MENU
Azienda Finanza

Timori dei mercati per gli scossoni borsistici del Dragone

La frenata di Hong Kong e Shanghai ha iniziato a preoccupare l'Europa e Wall Street. Al centro una stretta normativa che va dal tech agli immobili. Il tema dell'esodo degli investitori occidentali


28/07/2021 11:28

di Elena Dal Maso - Class Editori

Cina

Lunedì è arrivato il primo scossone in Asia, con i listini cinesi in preda alle vendite. I mercati hanno cominciato a chiedersi se la Cina possa creare un effetto contagio. Questo perché il governo centrale continua nella sua stretta normativa in diversi ambiti, che vanno dai giganti tech, al settore dell'educazione fino a quello immobiliare, decisioni che iniziano a spaventare gli investitori esteri.

I titoli dei siti americani di finanza erano un fiorire di domande su quanto potrebbe costare alle tasche degli investitori Usa la stretta regolatoria in Cina che per ora ha un vincitore, lo yen, salito solo ieri dello 0,67% a 109,65, la classica valuta rifugio nei momenti di crisi. Bloomberg parlava di esodo degli investitori dal Paese, Marketwatch (gruppo Wall Street Journal) stava analizzando chi ha in portafoglio i titoli di società cinesi quotate negli Usa o in Asia, mentre l'agenzia Reuters ha scritto che i mercati azionari cinesi hanno subito deflussi per 600 milioni di dollari ieri dopo aver perso la bellezza di 2 miliardi il giorno prima, secondo i calcoli effettuati dall'Institute of International Finance (IIF). «Si tratta di cifre completamente diverse rispetto alla prima metà del 2021, quando gli afflussi mensili degli investitori erano in media di 5,8 miliardi», ha spiegato Jonathan Fortun Vargas, economista in forza all'IIF. «Questo è probabilmente dovuto alle novità in campo normativo introdotte da Pechino nel corso degli ultimi giorni».

Nello specifico, il governo centrale venerdì ha annunciato che tutte le istituzioni in Cina che offrono tutoring privato agli studenti (un mercato stimato in 120 miliardi di dollari l'anno) saranno registrate come organizzazioni senza scopo di lucro. Nel frattempo, l'autorità di regolamentazione del mercato ha dichiarato che escluderà il colosso Tencent dagli accordi esclusivi sul copyright della musica e ha multato il gruppo per pratiche di mercato sleali. Ieri, invece, la Banca centrale cinese ha ordinato agli istituti di credito di aumentare il tasso dei mutui ipotecari per gli acquirenti di prime case dal 4,65 al 5% e per le seconde abitazioni dal 5,25% al 5,7%. Un modo per tenere sotto controllo una possibile bolla immobiliare. Perché tutto questo può essere un problema? Perché inizia a mancare la certezza sull'investimento in un mercato, la Cina, che si contende con gli Usa il primato mondiale, inoltre colossi come Tencent, ma prima Didi e prima ancora Ant (una mega ipo fallita) hanno come investitori i maggiori fondi comuni ed Etf occidentali. Didi ha perso, dalla quotazione, quasi il 50% dopo che Pechino ha imposto alla matricola da 36 miliardi di dollari di togliere l'app dagli store cinesi per motivi di privacy. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi