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Azienda Manifatturiero

Venchi punta all'Asia, in Cina vuole aprire 30 monomarca

Il cioccolato più famoso d'Italia con l'appoggio di Sace Simest ha lanciato la sua campagna d'Oriente con accordi anche in Giappone e Indonesia. Nei prossimi 5 anni Daniele Ferrero, presidente e ceo, e maggiore azionsita, vuole raddoppiare i 120 punti vendita


13/01/2020 12:11

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

ferrero
Daniele Ferrero, presidente e ceo di Venchi

Raddoppio dei negozi monomarca nei prossimi 5 anni con un focus particolare sull'Asia, Cina e Giappone in particolare. Il cioccolo italiano di Venchi, storico marcio torinese, oggi di proprietà di Daniele Ferrero, presidente e ceo, e azionista al 27%, niente a che vedere con la famiglia della Nutella, rilancia sui mercato esteri con l'appoggio di Sace Simest, il polo dell'export e dell'internazionalizzazione del Gruppo Cdp.

Il Fondo Sviluppo Export, nato su iniziativa di Sace e gestito da Amundi Sgr, ha sottoscritto un'emissione obbligazionaria da 5 milioni di euro, ricorrendo alle risorse messe a disposizione dalla stessa Sace Simest e a quelle della Banca Europea per gli Investimenti, a supporto dei piani di crescita sui mercati internazionali dell'azienda piemontese leader nella produzione di cioccolato di alta qualita' e semilavorati per gelaterie e pasticcerie.

Venchi e' un'azienda che cresce a doppia cifra da oltre 20 anni, sia in Italia che all'estero, facendo conoscere la qualita' dei suoi prodotti e vincendo anche importanti riconoscimenti nel settore. Attualmente conta circa 120 negozi monomarca, di cui 47 in Italia, e nelle maggiori capitali mondiali, tra cui New York, Singapore, Pechino, Londra, Hong Kong, Shanghai e Tokyo. 

Lo scorso anno, inoltre, il Polo ha  sostenuto i piani internazionale di Venchi in Cina, attraverso un doppio intervento destinato alla controllata Venchi Greater China Ltd di Hong Kong.

Simest ha aderito all'aumento di capitale, direttamente e attraverso il Fondo di Venture Capital gestito per conto del Mise, investendo complessivamente 4 milioni e assumendo una partecipazione pari al 44,4% nell'azienda, mentre Sace ha garantito un finanziamento da 4,5 mln, collegato all'aumento di capitale, erogato da UniCredit a Venchi.

"Il prodotto Venchi non e' italiano solo per l'origine delle materie prime utilizzate o la localizzazione della manifattura ma anche perchè porta con se' una serie di caratteristiche immateriali che hanno reso grandi i prodotti italiani, come l'amore per bellezza, l'allegria della convivialita' e l'eccellenza qualitativa," ha spiegato Ferrero, "la nostra strategia e' proprio quella di portare sui mercati internazionali non più semplicemente un prodotto Made in Italy ma una vera e propria Experienced like in Italy".

Venchi è il cioccolato italiano per definizione, grazie a una storia che ha avuto inizio nel 1878 con Silviano Venchi, un ragazzo torinese di 20 anni così innamorato del cioccolato da spendere i suoi risparmi in due calderoni di bronzo e cominciare a fare esperimenti prima nel proprio appartamento e poi in un piccolo locale in via degli Artisti in borgo Vaniglia a Torino.

Quegli esperimenti andarono così bene che dopo pochi anni nacquero le Nougatine, bon bon di nocciole del Piemonte tritate e caramellate ricoperte di cioccolato extra fondente e la Venchi Spa.

Oggi sulle confezioni non c’è più lo stemma reale, ma di quell’epoca rimangono la passione, la meticolosità e il coraggio di sperimentare e così che sono nati tutti quei cioccolatini dai nomi fantasiosi, i Chocaviar, i Tartufini, i Gianduiotti, i Cremini, le tavolette, la crema Suprema, il Gelato e le uova Gourmet.

Nel 2018 Venchi ha registrato un giro d’affari di 90,5 milioni, in aumento del 14% dal 2017, triplicato in otto anni, con ebitda al 24% dei ricavi. (riproduzione riservata)

Nel 2018 Ferrero aveva chiuso due accordi di sviluppo con l’Indonesia e in Giappone, avviando una joint venture con Mitsui per aprire 40 negozi monomarca. In Cina che pesa il 15% sul fatturato, Venchi sta andando bene sul gelato. "Da qui a un anno contiamo di salire da 24 a 30-32 negozi, la Cina diventerà il nostro vero secondo mercato", aveva dichiarato Ferrero al Corriere della Sera all'inizio del 2019.

 


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