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Aquafil con Itochu produrrà nylon riciclato in Giappone

La multinazionale trentina, campione di economia circolare, ha firmato un mou con il gruppo giapponese, primo trader al mondo di polimeri, per dare vita a processi industriali a zero emissioni, migliorando il tasso di riciclaggio dei prodotti petrolchimici. Aquafil, titolare del marchio Econyl, produce già in Cina e Thailandia per la trasformazione delle fibre sintetiche


12/02/2021 11:13

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Giulio Bonazzi, fondatore e ceo di Aquafil

Aquafil, il gruppo trentino specializzato in economia circolare e rigenerazione di rifiuti, ha annunciato la definizione di un memorandum of understanding con la giapponese Itochu per una partnership che permettere di espandere in quel mercato la produzione di nylon circolare, che va dal recupero allo sviluppo e alla vendita di prodotti nylon a marchio Econyl, tecnologia proprietaria dell'azienda che permette di trasformare scarti di nylon, di solito difficilmente riciclabile, in caprolattame, la materia prima da cui si ottiene il tessuto.

L'alleanza, che era stata anticipata a Milano Finanza lo scorso novembre in occasione del forum Belt & Road dallo stesso fondatore e ceo dell'azienda, Giulio Bonazzi, indica come, da un punto di vista Esg, Aquafil possa essere un partner ideale per molte aziende.  Secondo gli analisti, dopo il deal con Itochu, l'azienda trentina aumenterà la quota Econyl sul fatturato, che attualmente è al 38%, grazie al procurement di rifiuto per le lavorazioni e alla catena del valore dei nipponici. 

Secondo gli analisti, la mossa dovrebbe portare a un recupero di volumi e marginalità nel secondo semestre di quest'anno, del +15% sulle vendite e +23% sull'ebitda. Inoltre, la regolamentazione europea sull'economia circolare e il risparmio energetico favorirà il recupero anche nel segmento real estate relativo alle pavimentazioni, e dovrebbe consentire la penetrazione di Econyl a partire dal 2022.

L'obiettivo della nuova alleanza è quello di collaborare a processi industriali a zero emissioni, migliorando il tasso di riciclaggio dei prodotti petrolchimici. L'impiego tessile della materia riguarda settori chiave come la moda, le pavimentazioni, la pesca, l'imballaggio alimentare e l'automotive. La tecnologia proprietaria del gruppo trentino elimina tutte le impurità dei prodotti già utilizzati per ottenere un materiale con le stesse caratteristiche di quelli provenienti da fonti fossili. 

I nuovi partner giapponesi sono i più grandi trader al mondo di caprolattame e polimeri del nylon, con una catena del valore corrispondente a quella che Aquafil persegue con Econyl. Itochu contribuirà all'espansione del business dell'azienda italiana attraverso la sua rete, anche tramite la fornitura stabile di materie prime. Entrambe le società collaboreranno così al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

«Il Giappone richiede tempi di consegna rapidissimi e pertanto era necessario trovare una base locale», aveva spiegato Bonazzi, «e poiché nei prossimi 3-5 anni prevediamo uno sviluppo significativo su questo mercato così come in Cina e Corea, soprattutto per la domanda legata all’automotive ci siamo preparati». L'alleanza porterà quindi alla costruzione di un impianto a Nagoya che diventerà il terzo pilastro dell’attività produttiva in Estremo Oriente del gruppo di Arco, che nel 2019 aveva fatturato 549 milioni con un ebitda di 69, 4 milioni.

Nel sito di Jiaxing, circa 100 chilometri a sud di Shanghai, 40 mila metri quadrati di stabilimento, produce dal 2010, e successivamente ha aperto anche un presidio a Rayong, in Thailandia.

Aquafil è attivo nella filiera del nylon 6 per pavimentazione tessile, nella produzione di fili sintetici per l’abbigliamento, per l’automotive e la cantieristica, grazie in particolare al marchio green Econyl, per i prodotti realizzati con nylon rigenerati, dagli scarti di lavorazione e dalla raccolta di reti di pesca. Il fatturato ha subito una battuta d’arresto (-22,3%) nel primo semestre dell'anno scorso, ma ha già mostrato importanti segni di ripresa, in particolare in Estremo Oriente.

Il nylon Econyl, brevettato da Aquafil, è completamente ricavato da scarti, il che consente una riduzione di CO2 fino al 90% rispetto al nylon convenzionale da fonte fossile. Concentrandosi sui settori della moda e della pavimentazione tessile, Econyl è stato adottato come ingrediente sostenibile da oltre 2.000 brand in tutto il mondo.

«La Cina è stata una palestra, perché grazie alle direttive arrivate tempestivamente dal governo siamo stati in grado di non interrompere mai la produzione e di trasferire le medesime attenzioni a tutti i nostri siti produttivi nel mondo», aveva spiegato l’imprenditore.

Dall’attività dello stabilimento cinese, che non produce ancora Econyl, deriva il 15% del fatturato consolidato. Il sito di Jiaxing, raddoppiato negli ultimi tre anni, diventando il più grande di tutta l’area del Pacifico nella trasformazione in fibre sintetiche, serve l’Australia, gran parte del sudest asiatico, Giappone e Corea, mercati dove lo scorso anno sono stati investiti oltre 15 milioni di euro. «In Oriente vi sono grandi opportunità di crescita, anche sul fronte dell’acquisto delle materie prime», aveva concluso Bonazzi. (riproduzione riservata)


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