La Cina ha fissato un obiettivo di crescita economica per quest'anno di circa il 5,5%, il livello più basso in oltre un quarto di secolo di pianificazione economica, riflettendo le crescenti incertezze interne e globali.
Il target, annunciato sabato dal premier Li Keqiang, in apertura delle Due Sessioni dell'Assemblea del Popolo, segna un leggero passo indietro rispetto al 6% che era stato fissato per il 2021, e che, a consuntivo, ha segnato invece un +8,1%.
L'obiettivo meno ambizioso arriva tra le crescenti pressioni al ribasso nella seconda economia più grande del mondo e indica le preoccupazioni dei responsabili politici sull'impatto dei rallentamenti, alimentati dal governo, nei settori immobiliare e tecnologico, nonché la crescente incertezza geopolitica con la guerra in Ucraina. Di conseguenza i consumi interni alla Cina potrebbero rivelarsi più deboli mentre gli economisti prevedono una crescita delle esportazioni più lenta, rispetto all'anno scorso.
Pechino ha fissato obiettivi annuali del PIL dal 1994, con l'unica eccezione del 2020, quando la pandemia di Covid-19 ha ritardato l'annuale sessione legislativa di diversi mesi e ha portato Pechino a cancellare del tutto l'obiettivo di crescita.
Il governo cinese ha inoltre affermato che aumenterà la spesa militare del 7,1% nel 2022, rispetto all'aumento del 6,8% dell'anno precedente, l'aumento più consistente degli ultimi tre anni.
L'opinione condivisa da molti analisti è che l'economia cinese sia entrata nel 2022 in una fase di decelerazione. I segnali economici di quest'anno, influenzati dal rallentamento delle attività per il capodanno e le Olimpiadi invernali, sono stati segnati da un forte calo nel settore immobiliare e, meno pronunciato, nei consumi interni.
Li ha descritto l'obiettivo del pil di quest'anno come "un tasso di crescita medio-alto", che, secondo il premier, dimostrerebbe la "capacità di muoversi in modo proattivo" del Paese, considerando le varie sfide che l'economia deve affrontare.
Tuttavia gli analisti di Jp Morgan Asset Management, una delle grandi banche americane più impegnate in Cina, hanno osservato che l'obiettivo del 5,5% è comunque superiore alla crescita del 4,0% registrata nel 4° trimestre dell'anno scorso, e pronosticano uno stimolo economico più forte del governo sull'economia.
Ma, è la previsione, l'allentamento monetario "sarà graduale", con tagli al tasso di riferimento dei prestiti a breve e lungo termine che potrebbero verificarsi a metà dell'anno.
Zhiwei Zhang, capo economista di Pinpoint Asset Management, ha invece messo in evidenza un "allarmante" rallentamento delle esportazioniche sono state il principale motore della crescita economica lo scorso anno, mentre i consumi e gli investimenti erano entrambi deboli. «Con la crisi ucraina che impone un rischio al ribasso per la domanda globale, la Cina dovrà fare più affidamento sulla domanda interna», ha aggiunto Zhang.
In realtà sul fronte degli scambi internazionali le cose non sembrano andare così male per la Cina. In gennaio e febbraio le esportazioni cinesi,, secondo i dati delle Dogane, sono cresciute a un ritmo più lento,16,3%su base annua, rallentando rispetto al dato di dicembre, 20,9%, ma sono state migliori delle aspettative del mercato.
L'export cinese e' aumentato del nei primi due mesi del 2022 rispetto al periodo dell'anno precedente, rallentando dalla crescita del 20,9% di dicembre, ha affermato lunedi' l'Amministrazione Generale delle Dogane della Cina. Il risultato e' stato superiore all'aumento del 15,0% previsto dagli economisti intervistati dal Wall Street Journal.
Le importazioni cinesi sono aumentate del 15,5%, più lentamente della crescita del 19,5% di dicembre ma leggermente superiore all'aumento del 15,4% previsto dagli economisti intervistati. Il surplus commerciale è stato di 115,95 miliardi di dollari, inferiore ai 120,5 miliardi di dollari previsti dagli economisti. (riproduzione riservata)