Il conflitto commerciale tra Cina e Stati Uniti si è' ufficialmente esteso al campo valutario. Il Tesoro Usa ha formalmente accusato Pechino di manipolare i cambi a proprio vantaggio, ma al contempo la banca centrale cinese oggi ha frenato la flessione dello yuan. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha designato la Cina come "manipolatore valutario" dopo che la banca centrale di Pechino ha lasciato deprezzare lo yuan nei confronti del dollaro oltre quota 7 per la prima volta da oltre dieci anni.
La mossa della PBoC è stata letta da più parti come una brusca intensificazione del conflitto commerciale, e ha portato il cambio dollaro-yuan a salire fino a un massimo dell'1,9% sul mercato offshore a 7,1087. Il governatore della Banca centrale cinese ha, comunque, chiarito, secondo quanto ha riportato l'agenzia Reuters, che lo scivolone che ha portato la divisa cinese a rompere il livello di 7 yuan per dollaro per la prima volta in 11 anni non è il primo passo di una svalutazione competitiva del renminbi. Per Yi Gang, Pechino non userà il cambio come arma per combattere fattori esterni di turbativa, come la disputa commerciale con gli Stati Uniti. Dopo l'indebolimento registrato nelle ultime sedute, lo yuan ora, secondo la Banca centrale cinese, è a un livello adeguato e la banca centrale si è impegnata a tenere la divisa sostanzialmente stabile a un livello bilanciato e ragionevole.
Certo che "ci avviamo a un inizio di agosto molto deludente e la domanda è se l'improvviso sell-off della scorsa settimana sia un caso isolato o l'inizio di un calo molto più significativo", ha previsto Michael Hewson di Cmc Markets, ritenendo che "si prospetti un'estate poco favorevole per l'azionario".
A rafforzare i timori degli investitori anche i primi segnali di un indebolimento del settore dei servizi dell'Eurozona. "Il settore dei servizi dell'Eurozona ha continuato a sostenere l'espansione dell'economia della zona euro all'inizio del terzo trimestre, ma ci sono segnali che l'entità della crisi manifatturiera stia cominciando a essere sovrastante", ha avvertito Chris Williamson, Chief Business Economist di Ihs Markit. L'indice Pmi finale relativo al settore dei servizi a luglio nell'Eurozona si è attestato a 53,2 punti, in calo rispetto ai 53,6 del mese precedente e marginalmente al di sotto del preliminare e del consenso a 53,3.
"Si va verso un inasprimento della guerra dei dazi, e la prospettiva di un rinnovo delle tensioni tra Cina e Usa non aiuterà la fragile previsione per la crescita mondiale", ha detto all'agenzia Reuters l'analista di Pvm Oil Associates, Stephen Brennock. Uno yuan più debole si tradurrebbe per la Cina in un aumento dei costi delle importazioni di petrolio, valutate in dollari, in Cina, il maggior importatore di petrolio al mondo.
Per via dell'inasprimento delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina si registrano anche nuovi minimi per i rendimenti obbligazionari dell'Eurozona, e del Bund in particolare, con gli investitori che si stanno rifugiando negli asset sicuri in un contesto di avversione al rischio sui mercati. Il tasso di finanziamento del decennale tedesco è precipitato fino a -0,51%. Poco mosso lo spread Btp/Bund a 203,5 punti base.(riproduzione riservata)