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L'Asia spinge a doppia cifra vendite e profitti di Moncler e Lvmh

Cina, Giappone e Corea sono ormai le chiavi del successo dei due gruppi. Per quello italiano, guidato da Remo Ruffini, l'Estremo Oriente rappresenta non solo il 43 del fatturato ma anche il principale driver di crescita. Per il gruppo francese che controlla tra gli altri Loro Piana e Bulgari è stato soprattutto il settore fashion and leather goods a trainare fatturato e margini


25/07/2019 10:29

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

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Remo Ruffini, numero uno di Moncler

Continuano a crescere in doppia cifra le vendite dei brand di granlusso in Oriente, in particolare in Cina, Corea e Giappone. Lo confermano i dati semestrali resi noti da due dei maggiori produttori del mondo, l'italiana Moncler e il gruppo francese Lvmh, che colleziona alcuni dei nomi più noti dello style system globale, fra cui Dior, Louis Vuitton, Fendi, Lagerfeld, Bulgari.

E insieme alla vendite, che rappresentano una performance già particolarmente indicativadel gradimento di mercato, sono cresciuti con lo stesso ritmo anche i dati di marginalità per entrambi i gruppi, pur nella diversa scala dimensionale.

Remo Ruffini , numero uno e gran stratega di Moncler, ha reso noto che «in Asia e Resto del Mondo i ricavi sono aumentati del 15% a tassi di cambio costanti in accelerazione nel secondo trimestre spinti dall'importante contributo di Cina, Giappone e Corea», dove le vendite, a livello di area Asia, hanno oltrepassato 249 milioni di euro su 570 milioni di fatturato totale del primo semstre di quest'anno, rappresentando quindi il 43% dell'intero business della casa famosa per i suoi piumini.

A cambi correnti la crescita del fatturato Asia è stata del 18%, appena più alta della media globale (+16%), che è stata appesantita dalla bassa performance dell'Italia, il mercato a minor crescita con un +8%, a 68,5 milioni.

L'utile netto è stato superiore a 71 milioni di euro, +16% a fronte dei 61,6 milioni del 2018. Nel periodo il margine lordo consolidato è stato pari a 437 milioni di euro, con un’incidenza sui ricavi del 76,6% (+6% rispetto allo stesso periodo del 2018). 

Il momento positivo per il lusso italiano in Cina era stato confermato, quanche settimana fa anche dai dati di Brunello Cucinelli, che con un più 16% di aumento delle vendite nella Greater China, nel primo semestre di quest'anno, è arrivato a 29 milioni di euro, il 10% del totale.

Per l'azienda umbra di menswear fondata da Brunello Cucinelli, che sul fatturato globale ha messo a segno un +5% nel periodo, l'ex Celeste Impero si è confermato il principale driver di crescita 

La performance è un'ulteriore certificazione del gradimento dei brand guida del lusso italiano nel mercato cinese, dove i consumi, soprattutto della classe medio-alta, continuano a crescere nonostante i segnali contrastanti dalla produzione.

«Siamo molto contenti della performance che abbiamo riportato in Cina, e proseguiamo a indirizzare il nostro percorso di crescita per cercare di essere in qualche modo esclusivi, sia in riferimento alla distribuzione, sia nel rapporto di stima, fiducia e condivisione che proviamo a creare con il cliente cinese,» aveva ribadito Cucinelli. 

Con ben altri numeri, ma trend analoghi, Bernard Arnault, numero uno di Lvmh, si è limitato a segnalare che il fatturato globale è cresciuto del 15% a 25,1 miliardi di euro. «Ottimo inizio anno», ha commentato il patron francese, aggiungendo che anche la profitabbilità è stata accellente. 

Il margine operativo è salito del 21,1%, sostanzialmente in linea con il primo semestre dell’anno precedente mentre i profitti netti sono saliti del 9% a 3,27 miliardi. A livello geografico, Asia, Usa ed Europa hanno registrato un’ottima performance.

Il risultatodel gruppo francese è dovuto soprattutto all'exploit del settore moda, fashion & leather goods, cresciuto, soprattutto con Dior, del 21% a 10,4 miliardi di euro. è salito del 18% a 10,42 milioni. Profumi e cosmetica hanno raggiunto un +9% a 3,26 miliardi, trainati soprattutto da Sephora. A +4%, invece, la divisione watches & jewelry con Bulgari in prima linea. Infine, wines & spirits hanno segnato un +6%. «Entriamo nella seconda metà dell’anno con fiducia», ha concluso Arnault.

La forza del gruppo sul mercato cinese è indicata anche dalla performance di DFS, uno dei suoi marchi retail, le cui vendite hanno continuato a crescere in particolare a Hong Kong e macao, nonostante sulle due piazze ci sia stato un rallentamento dei consumi, anche in seguito alle turbolenze politiche dell'ultimo trimestre nella capitale della Great Bay Area.

 


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