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Giada apre a Pechino ristorante boutique nel lusso del China World

Il brand di moda made in Italy di proprietà cinese, Red Stone Haute Couture, ha aperto il locale all'inizio di marzo con Marino d'Antonio, bergamasco, chef di grande e variegata esperienza, in Cina dal 2006. Il menù per upper class coniuga tradizione e un po' di nouvelle cuisine con l'astice della Nuova Scozia in schiuma di frutti di mare e purè di finocchio


25/03/2021 12:45

di Marco Leporati*

settimanale
Marino D'Antonio con alcuni della sua brigata di cucina

All'inizio di marzo, in uno degli edifici più rappresentativi di Pechino, il China World Hotel di Pechino, all’interno del China World Trade, ha aperto un ristorante con gestione tipicamente italiana come una nuova flagship boutique di Giada, brand rappresentativo del made in Italy, nato in Italia con Rosanna Daolio nel 2001 e acquistato successivamente dal gruppo cinese Red Stone Haute Couture di proprietà di Yishen Zhao.

Zhao ne ha mantenuto non solo il carattere e lo stile improntato a lusso, buon gusto e tradizione, ma anche il quartier generale nel quadrilatero milanese della moda e la produzione tutta ancorata al territorio.

Ora il ristorante Giada Garden, rinato sulle ceneri di Aria, una delle prime realtà fining e fusion, aperto a Pechino poco prima dell’anno duemila, riassume i canoni di lusso e tradizione che si rispecchiano anche negli arredi e i dettagli del China World Hotel, appartenente alla catena Shangri-la. 

Nella tradizione religiosa e culturale cinese la giada rappresenta una delle pietre con una forte connotazione mistica e l’assonanza con il luogo dove il ristorante è stato aperto porta ad un immaginario che è pregnante nell’atmosfera dei suoi interni.

Marino D’Antonio, chef in Cina dal 2006, è l’artefice di questa contaminazione tra moda e cucina, tra tradizione e futuro. Dopo aver conseguito il diploma alla Scuola alberghiera di San Pellegrino la sua esperienza ha spaziato dalla ristorazione collettiva alle crociere seguita dalla pratica in Europa e dall'arrivo in Cina per l’apertura del ristorante “ Sophia’s – Per i vostri momenti italiani” all’interno del Presidential Plaza Hotel.

Poi ha servito da Sureno, altro ristorante italiano nell’Opposite House e trampolino di lancio per il pluri acclamato 8 ½ di Umberto Bombana a Hong Kong, con il quale, per sette anni ha collaborato a Pechino nella realtà di Opera Bombana, ricevendo nel 2014 il riconoscimento di Chef dell’anno da parte di Time Out Bejing.

Lasciato il suo conterraneo bergamasco, l’ultima sua esperienza è quella al ristorante Frasca di Shanghai nel complesso Middle House gestito dal gruppo di Hong Kong Swire, modello riproposto successivamente a Pechino.

Da buon bergamasco, Marino è per la concretezza, dimostrata da Frasca, premiato nel 2019 con il Piatto Michelin, pur avendo alzato l’asticella con un menù destinato a una upper class benestante. Tra gli antipasti compaiono un carpaccio di aragostina, caviale Oscietra, mandorle e yuzu, frutto dell’Estremo Oriente di sapore forte tra il limone e l’arancia, utilizzato come salsa o condimento.

Nei secondi fanno bella mostra l'astice della Nuova Scozia con una schiuma di frutti di mare ed un purè di finocchio, ma anche piatti tradizionali e non troppo rielaborati o reinventati tra cui il vitello tonnato, il brodetto di crostacei, il Garden risotto, alla parmigiana arricchito a fine mantecatura da una spadellata di verdure di stagione, i ravioli di burrata, l’agnello al forno con caponata e carciofi e la classica milanese. (riproduzione riservata)

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni.


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