L’epidemia del Covid-19 ha già interessato centinaia di migliaia di persone nel mondo ed è destinata ad avere anche significative implicazioni economiche. L’Oecd (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha stimato che il coronavirus potrebbe dimezzare la crescita economica globale, mettendo interi settori a rischio di chiusura. L’economia ed i mercati finanziari sono crollati, come mai era successo, non appena i contagi da coronavirus hanno oltrepassato i confini cinesi interessando molti Paesi in Asia, Medio Oriente, Nord America, Australia ed Europa.
E se medici e scienziati di tutto il mondo sono impegnati in un’affannosa corsa per trovare al più presto vaccini e cure in grado di proteggere gli uomini dal Covid-19, i manager sono impegnati a valutare l’impatto che tale pandemia potrà avere sulle aziende e sul sistema economico, per mettere in atto le azioni necessarie a contenerlo.
Ma se medici e scienziati sono in affanno perché devono affrontare un "nemico sconosciuto", i manager fanno fatica a capire cosa li aspetti.Negli ultimi decenni la globalizzazione ha trasformato il sistema logistico facendolo diventare sempre più articolato, interconnesso e geograficamente disperso sul territorio e, quindi, vulnerabile alle discontinuità operative.
Mai come in questi giorni, chiusi in casa per motivi di sicurezza sanitaria, ci rendiamo conto dell’importanza di poter contare su un efficace ed efficiente sistema logistico. Un sistema che permette a tutti noi di avere il cibo e tutti gli altri prodotti di cui necessitiamo. Tuttavia, se è intuitivo immaginare che la diffusione del virus possa avere pesanti effetti sull’economia mondiale, ci è più difficile intuire che la pandemia possa davvero mettere in crisi i sistemi logistici.
Per comprenderlo è necessario considerare sue elementi. In primo luogo, i moderni sistemi logistici, per le caratteristiche dei nodi (impianti di produzione, depositi, ecc.) e delle connessioni (sistemi di trasporto), soffrono tantissimo le variazioni repentine di attività. Secondariamente pesa l’effetto Forrester1, più comunemente noto come “effetto frusta”, un fenomeno molto studiato all’inizio degli anni ’90, ma che oggi sembra esser finito nel dimenticatoio.
L'effetto frusta è l’equivalente di quello che in fisica è l'effetto farfalla, ovvero che piccole variazioni delle condizioni iniziali possono produrre grandi variazioni nel comportamento a lungo termine di un intero sistema. In ambito logistico esso descrive il fenomeno per cui variazioni della domanda di un prodotto tendono ad amplificarsi man mano che si percorre a ritroso la supply chain.
Quando un punto vendita rileva un aumento repentino delle vendite di un prodotto, immaginando che la crescita della domanda continuerà nel tempo, tende a sovrastimare i fabbisogni futuri ed è portato ad aumentare gli ordini al suo fornitore. A sua volta il distributore, sollecitato da un aumento della richiesta dei punti vendita, tende a comportarsi in modo analogo, aumentando gli ordini alla fabbrica.
Questa dinamica si propaga fino a coinvolgere tutti gli anelli della supply chain, con un effetto che via via aumenta per la presenza di scorte di sicurezza in ogni anello della stessa. Inoltre, l’amplificazione delle oscillazioni tenderà ad essere tanto maggiore quanto più complesso sarà il sistema logistico considerato (numero di maglie e loro dispersione geografica). Ovviamente, un effetto uguale ed opposto si manifesta in presenza di un calo repentino della domanda. E’ come se il cliente finale tenesse in mano una frusta e, con una repentina variazione (positiva o negativa) della domanda, le conferisse un’oscillazione che si propaga, amplificandosi, lungo tutta la frusta, fino a farla schioccare all’estremità.
In situazioni normali, la volatilità della domanda risulta contenuta e l’effetto frusta non si percepisce, attenuato dall’inerzia intrinseca nel sistema logistico. Questo è forse il motivo per cui, nel tempo, gli addetti ai lavori si sono un po’ dimenticati dell’effetto frusta.
L’emergenza covid-19, invece, lo sta facendo tornare d’attualità. Rischia di innescare dei fenomeni che possono mandare in risonanza i sistemi logistici: comportamenti irrazionali dei consumatori, mancato coordinamento tra gli attori della filiera produttivo-distributiva, atteggiamenti opportunistici possono tutti generare delle variazioni nella domanda dei prodotti di ampiezza e velocità tali da prendere a violente frustate il sistema logistico. In assenza di azioni specifiche, le forti ripercussioni che l’emergenza coronavirus avrà sul sistema produttivo metteranno a dura prova la continuità e la regolarità di funzionamento del sistema logistico.
E' quindi fondamentale, soprattutto in una fase così delicata come quella che stiamo vivendo, evitare di prendere a "frustate" quel sistema logistico che tanto ci serve. Se ciò avvenisse, infatti, la filiera di approvvigionamento dei prodotti andrebbe in crisi, lasciando tutti noi in una situazione davvero molto difficile da affrontare.
Ci sono molti modi per attenuare o mitigare l’effetto frusta: bisogna fare in modo che i soggetti che partecipano al sistema logistico aumentino la trasparenza con cui interagiscono tra di loro e con i clienti finali, migliorino la qualità delle informazioni che si scambiano, mettano in atto i principi del lean manufacturing, si dotino di sistemi previsionali in grado di riconoscere fenomeni anomali nell’andamento della domanda ed abbandonino le iniziative che possono aumentare la volatilità della domanda o impedire la sincronizzazione delle attività svolte nell’ambito del sistema.
La corsa all'accaparramento dei prodotti alimentari nei supermercati, così come il drastico calo della domanda di altri prodotti a cui stiamo assistendo in questi giorni, dovranno essere interpretate correttamente dal sistema logistico in modo da permettere alla frontline di proteggere le retroguardie dagli effetti delle variazioni fittizie delle richieste. La creazione di torri di controllo potrà, inoltre, permettere alle aziende di monitorare e gestire attentamente i fenomeni che si svilupperanno lungo l’intero sistema logistico.
Ecco perché i manager, soprattutto quelli che fanno funzionare i sistemi logistici, hanno oggi una grande responsabilità: decidere quali misure attuare per evitare che l’emergenza coronavirus possa compromettere l’efficace ed efficiente funzionamento del sistema logistico a cui appartengono.
L'adozione di politiche che permettano al sistema di reagire in modo razionale agli eventi che lo interesseranno ed alle aziende che lo costituiscono di preservare la cassa, consentiranno al sistema logistico di sopravvivere nella fase più acuta della crisi e di ripartire una volta superata. Nell'ambito del sistema logistico, le aziende più strutturate dovranno farsi carico di aiutare i migliori fornitori e clienti a superare le difficoltà momentanee in modo che il sistema stesso possa poi gestire al meglio il successivo “rimbalzo” della domanda.
L'emergenza covid19, se ben affrontata, potrà trasformarsi in un’occasione unica per ripensare, con maggiore sensibilità al risk management, i sistemi logistici utilizzati dalle aziende, rivalutando la possibilità di impiegare modelli organizzativi meno articolati e complessi ma, soprattutto, meno vulnerabili alle frustate. (riproduzione riservata)
*Amministratore delegato di Mercitalia Logistics (Gruppo Fs)