L'attività economica in Cina ha subito un duro colpo a novembre, affossata dalle rigide misure di contrasto al Covid-19 hanno interrotto la produzione delle fabbriche e hanno pesato sui consumi.
Le vendite al dettaglio, un indicatore chiave dei consumi interni, sono scese del 5,9% rispetto allo scorso anno, rispetto al calo dello 0,5% su base annua di ottobre, deludendo il consenso degli economisti che si aspettavano una discesa meno grave, del 3% a/a.
Sempre a novembre la produzione industriale è poi aumentata del 2,2% a livello annuale, in netto rallentamento rispetto alla crescita del 5% di ottobre, deludendo anche in questo caso il consenso degli economisti che avevano previsto un incremento del 3,8% a/a.
Hanno rallentato anche gli investimenti fissi cresciuti del 5,3% nel periodo gennaio-novembre, in rallentamento rispetto alla crescita del 5,8% nei primi 10 mesi dell'anno.
A seguito di questi dati, probabilmente già ben noti ai vertici di Pechino, il Consiglio di Stato, massimo organo decisionale del governo, ha deciso nei giorni scorsi di revocare restrizioni agli spostamenti individuali, l'obbligo di ripetuti test anti Covid e di quarantena, oltre lo spegnimento della app di controllo degli eventuali nuovi contagi, e di rilanciare i programmi di sviluppo dell'economia.
Secono quanto si è appreso da fonti americane, il Politburo, organo decisionale del Partito Comunista, già da ottobre starebbe lavorando a un piano di rilancio dell'economia, che dovrebbe portare nel 2023 alla crescita dell'economia cinese oltre il 5%, quindi quasi il doppio del dato con cui chiuderà il 2022, intorno al 3% o poco sotto.
In una riunione interna, poco dopo il congresso del Partito comunista, He Lifeng, astro nascente nel cielo di Pechino, membro aggiunto al Politburo e capo della Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme, il massimo organo di pianificazione economica della Cina, avrebbe chiesto politiche volte ad alleggerire i controlli sul Covid, a stimolare il settore immobiliare e a ripristinare la fiducia degli imprenditori.
Nelle ultime settimane, inoltre, i funzionari governativi hanno iniziato a riesaminare le politiche per i settori della tecnologia e dell'istruzione - due dei bersagli piu' colpiti dalle recenti campagne di regolamentazione - e si stanno preparando a concludere le indagini in corso da tempo contro le societa' del comparto internet.
Fissare un obiettivo ufficiale di crescita del prodotto interno lordo superiore al 5% per l'anno prossimo è un traguardo relativamente ambizioso, vista la miriade di incertezze legate all'uscita della Cina dalla politica di zero-Covid e considerato il pessimo sentiment sul mercato immobiliare, dove tra gennaio e novembre, le vendite hanno continuato a scendere, nonostante ulteriori misure di sostegno del mercato adottate dal governo.
Le vendite di case per valore sono scese del 28,4% a livello annuale nei primi 11 mesi dell'anno, gli investimenti immobiliari sono inoltre scesi del 9,8% nel periodo, in peggioramento rispetto al calo dell'8,8% dei primi 10 mesi dell'anno. L'avvio di nuove costruzioni da parte degli sviluppatori immobiliari del Paese è sceso del 38,9% nel periodo gennaio-novembre.
I prezzi delle nuove case in Cina hanno poi continuato a scendere a novembre, e il prezzo medio in 70 città è sceso del 2,33% a novembre, dopo la contrazione del 2,4% di ottobre.
Ciononostante alcuni economisti di Wall Street prevedono già che la seconda economia mondiale crescerà del 5% o più nel 2023, dato il confronto con la debole crescita di quest'anno e l'ottimismo sulla revoca delle misure di Covid che hanno frenato il Paese per tre anni. Standard Chartered Bank prevede una crescita del 5,8%, mentre gli economisti di Citibank prevedono un aumento del Pil del 5,3% nel 2023.
Altri economisti hanno invece ridotto le loro aspettative, temendo un'uscita disordinata dalla politica zero Covid, le crescenti tensioni geopolitiche e le continue ricadute dei problemi del settore immobiliare.
È quasi certo che quest'anno la Cina mancherà di molto l'obiettivo ufficiale di crescita del Pil, pari al 5,5% circa. La maggior parte degli economisti si aspetta che la crescita di quest'anno si aggiri intorno al 3% e Pechino ha pubblicato dati che mostrano un rallentamento maggiore del previsto nelle vendite al dettaglio, nella produzione industriale e negli investimenti fissi, anche se il rallentamento dei prezzi degli immobili, durato un anno, ha mostrato qualche segnale di attenuazione dopo che la Cina ha presentato misure di sostegno al settore immobiliare a metà novembre.
L'ufficialità di dovrebbe, comunque, avere tra non molto dall'annuale Central Economic Work Conference, che nei prossimi giorni stabilirà le priorità economiche per l'anno prossimo. (riproduzione riservata)