito più "a forma di oliva", guardando al ceto medio, ed è in questa direzione che vanno le nuove norme.

“Per esempio, il giro di vite sulle ripetizioni private è integrato da un aumento delle risorse per le scuole pubbliche e da servizi di assistenza all'infanzia a basso costo, di cui potrebbero beneficiare le famiglie a basso reddito e i genitori che lavorano”, spiegano Liao e Chang.

In secondo luogo, le normative più stringenti riguardano anche il settore pubblico: la Cina ha intensificato i controlli per contenere il debito dei governi locali e limitato lo stipendio dei dirigenti pubblici. Parallelamente, il governo ha «riaffermato l'importanza dell'economia privata, che costituisce più del 50% delle entrate fiscali totali, il 60% del pil, il 70% dell'innovazione tecnologica cinese, l'80% dell'occupazione urbana e il 90% delle imprese».

Infine, «la maggior parte dei recenti cambiamenti politici in Cina è coerente con le tendenze globali», osservano i gestori: «essi includono il rafforzamento delle norme antitrust, il miglioramento della protezione dei dati, la riduzione della disuguaglianza di reddito e il miglioramento della mobilità delle classi sociali, sullo sfondo di uno sviluppo tecnologico esplosivo e l'aumento del populismo e del protezionismo in tutti i continenti. La Cina sta tentando di trovare una soluzione a queste sfide».

Dal punto di vista degli investitori, concludono gli analisti, «le azioni normative potrebbero pesare sulla ripresa nel breve periodo, ma un adeguato sostegno monetario e fiscale e una domanda esterna resiliente potrebbero mantenere la crescita intorno all'8% per il 2021».

Inoltre, mentre la spinta per la prosperità comune ha intensificato l'incertezza in alcuni settori, «crediamo che le opportunità emergeranno in altri ambiti, come l'energia verde e la tecnologia solida (semiconduttori, aerospaziale e biotecnologia)».

Nel lungo periodo probabilmente, gli investitori beneficeranno di un ambiente commerciale adeguatamente regolamentato, di un sistema meno vulnerabile di un percorso di crescita più sostenibile. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi