Con un +12% di vendite a volume, il mercato cinese è stato il più dinamico tra quelli esteri per Illy Caffé, che da oltre 10 anni ha puntato con decisione il timone verso la patria del tè, per cercare di trasformare i gusti della popolazione. L'altro mercato importante all'estero per l'azienda di Trieste sono stati gli Stati Uniti, dove il fatturato è cresciuto dell'8%.
I dati sono emersi oggi alla presentazione dei consuntivi del 2018 che il gruppo guidato da Andrea Illy, nipote del fondatoreFrancesco, ha chiuso con redditività ai massimi storici, balzo dell’utile netto sul 2017 (18,1 milioni, in crescita del 39,1%), fatturato consolidato pari a 483 milioni di euro, in crescita del 3,5% (che sale al 5,1% a cambi costanti).
Il 2018 è stato un anno particolarmente brillante in particolare per la redditività aziendale: il margine operativo lordo rettificato (EBITDA adj.) ha raggiunto il valore di 75,3 milioni du euro, + 10,7% sul 2017.
«Risultati così lusinghieri sono il frutto di un’incisiva azione sui mercati, sia sul core business Ho.Re.Ca., sia sui sistemi porzionati, e di un’accresciuta efficienza gestionale e di controllo,» ha commentato Massimiliano Pogliani, ceo del gruppo, che ha avuto una straordinaria performance nell’e-commerce con un +78,9%.
È proseguito anche lo sviluppo a livello globale del canale retail monomarca fisico che, fra franchising e proprietà, conta attualmente 259 punti vendita in 43 paesi: 179 illy Caffè, di cui 17 a gestione diretta e 80 illy Shop, di cui 6 a gestione diretta. Nel 2018 sono stati aperti 37 punti vendita: 32 illy Caffè, di cui 1 di proprietà a Vienna, e 5 illy Shop.
Per spingere la crescita nell'ex Celeste impero, dove il caffè era consierato una bevanda da elite, nel 2006, la Illy Caffè ha aperto, a Shanghai, una delle sedi internazionali dell’Università del Caffè di Trieste, l'istituto di formazione che ha l’obiettivo di accrescere e diffondere nel mondo la cultura del caffè italiano. L’apertura della sede cinese, che prende il nome di Università del caffè della Cina, aveva rappresentato un modello d'internazionalizzazione del tutto nuovo: anziché spostare la produzione, infatti, sono state trasferite le conoscenze utili ad apprezzare il prodotto italiano.
Durante i corsi dell’Università i docenti, tutti cinesi ma formati in Italia, sono coadiuvati da esperti e tecnici internazionali e tengono lezioni su ogni aspetto della filiera: dalla coltivazione alla macinatura, dalla tostatura alla preparazione, dall’ambientazione ai servizi tipici dei bar italiani. L’ambiente in cui si svolgono le lezioni è di concezione innovativa, ispirato alla sede triestina, dotato delle più moderne tecnologie multimediali e di tutte le attrezzature e le strumentazioni didattiche in grado di esaltare e favorire l'apprendimento.
Il secondo step del successo di Illy caffè in Cina è stata l'alleanza nel 2017 con Caffè de Coral Group, società di ristorazione veloce della Cina con sede a Hong Kong e quotata in borsa, un colosso del fast food che nellaprima meta dell'anno scorso ha fatturato 457 milioni di euro.
La partnership strategica prevedeva all'inizio lo sviluppo di Espressamente Illy, locali in franchising della società italiana, a Hong Kong e Macao per poi allargare l'attività anche nella Greater China. Andrea Illy aveva dichiarato, a tal proposito, di voler realizzare con il nuovo socio 105 Espressamente Illy entro il 2021.
La collaborazione si basa da un lato sulla competenza gestionale e sulla conoscenza da parte dei consumatori cinesi dei partner e, dall’altro, sul successo internazionale del modello di business di Espressamente Illy fondato sull’eccellenza e la cultura del caffè italiano.
illycaffè, azienda familiare fondata a Trieste nel 1933, è il brand di caffè più diffuso a livello globale e produce un unico blend 100% Arabica, combinando 9 delle migliori qualità al mondo: ogni giorno vengono gustate 7 milioni di tazzine di caffè illy nel mondo in oltre 140 Paesi.
Con la creazione in Brasile, nel 1991, del Premio Ernesto Illy per il caffè espresso di qualità, illy è stato il pioniere dell’approvvigionamento diretto, basato su condivisione del know-how, riconoscimento ai coltivatori di un prezzo superiore per la migliore qualità e partnership siglate in base ai principi dello sviluppo sostenibile.