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Le vendite in Cina, Taiwan e Corea salvano il bilancio 2020 di Prada

Aumento record nel Dragone e a Taiwan ma anche Seoul fa bene (+22%) nel secondo semestre dell'anno scorso, mentre soffre il Giappone (-28%) e soprattutto l'Europa (-35%). L'Estremo Oriente diventa così il primo mercato del gruppo milanese, che nei 12 mesi passati ha registrato un calo del 24% del fatturato ma un margine positivo


10/03/2021 13:02

di Martina Ferraro - Class Editori

settimanale
Un modello Prada della collezione 2021

Cina, Taiwan e Corea hanno salvato i conti di Prada nel 2020, con aumenti record delle vendite nel secondo semestre dell'anno scorso soprattutto in Cina (+52%) e con un salto triplo (+200%) nell'e-commerce, anche questo probabilmente ascrivibile al mercato del Dragone e dell'Estremo Oriente.

Tuttavia, i risultati del secondo semestre del 2020, che proiettano Cina e dintorni come il primo mercato del gruppo milanese, scalzando l'Europa e il Giappone, sono serviti a bilanciare solo in parte le perdite del primo semestre, le più colpite a livello globale dagli effetti della pandemia.  

In sostanza nei 12 mesi passati, il gruppo milanese quotato a Hong Kong ha registrato ricavi per 2,42 miliardi di euro, in calo del 24%, con le vendite in Europa, 1,2 miliardi nel 2019, che hanno perso complessivamente il 35%.  La crescita registrata nella seconda parte dell’anno (+19%) è ascrivibile principalmente a Cina Continentale (+52%), Taiwan (+61%) e Corea (+22%). Invece il Giappone, che nel 2019 rappresentava da solo il 12% del fatturato consolidato ha registrato un calo del 28%, 108 milioni in valore assoluto, colpito dall’assenza di turisti e da prolungate chiusure alle Hawaii, Guam e Saipan. 

L'anno è stato archiviato con un ebit positivo a 20 milioni (216 milioni nel secondo semestre) e con un significativo miglioramento della posizione finanziaria netta, pari a -311 milioni. A dicembre 2019 ammontava a -406 milioni. L’emergenza sanitaria ha stimolato l’evoluzione del mondo digital rafforzando la visione del gruppo sullo sviluppo della strategia omnichannel. Il flusso di cassa operativo è stato di 262 milioni, con 289 milioni solo nel secondo semestre. 

Prada ha operato nei 12 mesi con una media del 18% di negozi chiusi (27% nel primo semestre e 9% nel secondo, ndr). Le vendite del canale retail, che al 31 dicembre 2020 ammontano a 2,11 miliardi, hanno subito una riduzione del 32% nella prima parte del fiscal year, ridottasi a 6% nel secondo e mediamente del 18% nell’intero anno. 

A livello geografico, il fatturato in Europa ha raggiunto i 561 milioni (-35%). Sul dato hanno pesato l’assenza di turisti e i prolungati lockdown. Molto

Il canale wholesale, invece, ha visto un giro d’affari di 275 milioni (-49%) a seguito della decisione strategica di razionalizzazione proseguita nell’anno (-20% nel secondo semestre). Nei dodici mesi, 122 milioni sono stati destinati a nuovi investimenti, sebbene si sia data priorità solo a quelli più strategici.

Il cda di Prada, tenendo conto del trend positivo delle vendite confermato anche nei primi mesi del 2021 e della bilanciata posizione finanziaria netta nel 2020, ha proposto all’assemblea degli azionisti di distribuire un dividendo limitato a 3,5 centesimi di euro per azione, per un totale di 90 milioni, attingendo dalle riserve distribuibili di Prada spa che ammontano a 1,6 miliardi di euro. (riproduzione riservata)


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