Il volume degli scambi mondiali di merci rischia di andare incontro a contrazione dello 0,2% nel 2025, quasi tre punti percentuali in meno rispetto a quanto sarebbe stato senza la guerra dei dazi lanciata dal presidente Usa, Donald Trump. È quanto emerge dall'ultimo 'Global Trade Outlook and Statistics' pubblicato oggi dall'Organizzazione mondiale del Commercio, che sottolinea come la stima sia correlata "al attuale contesto dei dazi al 14 aprile 2025".
Secondo la Wto, infatti, sussistono gravi rischi al ribasso, che sono perlopiù legati all'applicazione delle "tariffe reciproche", che potrebbero portare a un calo fino all'1,5% nel commercio globale di beni e danneggiare i Paesi meno sviluppati orientati all'export, le cui economie sono particolarmente sensibili agli shock economici esterni. A scontare più di tutti la contrazione dei volumi sarà però il Nord America, dove la Wto stima un calo delle esportazioni del 12,6% per quest'anno. L'Europa e l'Asia, al contrario, continueranno a registrare una crescita modesta secondo l'analisi.
Anche il commercio di servizi non ne uscirà indenne, secondo la Wto, benché non direttamente soggetto a tariffe. La stima per quest'area è di una crescita del 4% nel 2025, circa un punto percentuale in meno rispetto alle stime, seguita da un +4,1% nel 2026 (nel 2024, l'incremento era stato del 6,8%).
«Sono profondamente preoccupato per l'incertezza derivante dalla politica commerciale, considerando anche lo stallo tra Stati Uniti e Cina», afferma in una nota Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale della Wto. «La recente de-escalation delle tensioni tariffarie ha temporaneamente alleviato parte della pressione sul commercio globale. Tuttavia, la persistente incertezza minaccia di frenare la crescita globale, con gravi conseguenze negative per il mondo, in particolare per le economie più vulnerabili».
Pur prevedendo una potenziale ripresa dei volumi nel 2026, con un incremento attualmente stimato del 2,5%, l'organizzazione avverte che un ciclo di reazioni tariffarie reciproche potrebbe portare a un aumento del costo della vita. «Le misure di ritorsione in risposta a politiche commerciali restrittive, come i dazi su materiali specifici e difficili da sostituire o su beni intermedi, potrebbero avere un impatto sproporzionato sull'inflazione, o almeno sulle aspettative di inflazione», si legge nel report. (riproduzione riservata)