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Gli Usa revocano la licenza di operare a China Telecom

Timori per la sicurezza nazionale, è la motivazione ufficiale della Federal Communications Commission statunitense nei confronti del più grande operatore di telecomunicazioni della Cina e del mondo, per numero di abbonati, che negli Usa vende servizi di telefonia mobile a imprese e famiglie


27/10/2021 13:42

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Nuova mossa degli Stati Uniti nell'escalation del confronto con la Cina: la Federal Communications Commission statunitense ha revocato la licenza di operare a China Telecom, il più grande operatore di telecomunicazioni della Cina, citando timori per la sicurezza nazionale.

Il regulator statunitense ha spiegato che il provvedimento è legato al fatto che la società cinese è "soggetta a sfruttamento, influenza e controllo da parte del governo cinese". La decisione segue le raccomandazioni degli enti dell'esecutivo dell'amministrazione Trump e concretizza l'obiettivo del governo americano di rimuovere i collegamenti cinesi all'infrastruttura di telecomunicazioni degli Stati Uniti, come è accaduto con Huawei.

China Telecom non ha rilasciato dichiarazioni. In precedenza, aveva negato le accuse secondo cui le sue operazioni rappresentano un rischio per la sicurezza, impegnandosi a collaborare con le autorità statunitensi.

La società è il più grande operatore di telecomunicazioni statale al mondo per numero di abbonati. Negli Stati Uniti vende servizi mobili a società statunitensi e clienti al dettaglio.

Lo scorso maggio, insieme alle rivali China Mobile e China Unicom (Hong Kong) aveva perso i ricorsi contro il delisting dalla Borsa di New York, che si è conformata con la lista nera degli investimenti per le societa' statunitensi introdotta dall'amministrazione Trump.

L'amministrazione Biden si è impegnata a mantenere una linea dura nei confronti della Cina, riprendendo all'inizio del mese le trattative bilaterali sulla politica commerciale, mentre le due nazioni si preparano al vertice virtuale tra il presidente Biden e il presidente cinese Xi Jinping, che potrebbe avvenire prima della fine dell'anno.

I funzionari del governo statunitense nutrivano da tempo timori sulle operazioni delle società di telecomunicazioni cinesi, accusate di sfruttare le reti per spiare o sorvegliare le attività di aziende e governi esteri.

Il caso più eclatante è stato quello di Huawei, le cui operazioni nel ramo 5G sono state ostacolate in tutti i modi da Washington, portando la Fcc a fare pressioni sui piccoli vettori di rete locali che sfruttavano le apparecchiature della società cinese a sostituirle con attrezzature prodotte dalle rivali occidentali. Gli Stati Uniti hanno avanzato anche delle accuse penali nei confronti di Huawei, sostenendo che avesse rubato tecnologia agli Stati Uniti e violato le sanzioni contro l'Iran.

I membri del Congresso statunitense di entrambi i partiti hanno chiesto all'amministrazione Biden di mantenere una posizione dura sulla Cina nonostante l'accordo commerciale.

All'inizio di questa settimana, i repubblicani al Congresso hanno inviato una lettera al segretario al commercio Gina Raimondo sollecitando una serie di azioni, inclusi controlli più severi sull'esportazione di tecnologia statunitense in Cina.

Il governo Usa, nel frattempo, ha mostrato una certa volontà di consentire le esportazioni di chip ad alcune aziende nella lista nera dei commerci, una pratica che una parte dei membri del Congresso stanno, al contrario, cercando di tenere a freno.

La scorsa settimana, il rappresentante repubblicano del Texas Michael McCaul ha rilasciato dei dati che mostrano che il Dipartimento del Commercio ha approvato più di 100 miliardi di dollari di licenze di esportazione a Huawei e a Semiconductor Manufacturing International Corp, il più grande produttore cinese di chip. (riproduzione riservata)


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