Entro il prossimo 27 luglio, Cassa Depositi e Prestiti avvierà il percorso che la porterà ad acquisire il 51% di Autostrade. Dopo quasi due anni si sta chiudendo la complicata situazione di Atlantia in seguito al crollo del Ponte Morandi a Genova. Al termine di una riunione durata sei ore, il governo ha trovato il compromesso che porterà alla nazionalizzazione della società autostradale e all'estromissione graduale di Atlantia senza procedere tuttavia alla revoca della concessione.
Come recita il comunicato del governo, con l’accordo trovato all’alba del 15 luglio 2020, 23 mesi dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, si dà il via alla "procedura di transazione" e si blocca quella di revoca, "fermo restando che la rinuncia alla revoca potrà avvenire solo in caso di completamento dell’accordo transattivo". I Benetton fino ad ora controllavano l’88% di Aspi attraverso Atlantia (in mano per il 30% a Edizione, la holding di famiglia).
La cessione diretta di azioni Aspi andrà a investitori istituzionali di gradimento di Cdp. Tra questi potrebbe confermarsi il ruolo del Silk Road Fund. Il fondo istituito nel 2014 per sostenere progetti lungo la Belt and Road Initiative è azionista al 5% di Autostrade, assieme a un ulteriore 6,94% in mano al colosso assicurativo Allianz. Il destino della concessione è stato fin da subito uno dei nodi da chiarire con gli investitori cinese. La dirigenza comunista non apprezza l’incertezza e l’instabilità, tanto meno lo fanno gli investitori, che si trovano a gestire fondi pubblici.
Un primo approccio ci fu già nelle settimane successive alla tragedia genovese, con la visita dell'allora ministro dell'Economia, Giovanni Tria, in Cina alla fine di agosto 2018. Nelle ultime settimane si è anche parlato di chiarimenti richiesti il fondo governativo all’ambasciatore italiano a Pechino. Circostanza smentita dalla rappresentanza nella capitale cinese.
"Con riferimento a quanto riportato da alcuni organi di informazione, relativamente a "spiegazioni" richieste dal fondo governativo cinese Silk Road Fund all'Ambasciatore d'Italia a Pechino, Luca Ferrari, in merito alle decisioni del Governo italiano sul futuro di Aspi, si informa che la notizia è assolutamente priva di fondamento e che l'Ambasciatore non è stato oggetto di alcuna convocazione da parte cinese", recita una nota.
Secondo quanto ricostruito da MF-Milano Finanza nei mesi scorsi, comunque, sia Silk Road sia Allianz avrebbero una qualche forma di paracadute contrattuale nel caso in cui la concessione perdesse di valore, o peggio venisse caducata, come rischia di avvenire dopo gli ultimi sviluppi delle indagini seguite al crollo del Ponte Morandi.
Il quadro sembra ora essersi stabilizzato. Nel capitale di Aspi entrerà Cassa Depositi e Prestiti, mentre la holding dei Benetton scenderà prima al 10-12%, per poi uscire definitivamente in concomitanza con la quotazione a Piazza Affari, come anticipato da MF Milano Finanza. È stata la stessa Atlantia a risolvere il blocco delle trattative negli ultimi giorni presentando una proposta finale che, con l'accoglimento di tutte le condizioni dettate da buona parte delle componenti di governo, consente di evitare la procedura di revoca della concessione.
Con la successiva quotazione in Borsa, Atlantia uscirà del tutto dal capitale e Autostrade per l'Italia diventerà una public company. L'operazione dovrebbe avvenire nel giro di circa un anno. Quando al gradimento di Silk Road in casa Cdp, la spa del Tesoro guidata da Fabrizio Palermio ha da tempo un rapporto privilegiato con la Cina. Non soltanto in Cdp Reti, la holding che ha in pancia il controllo di Snam e Terna, siede con il 35% il colosso State Grid of China. Con lo Stesso Silk Road Fund la Cassa ha siglato un memorandum d'intesa per la collaborazione in Paesi terzi, nell'ambito di progetti legati alla Belt and Road Initiative. Come dire il feeling c'è. (riproduzione riservata)