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Rinviato il salone dell'auto di Pechino (causa Coronavirus)

Mentre il numero di morti causati dall'epidemia di Covid-19 è salito a 1.765 e i contagi hanno superato quota 70.000, il Salone dell'auto in programma a Pechino verso fine aprile è stato rinviato. Volkswagen ha nuovamente posticipato la data di riapertura di alcune delle sue fabbriche in Cina, mentre Toyota ha ripreso la produzione parziale in due città cinesi


17/02/2020 12:00

di Francesca Gerosa - Class Editori

Rinviato il Salone dell'auto di Pechino

Mentre il numero di morti causati dall'epidemia di Covid-19 è salito a 1.765 e i contagi hanno superato quota 70.000, il Salone dell'auto in programma a Pechino verso fine aprile è stato rinviato. Fuori dalla Cina ci sono oltre 500 malati confermati e cinque morti in Giappone, nelle Filippine, a Hong Kong, a Taiwan e in Francia.

L'economia cinese si trova ad affrontare rischi al ribasso sempre maggiori a causa dell'incertezza sulla durata e l'estensione dell'epidemia. A questo si aggiunge il timore che possa vedere una ricaduta, il che ha significativamente rallentato la ripresa dell'attività economica in Cina.

Lo scoppio del coronavirus ha portato alla chiusura di molte fabbriche gestite da diversi produttori di auto in Cina. Oggi, ad esempio, Volkswagen ha nuovamente posticipato la data di riapertura di alcune delle sue fabbriche in Cina poiché persistono i timori legati alla diffusione del virus.


La casa automobilistica tedesca ha puntualizzato che Saic Volkswagen, joint venture con Saic Motor, riprenderà le sue attività il prossimo 24 febbraio. Faw- Volkswagen, altra joint venture tra Vw e Faw Group, ha invece già avviato la produzione in alcuni dei suoi stabilimenti e tutti gli impianti dovrebbero essere operativi nei prossimi giorni.

"Quando la produzione riprenderà in ogni stabilimento, un ambiente sicuro e salubre sarà garantito da misure preventive, come la disinfezione regolare delle aree di lavoro, la distribuzione delle maschere ai dipendenti e lo screening della temperatura all'ingresso delle strutture di lavoro", ha puntualizzato Volkswagen.

 
Mentre Toyota Motor oggi ha fatto sapere di aver ripreso la produzione parziale nelle sue fabbriche in due città cinesi. Gli stabilimenti di Guangzhou e Changchun sono gestiti congiuntamente con i partner locali di Toyotás, Guangzhou Automobile Group e Faq Group, rispettivamente.

 
Inoltre la casa automobilistica giapponese prevede di riavviare parzialmente la produzione nella fabbrica di Tianjin martedì. Toyota ha, però, precisato che non è ancora chiaro quando la produzione di questi impianti possa tornare alla normalità. Il recente scoppio del coronavirus ha portato alla chiusura di molte fabbriche gestite da diversi produttori di auto in Cina.

Per sostenere l'economia del Paese la Banca centrale cinese stamani ha tagliato il tasso sulle operazioni di medio termine a un anno (medium-term lending facility) al 3,15% dal 3,25%, una mossa che dovrebbe aprire la strada alla riduzione, attesa giovedì, del tasso di riferimento sui prestiti.

La Banca centrale cinese ha iniettato 200 miliardi di yuan (28,62 miliardi di dollari) di liquidità proprio tramite le consuete operazioni di medio termine Mlf e 100 miliardi di yuan attraverso reverse repo a sette giorni. In quest'ultimo caso il tasso di interesse è rimasto invariato al 2,4%.

Ma il taglio del tasso di interesse sulle operazioni di medio termine Mlf da parte della PBoC "non basterà" a innescare un'accelerazione della crescita del credito in un contesto difficile dovuto all'impatto negativo dell'epidemia di coronavirus, hanno affermato gli analisti di Capital Economics che, pertanto, si aspettano ulteriori riduzioni di 40 punti base del tasso Mlf nei prossimi mesi e una minore stretta da parte di Pechino sulle banche, per favorire un aumento del credito verso le piccole imprese del Paese asiatico.

E una ripresa dell'economia cinese che quest'anno farà fatica a mantenersi sopra una crescita del +5%. Moody's, ad esempio, ha rivisto al ribasso le stime di crescita della Cina per quest'anno al 5,2% contro il 5,7% (Nomura ha tagliato le previsioni sulla crescita del pil cinese solo del primo trimestre al 3% dal 3,8% già rivisto di recente) che servirebbe a Pechino per centrare l'obiettivo di lungo termine di raddoppiare il pil nel decennio che si conclude nel 2020. Ma il rallentamento ha colpito l'intera regione: oltre al Giappone, anche Singapore, che ha tagliato le prospettive per il 2020, e la Thailandia che nel 2019 ha registrato una crescita ai minimi da cinque anni. (riproduzione riservata)


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