Entro il 2035 Shenzhen dovrà diventare la città più importante del Sud della Cina e “un’eccellenza tecnologica avanzata” a livello globale. Il piano in 19 punti per lo sviluppo della metropoli nel Guagdong è stato spiegato nel dettaglio dal Consiglio di Stato, l’esecutivo cinese.
La direttiva per fare della città "una dimostrazione pilota del socialismo con caratteristiche cinesi" fa riferimento al ruolo di avanguardia tecnologica della metropoli, già una delle zone economiche speciali nella quale nel corso degli anni Ottanta fu sperimentato il percorso di apertura economica della Repubblica popolare.
Il progetto prevede pertanto anche “cambiamenti politici”, sempre sotto la guida del Partito comunista. Il fulcro della direttiva è nella predisposizione di un pacchetto di regolamenti e norme che renderanno appetibile per le imprese spostare filiali e sedi regionali nell’ex villaggio d pescatori, oggi quartier generale di colossi tecnologici quali Tencent o Huawei e che il governo intende far diventare un punto di riferimento per la competitività, l’innovazione e la tutela dell’ambiente
Pechino sosterrà la metropoli nella realizzazione di piattaforme innovative nel campo del 5G, dell’intelligenza artificiale, del cyberspazio e della tecnologie biomediche. La città, già sede del listino tecnologico della Cina, diventerà quindi un hub dell'innovazione e della sostenibilità, nonché della finanza, come dimostrano i progetti pilota sulla gestione trasfrontaliera della valuta in corso nell'area di libero scambio di Qianhai
Shenzhen, nelle intenzioni del governo, diventerà il fulcro della Great Bay area. Il progetto prevede infatti una maggiore integrazione con Hong Kong e Macao, oltre che con altre otto città della provincia, considerata il polmone economico della Repubblica popolare, quali Dongguan e Huizhou.
La tempistica dell’annuncio nasconde anche una forma di pressione verso le proteste in corso da giugno a Hong Kong. Facendo del metropoli un’area aperta al mondo, dove attrarre quotate, incentivate a trasferirsi dall’ex territorio britannico, rischia di venire meno anche il ruolo finora ricoperto dal “porto profumato” di ponte economico-finanziario con la Cina. (riproduzione riservata)