Lee Jae-Yong, leader de facto di Samsung, tornerà in prigione a seguito di una sentenza della Corte d'Appello sudcoreana che lo ha condannato a una pena detentiva di 2 anni e mezzo con l'accusa di corruzione nell'ambito del grosso scandalo che ha coinvolto l'ex presidente della Corea del Sud. Lee, 52 anni e nipote del fondatore di Samsung, era uscito di prigione nel 2018 dopo che il tribunale aveva sospeso la sua condanna iniziale di cinque anni tramite la concessione della libertà condizionale.
Nel 2019, la Corte Suprema del Paese ha ordinato un nuovo processo che ha portato al verdetto di oggi. Indossando una cravatta scura e la mascherina in tribunale, Lee è stato arrestato subito dopo il verdetto. Il dirigente ha la facoltà di presentare ricorso alla Corte Suprema della nazione, anche se, secondo gli esperti della legge del paese, è improbabile ribaltare la nuova sentenza. Il portavoce di Samsung Electronics ha rifiutato di commentare.
L'assenza di Lee lascerà Samsung senza una guida al timone per la seconda volta in quattro anni, in un momento in cui il gigante tecnologico cerca di trovare una via d'uscita alla pandemia di Covid-19. Jay Y. Lee aveva assunto le redini di Samsung da quando suo padre era stato reso invalido da un ictus nel 2014 e ci si aspettava che assumesse formalmente la presidenza della società dopo la sua morte avvenuta a ottobre.
Il caso a cui fa riferimento la condanna di Lee riguarda la corruzione dell'ex presidente sudcoreana Park Geun-hye e di una sua confidente nell'ambito di una fusione del 2015 tra due affiliate di Samsung che richiedeva il sostegno di un fondo pensionistico gestito dal governo. Nel 2017, Lee è stato accusato di aver versato tangenti per 30 miliardi di won sudcoreani, ovvero circa 27 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)