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Politica

Al via i Panda Bond (750 milioni) per finanziare pmi in Cina

L'autorizzazione da parte della People Bank of China è attesa a brevissimo, come è emerso questa mattina al Financial Forum Italia-Cina 2019, organizzato da Cdp che insieme a Bank of China è l'emittente. Cdp si è impegnata a utilizzarli nel sostegno al business delle imprese più piccole. Massiccia la presenza di banche cinesi all'evento: tutti promettono di aumentare l'esposizione sull'Italia


10/07/2019 11:59

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

forum
Da sinistra il ministro cinese Liu Kun, Giuseppe sala, sindaco di Milano, Giovanni Tria, ministro dell'economia e Fabrizio palermo, ceo di Cdp

L'autorizzazione per l'emissioine dei primi Panda bond sul mercato cinese, per la prima volta organizzata da un'istituzione estera, la Cassa depositi e prestiti (Cdp) insieme a Bank of China, è attesa ad horas e servirà a dare ossigeno finanziario, 750 milioni di euro, alle Pmi italiane impegnate a esportare o produrre sul mercato cinese.

È quanto di sostanziale è emerso questa mattina a Milano, dove davanti a una massicia rappresentanza di manager e funzionari cinesi, guidata dal ministro delle finanze Liu Kun  e dal neo presidente di Bak of China, Liu Lange, il ministro italiano dell'economia, Giovanni Tria ha aperto l'Italy-China Financial Forum 2019, che si concliuderà nel pomeriggio. 

Nella cornice di palazzo Marino, sede del comune di Milano, la rappresentanza cinese, composta da oltre un centinaio di persone ha evidenziato visivamente il favorevole momento e impegno sullo sviluppo delle relazioni bilaterali, dopo la firma dell'Mou sulla Belt & Road Initiative da parte del governo italiano, lo scorso marzo. 

Che anche dal punto di vista strettamente finanziario sta creando nuove opportunità per le imprese italiane. I 750 milioni che verranno raccolti da Cdp e Boc, di cui 150 già "prenotati" con varie manifestazioni di interesse, andranno in parte anche a beneficio delle 60 imprese partecipate da Cdp in Cina che attualmente sviluppano un giro d'affari di 3,5 miliardi di euro. 

«Vogliamo realizzare un supporto finanziario più strutturato alle imprese in Cina per affrontare la crescente domanda del Made in Italy» ha sottolineato nel suo intervento in apertura del forum, Fabrizio Palermo, ceo di Cdp, senza tuttavia specificare quali saranno i criteri di selezione degli investimenti proposti a fronte delle richieste di finanziamento e soprattutto le condizioni.

«Abbiamo anche contatti con dei fondi cinesi e vogliamo sostenere il piano di ingresso e di espansione delle nostre partecipate in Cina fra cui Snam Rete gas e Ansaldo Energia», ha concluso.

Al forum hanno partecipato le tre principali banche italiane, storicamente presenti sul mercato cinese, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Mps, e Assicurazioni Generali, che in virtù di un accordo ultra decennale con China National Petroleoum Corporation è il maggiore assicuratore estero in Cina, dove sta registrando una crescita costante sia nel ramo vit, ancora fortemente regolamentato, che nei danni.

l gruppo Intesa Sanpaolo è pronto a cogliere la crescita della domanda di prodotti finanziari in Cina. Lo ha sottolineato il presidente Gian Maria Gros-Pietro, in occasione dell'avvio dei lavori dell'Italy-China Financial Forum 2019. "Noi abbiamo già siglato due Mou (memorandum of understanding), siamo molto soddisfatti degli accordi siglati in Cina, un Paese che sta crescendo da anni a tassi molto elevati, ma più rapidamente per quanto riguarda la crescita del reddito e del risparmio. Si stima che nel 2022 i nuclei familiari con una disponibilità finanziaria superiore a 100mila euro saranno circa 300 milioni", ha spiegato.

«In Cina abbiamo costituito una società che si chiama Yi Tsai, cioè 'talento italiano' che distribuirà prodotti di investimento simili a quelli che distribuiamo in Italia. Abbiamo chiesto l'autorizzazione, la domanda è stata accolta per valutazione. Stiamo collaborando col governo cinese che si mostra molto aperto all'intervento di un investitore europeo e in particolare italiano, perché Yi Tsai è al 100% posseduta da Intesa Sanpaolo,» ha raccontato a margine del forum Gian Maria Gross Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, « intendiamo svilupparci in collaborazione con operatori cinesi e in particolare con la municipalità di Qingdao e con altri investitori sempre legati alle autorità locali o governative cinesi».

Il ministro Tria, nel suo discorso introduttivo, ha invece insistito sui rapporti commerciali tra i due Paesi che vedono "le esportazioni passate dai 9 miliardi di euro del 2010 a 13,2 miliardi nel 2018, a fronte di importazioni stabili sui 30 miliardi. La Cina è solo al 3% delle nostre esportazioni totali mentre per i nostri principali competitori europei è al doppio, esistono perciò ampi margini di miglioramento che dovrebbero essere esplorati».

Al forte sbilanciamento della partita commerciale tra Italia e Cina, a favore della Cina, fa da contrappunto anche una differenza di dati ufficiali. Nella mattinata gli speaker cinesi hanno più volte citato il dato di 54,2 miliardi di euro come somma degli scambi bilaterali, mentre l'Ice su dati Istat, parla sempre di pocopiù di 44 miliardi di euro, differenza notevole che nasce con tutta probabilità delle diverse fonti doganali. Quelle cinesi tengono conto verosimilmente di merci italiane transitate attraverso economie terze prima di arrivare in Cina.

 



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