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L'Italia dell'alta gamma tappa privilegiata della Via della Seta

Moda e lusso guardano con fiducia alle potenzialità del memorandum per l'adesione alla Belt & Road Initiative. Nel 2018 il mercato è stimato a circa 260 miliardi di euro, dei quali l’8% generato in Cina e, soprattutto, il 32% dai cinesi attraverso il turismo dello shopping. E le previsioni per il 2025 sono date in costante crescita


26/03/2019 11:05

di Chiara Bottoni - Class Editori

La Via della Seta del lusso

La nuova Via della seta avrà nell’Italia una delle sue tappe principali. La visita a Roma e a Palermo del presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping ha dato i suoi frutti, portando alla firma a Villa Madama, alla presenza del premier Giuseppe Conte e del vice premier Luigi Di Maio, del memorandum d’intesa che ha di fatto battezzato l’adesione dell’Italia, prima tra i paesi del G7, alla Bri, acronimo per Belt and road initiative, quella che appunto si configura come la nuova Via della seta.

Si tratta, nello specifico, del grande progetto infrastrutturale e commerciale di connessione tra Cina ed Eurasia, lanciato nel 2013 proprio da Xi e che si sviluppa attraverso un tragitto terrestre su sei corridoi e uno marittimo, che coinvolge circa 65 paesi e il 70% della popolazione mondiale. Il Memorandum fornisce la cornice giuridica a 29 accordi (dieci intese fra aziende private e 19 istituzionali, fra cui quelli su start-up innovative e-commerce) tra aziende italiane e cinesi per almeno 7 miliardi di euro. Il patto riguarderà un pacchetto ampio di interventi che spaziano dai trasporti all’energia, dagli impianti siderurgici al credito fino ai cantieri navali e alla promozione del turismo. Impossibile non valutare come questa operazione possa avere un impatto diretto sul sistema moda. Nel 2018 l’interscambio commerciale bidirezionale ha infatti superato quota 50 miliardi e il Made in Italy esercita un’attrattiva sempre più forte tra i consumatori dell’ex Celeste impero.

In particolare, il mondo dell’alto di gamma, già abbondantemente presente sul territorio, si potrebbero aprire nuove opportunità. Soprattutto considerando che nel giro di pochi anni la Cina arriverà a contare 250 milioni di cittadini mediamente benestanti, diventando il primo mercato mondiale per i beni di consumo. Anche se in realtà, per quanto riguarda il mondo dei beni personali di lusso, i cinesi sono già leader dei consumi. Basta guardare al più recente monitor di Altagamma realizzato in collaborazione con Bain & Company. Studio che rivela come nel 2018 il mercato dell’alto di gamma è stimato a circa 260 miliardi di euro, dei quali l’8% generato in Cina e, soprattutto, il 32% dai cinesi attraverso il turismo dello shopping.

Che in Italia, secondo i dati Global blue, si traduce in un valore di scontrino medio emesso nelle vie della moda milanese in 1.897 euro. Le previsioni al 2025 vedono numeri in sostanziale crescita: dei 320/365 miliardi stimati, il 32% verranno incassati all’ombra della Grande muraglia e il 46% dai cinesi in giro per il mondo. Opportunità che si riverbereranno anche nel mercato virtuale, come fatto di recente dall’apripista Triboo, che dopo Alibaba (vedere articolo sotto) e Baidu, ha ottenuto anche la certificazione per operare su WeChat.


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