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Politica

Boselli (Iccf), Italia e Cina più vicine, export italiano da record

Al Forum Italy China Economic Cooperation organizzato dall'ex Fondazione Italia-Cina, l'ambasciatore a Pechino Luca Ferrari annuncia a sorpresa il rientro a Roma per lavorare nella squadra di governo. Confortanti i dati sugli scambi commerciali, l'export si avvicina quest'anno a un nuovo record. Gli interventi delle banche, Intesa Sanpaolo e ICBC


24/11/2022 15:51

di Anna Dirocco

settimanale
Mario Boselli, presidente Iccf

«Il momento attuale è significativo per varie ragioni, tra cui una visibile e particolare situazione nei rapporti tra i nostri Paesi. La cosa che ci ha fatto più piacere è vedere, in tempi brevi, un cambio di atteggiamento, in positivo, da parte del premier Meloni nei confronti della Cina. L'atteggiamento è cambiato dopo l'incontro con Xi, è cambiato anche nella prospettiva del viaggio del ministro Belloni in Cina. La stabilità delle due situazioni è  un'opportunità per entrambi i Paesi per costruire rapporti più "normali e continuativi" rispetto a certi ondeggiamenti visti nel passato».

Lo ha affermato Mario Boselli, presidente di Iccf, la nuova denominazione della Fondazione Italia-Cina, durante l'Italy China Economic Cooperation Forum, organizzato con l'obiettivo di agevolare il dialogo tra istituzioni e operatori economici italiani e cinesi.

Nell'occasione l'attuale ambasciatore a Pechino, Luca Ferrari, attualmente in quarantena a causa delle restrizioni per l'accertamento di nuovi casi di Covid nella capitale, ha annunciato, a sorpresa, che lascerà a breve la Cina per tornare alla Farnesina a disposizione del governo Meloni.

«In Cina lo scenario non è dei più semplici, dal momento che la politica per contrastare i contagi ovviamente si sta ripercuotendo sul sentiment delle imprese», ha detto ancora Ferrari, sottolineando però che, «Cina e Italia sono partner commerciali solidi, con un forte interscambio. L'export del made in Italy, nel 2020-21, ha raggiunto la cifra record di 16 miliardi di euro, in crescita del 21% rispetto al pre-pandemia, e segnando il risultato più alto mai registrato dal 1991».

«Il trend positivo continua a rafforzarsi anche nel corso del 2022: nonostante tutto, da gennaio a settembre l'export è cresciuto del 3,7% rispetto all'anno precedente per un valore complessivo di 12 miliardi di euro, il che ci lascia sperare che nel mese di novembre dovremmo già aver superato il record del 2020-21. Non bisogna lasciarsi ingannare da avvenimenti passeggeri, la Cina tornerà a crescere e continuerà a farlo», ha concluso Ferrari.

Le difficolta sul piano macroeconomico del pianeta Cina sono state al centro anche dell'intervento di Alessandro Zadro, capo dell'ufficio studi di Iccf, che ha curato il report sullo stato dell'economia insieme a Marco Bettin, direttore generale di Iccf.

«La crescita del Pil cinese nei primi 3 trimestri del 2022 è risultata pari al 3% su base annua. A inizio anno le aspettative del governo erano al 5%, previsioni che però sono state messe più volte in discussione in scia alla politica zero-Covid del Paese. È chiaro che a un certo punto il governo ha deciso che il raggiungimento del target del Pil andava messo in secondo piano rispetto alle criticità sanitarie».

Zadro ha evidenziato che quest'anno la Cina ha registrato la crescita più lenta dagli anni novanta rispetto ai mercati, a causa della gestione della pandemia, dei lockdown, ai rischi del mercato immobiliare, e anche ai timori esterni tra cui la paura di una recessione globale che ha un suo peso sull'export cinese.

Il report ha anche evidenziato come dal 2016 ad oggi sia in atto un trend di decrescita degli investimenti cinesi in Europa. Dal lato opposto, gli investimenti europei in Cina negli ultimi 4/5 anni sono stati trainati da pochi Paesi - Germania, Paesi Bassi e Regno Unito tra i principali - e si sono rivolti verso alcuni settori specifici, tra qui il comparto medico, chimico e automotive. A livello di presenza geografica, nel 2021 risultavano direttamente presenti in Italia (con almeno un'impresa partecipata attiva) circa 273 gruppi della Cina Continentale e 162 di Hong Kong.

Un punto importante, sottolineato da Bettin all'interno del Report, è che per l'Italia nel ridefinire le relazioni con la Cina, l'Ue dovrebbe rafforzare la cooperazione diplomatica con partner strategici al di fuori dell'Unione, pur mantenendo stabili relazioni con Pechino; rafforzare la cooperazione sul clima; aumentare gli scambi commerciali. Al contrario, le aziende cinesi, ritengono che il governo dovrebbe valutare una versione del Cai che tenga conto dell'attuale difficile congiuntura economica internazionale; promuovere nuovi scambi culturali e favorire una più profonda cooperazione in attività congiunte di R&S.

Al foruM sono intervenuti anche i rappresentanti di due banche, Rosario Strano, responsabile progetto Cina di Intesa Sanpaolo, e Sergio Miele, che rappresenta in Italia Industrial and Commercial Bank of China, la prima banca cinese.

«La Cina ha fatto progressi enormi, diventando il primo esportatore mondiale di merci e la prima potenza manifatturiera, rendendo sempre più attrattivo il mercato agli occhi di investitori esteri, che guardano al Paese come una straordinaria opportunità di crescita», ha detto strano, «la prospettiva certa è che tante imprese italiane, comprese le Pmi, continueranno a investire nel Paese. Se dovessimo individuare due aspetti significativi sarebbero sicuramente da un lato il supporto governativo cinese e dall'altro un giusto team manageriale».

«Una delle prime difficoltà che incontrano gli investitori in Cina è rappresentato dall'individuare un luogo preciso dove investire e questo a causa delle politiche e strategie locali che spesso rischiano di ostacolare l'analisi e la ricerca di opportunità», ha sottolineato il manager, «si tratta principalmente della difficoltà di aprire un canale diretto con le autorità, che invece consentirebbe un allineamento maggiore con le politiche locali. Il secondo aspetto è riuscire a individuare un adeguato team manageriale, in grado di rappresentare adeguatamente la natura delle imprese italiane senza replicare però l'esperienza domestica».

Miele ha affermato che Icbc, in Italia e in Europa, sta perseguendo una strategia finalizzata a erogare denaro e servizi. Per questo ha stretto accordi con UniCredit e Intesa Sanpaolo, per erogare altri servizi - parallelamente alle altre strategie bancarie - sia di finanza sia accessori. (riproduzione riservata)


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