L'industria dell'auto è in grande spolvero. La crisi dei chip ha ridotto l'offerta a fronte di una domanda quantomai elevata, consentendo alle case di aumentare i prezzi e di spuntare così profitti senza precedenti. Stellantis ha cavalcato al meglio la tendenza, ottenendo nel primo semestre numeri da record: 88 miliardi di ricavi (+17%) e 8 miliardi di utili netti (+34%), stracciando le attese degli analisti. Eppure, in una conferenza stampa con un numero ristretto di quotidiani fra cui MF-Milano Finanza, il ceo, Carlos Tavares, ha avvertito che il periodo d'oro potrebbe non durare. Dalla recessione in Europa alle tensioni fra Occidente e resto del mondo, le incognite all'orizzonte sono numerose e imprevedibili negli esiti.
Secondo Tavares, il rischio maggiore è geopolitico e proviene dalla Cina, come dimostra la recente rinuncia di Stellantis a conquistare il controllo della joint-venture locale. «Avevamo stretto un memorandum d'intesa vincolante con Gac che ci avrebbe portato ad avere maggioranza della jv con l'obiettivo di renderla redditizia», ha rimarcato. «Quando è arrivato il momento di inviare il documento finale per ottenere l'approvazione dal governo, Gac si è improvvisamente tirata indietro preferendo essere inadempiente al contratto». A giudizio del manager, dietro l'improvviso dietrofront di Gac si cela la volontà del governo di Pechino. «Negli ultimi anni l'ingerenza della politica cinese sugli affari è aumentata, creando difficoltà crescenti ai gruppi occidentali», ha rimarcato. «Nel primo semestre le vendite delle case tedesche in Cina sono scese del 20%, quelle degli statunitensi del 19%, quelle dei giapponesi del 14%, mentre le immatricolazioni delle case cinesi sono aumentate dell'11%». Segno di un crescente protezionismo che potrebbe contribuire a esacerbare le tensioni fra Cina e Occidente. «Quanto accaduto in Russia e Iran dimostra tutti i rischi di trovarsi in mezzo al fuoco incrociato delle sanzioni, costretti a scegliere fra un blocco e l'altro», ha aggiunto. «Abbiamo quindi preferito adottare in Cina una strategia asset-light, senza stabilimenti di produzione, per evitare di doverli abbandonare in caso di sanzioni».
Tavares sta insomma approfittando del buon momento per preparare Stellantis al peggio, trasformandola in un'azienda «per tutte le stagioni». «Il nostro breakeven point (punto di pareggio fra costi e ricavi, ndr) si attesta oggi al 40% dei ricavi netti, al di sotto dell'obiettivo del 50% che ci eravamo prefissati», ha sottolineato. «Ciò significa che, se anche i nostri ricavi dovessero crollare del 60%, Stellantis continuerebbe comunque a operare in utile». Una prudenza giudicata eccessiva da alcuni analisti che hanno più volte chiesto al manager se Stellantis abbia intenzione di aumentare la remunerazione degli azionisti, magari approfittando della sottovalutazione del titolo per procedere a un sostanzioso buyback. Tavares ha escluso l'ipotesi, rimarcando che un generoso piano di riacquisto di azioni risulterebbe disallineato rispetto al contesto socio-economico dei Paesi in cui Stellantis opera. Il manager non ha infatti nascosto la preoccupazione per l'effetto di inflazione e recessione sul potere e sulla propensione all'acquisto dei consumatori. «Oggi il mercato è guidato dall'offerta più che dalla domanda a causa delle forniture di semiconduttori che stanno migliorando ma lentamente», ha sottolineato. «Il nostro portafoglio ordini è di tre volte superiore rispetto al periodo pre-Covid e quindi non temiamo impatti per il 2022. Per il 2023 c'è qualche timore in più». Le ombre riguardano soprattutto l'Europa, mentre l'economia degli Stati Uniti appare più solida. «In caso di taglio alle forniture di gas dalla Russia, è probabile che la Germania vada in recessione, trascinando con sé prima la Francia e poi il Sud Europa», ha previsto il manager portoghese, ricordando che il gruppo ha due stabilimenti in Germania, responsabili del 3% della sua produzione globale. Nonostante la bassa esposizione, Stellantis ha approntato un piano di emergenza per ridurre fra il 50 e il 90% la vulnerabilità rimpiazzando il gas con altre fonti di energia, elettricità in testa. A settembre, poi, la casa presenterà un piano per aumentare la propria autonomia, investendo direttamente e con altri partner per produrre direttamente energia da fonti rinnovabili installate nei pressi delle fabbriche. (riproduzione riservata)