Raddoppio dei negozi monomarca nei prossimi 5 anni con un focus particolare sull'Asia, Cina e Giappone in particolare. Il cioccolo italiano di Venchi, storico marcio torinese, oggi di proprietà di Daniele Ferrero, presidente e ceo, e azionista al 27%, niente a che vedere con la famiglia della Nutella, rilancia sui mercato esteri con l'appoggio di Sace Simest, il polo dell'export e dell'internazionalizzazione del Gruppo Cdp.
Il Fondo Sviluppo Export, nato su iniziativa di Sace e gestito da Amundi Sgr, ha sottoscritto un'emissione obbligazionaria da 5 milioni di euro, ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla stessa Sace Simest e a quelle della Banca Europea per gli Investimenti, a supporto dei piani di crescita sui mercati internazionali dell'azienda piemontese leader nella produzione di cioccolato di alta qualita' e semilavorati per gelaterie e pasticcerie.
Venchi e' un'azienda che cresce a doppia cifra da oltre 20 anni, sia in Italia che all'estero, facendo conoscere la qualita' dei suoi prodotti e vincendo anche importanti riconoscimenti nel settore. Attualmente conta circa 120 negozi monomarca, di cui 47 in Italia, e nelle maggiori capitali mondiali, tra cui New York, Singapore, Pechino, Londra, Hong Kong, Shanghai e Tokyo.
Lo scorso anno, inoltre, il Polo ha sostenuto i piani internazionale di Venchi in Cina, attraverso un doppio intervento destinato alla controllata Venchi Greater China Ltd di Hong Kong.
Simest ha aderito all'aumento di capitale, direttamente e attraverso il Fondo di Venture Capital gestito per conto del Mise, investendo complessivamente 4 milioni e assumendo una partecipazione pari al 44,4% nell'azienda, mentre Sace ha garantito un finanziamento da 4,5 mln, collegato all'aumento di capitale, erogato da UniCredit a Venchi.
"Il prodotto Venchi non e' italiano solo per l'origine delle materie prime utilizzate o la localizzazione della manifattura ma anche perchè porta con se' una serie di caratteristiche immateriali che hanno reso grandi i prodotti italiani, come l'amore per bellezza, l'allegria della convivialita' e l'eccellenza qualitativa," ha spiegato Ferrero, "la nostra strategia e' proprio quella di portare sui mercati internazionali non più semplicemente un prodotto Made in Italy ma una vera e propria Experienced like in Italy".
Venchi è il cioccolato italiano per definizione, grazie a una storia che ha avuto inizio nel 1878 con Silviano Venchi, un ragazzo torinese di 20 anni così innamorato del cioccolato da spendere i suoi risparmi in due calderoni di bronzo e cominciare a fare esperimenti prima nel proprio appartamento e poi in un piccolo locale in via degli Artisti in borgo Vaniglia a Torino.
Quegli esperimenti andarono così bene che dopo pochi anni nacquero le Nougatine, bon bon di nocciole del Piemonte tritate e caramellate ricoperte di cioccolato extra fondente e la Venchi Spa.
Oggi sulle confezioni non c’è più lo stemma reale, ma di quell’epoca rimangono la passione, la meticolosità e il coraggio di sperimentare e così che sono nati tutti quei cioccolatini dai nomi fantasiosi, i Chocaviar, i Tartufini, i Gianduiotti, i Cremini, le tavolette, la crema Suprema, il Gelato e le uova Gourmet.
Nel 2018 Venchi ha registrato un giro d’affari di 90,5 milioni, in aumento del 14% dal 2017, triplicato in otto anni, con ebitda al 24% dei ricavi. (riproduzione riservata)
Nel 2018 Ferrero aveva chiuso due accordi di sviluppo con l’Indonesia e in Giappone, avviando una joint venture con Mitsui per aprire 40 negozi monomarca. In Cina che pesa il 15% sul fatturato, Venchi sta andando bene sul gelato. "Da qui a un anno contiamo di salire da 24 a 30-32 negozi, la Cina diventerà il nostro vero secondo mercato", aveva dichiarato Ferrero al Corriere della Sera all'inizio del 2019.