Nuovi capitali per lo sviluppo del gruppo Kiton. La società Ciro Paone, proprietaria del brand di abbigliamento d’alta gamma ha deciso di non ricorrere al finanziamento bancario né di cercare nuovi partner per la crescita organica ma di puntare sul mercato obbligazionario con il lancio di un bond da 15 milioni. L’emissione avvenuta di recente, come emerge dai documenti consultati da MFF, ha una durata quinquennale e scadrà nel febbraio 2026. Tecnicamente sono state emesse 150 obbligazioni del valore nominale di 100mila euro ciascuna.
Ma a cosa serve questa liquidità? Il marchio partenopeo lo specifica chiaramente nel documento di emissione del prestito obbligazionario. Le direttrici individuate dalla proprietà, rappresentata nel cda dal presidente Ciro Paone e dai vice presidenti Antonio e Giovanna Paone, e dal management, guidato dall’amministratore delegato Antonio De Matteis, sono due: il potenziamento della presenza commerciale a livello internazionale e la razionalizzazione della rete distributiva in Europa, Asia e Stati Uniti e che oggi è rappresentata dalle 55 boutique presenti in diversi continenti. Per quel che attiene, in particolare, il rafforzamento della presenza oltre-confine, l’azienda conta di incrementare il numero di store, diretti o in franchising, nei mercati di Iraq, Russia, Ucraina, Germania, Honk Kong, Cina e Usa.
Un impegno che, nel triennio 2019-2021, vedrà Kiton investire quasi 9,8 milioni. Mentre per quel che riguarda la razionalizzazione dei punti vendita, attraverso investimenti mirati per l’allestimento di showroom, la selezione di nuova forza lavoro e l’avvio di start-up e le partnership, la maison prevede una spesa per il solo anno in corso di quasi mezzo milione di euro. In questo senso, sul finire dello scorso anno, è stato realizzato il nuovo sito corporate per rafforzare il canale delle vendite online.
Dal punto di vista strutturale, Kiton continua a crescere, soprattutto in termini di giro d’affari, rispetto a dati che nel 2017 vedevano un fatturato consolidato di 123,2 milioni (rispetto ai 116,6 milioni del 2016), un margine operativo lordo di 14,9 milioni (in calo rispetto ai 16,3 milioni dell’anno precedente per il venir meno dei contributi del business immobiliare scorporato dalla capogruppo Ciro Paone), e un utile sceso da 2,9 a 1,2 milioni. La posizione finanziaria netta è negativa per 57,75 milioni, in calo rispetto ai 68,41 milioni del 2016.