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Industria

XPeng (Ev) conferma lo sbarco in Europa, anche con i dazi

Lo ha detto a Parigi il numero 1 del costruttore cinese, che punta a produrre nel vecchio continente. Tavares, ceo di Stellantis, si schiera contro la mossa europea di alzare barriere commerciali. Secondo un sondaggio sette italiani su 10 sarebbero favorevoli ad acquistare auto elettriche cinesi perché costano meno a parità di tecnologie


15/10/2024 17:45

di Anna Di Rocco - Class Editori

settimanale
Brian Gu, presidente esecutivo di Xpeng

Nonostante l'Unione europea stia tirando dritto sull'imposizione di dazi sui veicoli elettrici prodotti in Cina, XPeng rimane impegnata a crescere in Europa. Parlando dalla cornice del Salone dell'Auto di Parigi, il co-presidente del costruttore cinese, Brian Gu, ha spiegato ai microfoni di Cnbc che "il nostro piano per l'Europa è a lunghissimo termine". I dazi hanno certamente messo "pressioni" sul modello di business di XPeng, ha illustrato il manager, ma questo non ha inciso sugli obiettivi. L'azienda mira a "trovare ogni strategia possibile per affrontare la questione e rendersi competitiva".

Una delle opzioni al vaglio è una maggiore localizzazione degli impianti, come avevano già anticipato i vertici di XPeng nel corso dell'estate. Su questo punto, Gu ha spiegato che "avere capacità produttive in loco è qualcosa che un'azienda con un piano e una visione a lungo termine deve intraprendere. E non è a causa dei dazi, né dei cambiamenti politici a breve termine".

Sull'imposizione dei dazi da parte dell'Ue, che nel caso di XPeng sono stati fissati al 21,3% (più l'aliquota standard del 10% attualmente applicata), Gu ha dichiarato che l'azienda sta tenendo conto di diversi aspetti da dover potenzialmente riesaminare, dai prodotti al business model, passando infine per i prezzi. "Ci sono diverse aree che stiamo esaminando e cercando di ottimizzare", ha chiosato.

Anche Carlos Tavares, ceo di Stellantis, è tornato sul tema dazi dal Salone di Parigi. «La dura realtà è che i nostri rivali cinesi producono veicoli elettrici con costi di circa un terzo in meno rispetto a noi», ha sottolineato, «inoltre, controllano circa l'80-90% del mercato globale dei materiali chiave - catodi, anodi, separatori ed elettroliti - facendo ormai breccia in tutto il mondo, conquistando quote di mercato in Europa, Americhe, Medio Oriente e Africa, passando infine per alcuni mercati del Sudest asiatico. La conseguenza è che molti Paesi ricorrono sempre più spesso a misure commerciali protezionistiche o almeno difensive, che danno l'illusione di tutelare il mercato ma che avranno effetti negativi sul lungo termine», ha concluso il ceo di Stellantis.

Intanto sette su dieci potenziali clienti di auto, in Italia, si dicono pronti a comprare un veicolo cinese a patto che costi meno di 30 mila euro, secondo un sondaggio condotto da Areté, azienda leader nella consulenza strategica,  realizzato nel mese di settembre per verificare l’appeal delle vetture che arrivano dall’Asia orientale sui consumatori nazionali.

L’esito mostra che il 68% degli italiani è pronto ad acquistare un’auto cinese: gradimento che si rafforza ulteriormente tra i potenziali acquirenti di età compresa tra i 31 e i 44 anni. Il motivo è principalmente economico. Il 35% dei rispondenti alla survey individua nel prezzo più conveniente rispetto ai prodotti presenti sul mercato il motivo per cui si affiderebbe a queste vetture. Il 24% lo farebbe per la tecnologia avanzata di cui sono dotate e il 22% per l’affidabilità che si sono guadagnate sul campo. 

Un dato che conferma una volta di più come il pricing costituisca una motivazione essenziale che spinge crescenti fette di mercato verso i modelli economicamente più accessibili dei nuovi brand orientali: l’89% di quanti si dicono propensi ad acquistare una vettura cinese lo farebbe solo a patto di spendere meno di 30 mila euro.

 I costruttori cinesi, grazie anche ai sussidi statali ricevuti, nel giro di pochi anni stanno colmando il gap di reputazione che fino a qualche tempo fa li vedeva penalizzati rispetto ai competitor europei, americani e giapponesi. Resta, comunque, ancora uno zoccolo duro di consumatori che non è ancora pronto ad acquistare un’auto cinese, principalmente in quanto teme la bassa qualità dei materiali (risposta data dal 30% del campione contrario all’acquisto di queste auto) o quella del post-vendita (25%) o, più in generale, le ritiene poco affidabili (23%).

Tra coloro che si dicono pronti a comprare cinese, uno su quattro sceglierebbe l’elettrico (24%) in quanto considera questi brand all’avanguardia su questa specifica tecnologia, il 27% preferirebbe l’endotermico e la restante parte del campione prediligerebbe l’ibrido. 

Massimo Ghenzer, presidente di Areté, sottolinea che «potendo scegliere, sei italiani su dieci acquisterebbero un prodotto europeo ma, in presenza di un costante aumento dei prezzi di listino delle automobili, le ragioni economiche e la prospettiva dell’elettrico spingono i consumatori verso Oriente». I nuovi dazi hanno un importo compreso tra il 17,4% e il 35,3%, che varia a seconda dell’azienda a cui è applicato e che si aggiunge ai dazi già esistenti del 10%: possono, quindi, arrivare complessivamente al 45,3% sul valore dell’auto. La Commissione Europea ha tempo fino al prossimo 30 ottobre per pronunciarsi con una decisione finale. (riproduzione riservata) 


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