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Politica

L'ambasciatore cinese in Italia: La Via della Seta merita un bis

Jia Guide, capo missione della Repubblica Popolare all'ambasciata di Roma, ha risposto alle domande di Milano Finanza sui rapporti tra i due paesi, mentre sta organizzando il viaggio a Pechino della premier Meloni


12/06/2023 11:08

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Jia Guide

Solidi studi all’Università di Pechino ma anche un master in diritto dell’ambiente alla George Washington University, in diplomazia dagli anni 90, Jia Guide, 56 anni, neo capo missione di Pechino all’ambasciata di Roma, sta affrontando la sfida più difficile della sua carriera. A Roma ha trovato ad attenderlo dossier scottanti, dall’adesione dell’Italia alla Via della Seta al golden power del governo sugli investimenti cinesi in Italia, primo fra tutti quello in Pirelli, mentre si stanno definendo i tempi della prossima visita a Pechino di Giorgia Meloni. Guide ha mostrato con Milano Finanza una distensiva visione geopolitica e molta fiducia nelle secolari relazioni bilaterali. Ecco la sua intervista.

È arrivato da poco in italia, ma ha sicuramente elementi per definire i rapporti fra Italia e Cina…

I rapporti tra Cina e Italia sono profondi, a tutto campo e basati sul win–win. L'antica Via della Seta è un simbolo storico dell'amicizia tra Cina e Italia da più di mille anni. Nei cinquant'anni dall'allacciamento delle relazioni bilaterali la fiducia politica reciproca si è rafforzata costantemente e la cooperazione tra i due Paesi in settori come l'economia e il commercio, la cultura e il turismo si è intensificata sempre di più. La sigla del memorandum d’intesa per la cooperazione nel Belt and Road ha ulteriormente elevato il livello strategico delle relazioni bilaterali. I due Paesi vantano maturi e diversificati meccanismi di dialogo e sono tra i partner di commercio più importanti l’uno per l’altro. La cooperazione fattiva in ambito di scienza, tecnologica e cultura vanta numerosi fiori all’occhiello e i contatti a livello locale e tra persone sono fiorenti e in costante crescita. Il prossimo anno festeggeremo il ventesimo anniversario del partenariato strategico globale sino-italiano. Cina e Italia dovranno essere pronte a cogliere le opportunità, a pianificare con cura e a mettere in atto molte interazioni di alto livello nel corso dell’anno, nonché ad accelerare il rilancio del dialogo e della comunicazione a tutti i livelli, a far sì che la cooperazione si muova su una strada di cooperazione sempre più profonda e sempre più concreta, al fine di beneficiare i popoli dei due Paesi.

 

Gli investimenti cinesi in Italia sono destinati a crescere nei prossimi anni, considerando i settori strategici come l’automotive.

L’Italia è una delle destinazioni più importanti per gli investimenti delle aziende cinesi. Attualmente, i principali settori di investimento delle aziende cinesi in Italia sono la finanza, le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti, l’industria meccanica, la biomedicina, la moda, l’agroalimentare, la cultura e lo sport, l’e-commerce, la ricerca e sviluppo. Le piccole e medie imprese tra i due Paesi hanno creato un modello di cooperazione basato sul win-win caratterizzato da molti livelli diversi e da molti settori diversi che inietta nuova linfa vitale al sano e stabile sviluppo delle relazioni economico-commerciali bilaterali. Attualmente, vi è un forte dinamismo a livello socioeconomico in Cina e i meccanismi di dialogo sino-italiano in tutti i settori sono stati riattivati. Le aziende dei due Paesi devono cogliere le opportunità, rafforzare la cooperazione di mutuo vantaggio in ambito di ecologia e digitale.

Il governo italiano accoglie con favore gli investimenti in Italia di aziende cinesi produttrici di veicoli a nuove fonti energetiche e di aziende che producono batterie. Le due parti devono sfruttare a pieno i propri punti di forza in questi settori, sviluppare pienamente il potenziale della cooperazione e realizzare uno sviluppo win-win. Al contempo, auspichiamo che l’Italia possa fornire un ambiente di business equo, giusto e non discriminatorio.

Le aziende cinesi preferiscono investimenti di portafoglio in Italia, anche nel tech,  invece che greenfield. L’Italia dovrebbe fare di più per incentivare questi ultimi? 

Gli investimenti all’estero delle imprese prendono in considerazione vari fattori, tra cui le diverse condizioni nazionali, i diversi settori e le diverse fasi di sviluppo, quindi i metodi di investimento applicabili devono essere autonomi e molteplici. Complessivamente, negli ultimi anni, le imprese cinesi che hanno investito in Italia hanno ottenuto buoni risultati, contribuendo al gettito fiscale locale, all’occupazione e alla crescita economica.

La Cina ha sempre incoraggiato le imprese cinesi di alta qualità ad andare all’estero, a operare secondo le leggi straniere e a effettuare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, sostenendole fermamente anche nella tutela dei loro legittimi diritti e interessi. La promozione degli investimenti in entrambe le direzioni richiede gli sforzi congiunti dei due Paesi: da un lato, è necessario mantenere un buon clima di cooperazione, promuovendo gli scambi attraverso maggiori investimenti e soddisfacendo le esigenze di settore; dall’altro lato, è necessario fornire tutele istituzionali per garantire un ambiente di investimento equo, giusto e non discriminatorio per le attività di ciascuna società nei rispettivi Paesi.

L’export cinese si sta spostando molto verso il Pacifico e l’Africa, e calando verso Usa ed Europa. Che effetti avrà questo trend sulla crescita del pil cinese, considerando il diverso peso di quelle esportazioni?

La Cina è un partner commerciale principale per più di 140 Paesi e regioni. Con lo sviluppo sempre maggiore del RCEP e della Belt and Road di alta qualità, non deve stupire che i paesi dell’ASEAN e tutti quelli che costeggiano le rotte delle Belt and Road siano divenuti nuovi centri di crescita del commercio estero cinese e che ci siano prospettive di ulteriore crescita per il futuro. D’altro canto, l’interscambio commerciale della Cina con l’Europa e gli Stati Uniti è in calo oggettivamente dovuto all’impatto delle misure finanziarie di questi paesi, nei confronti di pandemia, che hanno condotto a una precoce liberazione dei consumi che ha portato a un indebolimento della domanda interna. Però, vi sono anche ragioni più profonde, ovvero la politicizzazione e l’uso come armi del commercio estero da parte di alcuni esponenti politici europei e americani che parlano di “de-risking” nei confronti della Cina, una sorta di brutta copia del “decoupling” che rientra in quell’atteggiamento di “chiudersi nel proprio cortile e circondarsi di alte mura” che viola le regole economiche e l’ordine internazionale di commercio. I rischi che il “de-risking” porta con sé sono probabilmente più grandi di quelli che si percepiscono come tali, su questo chi di dovere dovrebbe fare una attenta riflessione.

Di fronte ai fattori di instabilità esterna, la Cina continuerà ad ampliare la sua apertura di alto standard, a facilitare la mobilità dei businessmen. Auspichiamo che tutte le parti abbiano una visione di sviluppo comune e tutelino l’apertura, la libera circolazione dei flussi commerciali e la fluidità della supply chain globale e che creino un ambiente per il commercio prevedibile e diano nuovo impulso all’economia mondiale.

L’export dell’Italia verso la Cina sta crescendo in controtendenza in Europa. Verrà battuto quest’anno il record 2022 di oltre 75 miliardi di dollari di scambi?

Nonostante i fattori negativi, come la pandemia, i rapporti commerciali bilaterali sino-italiano negli ultimi anni sono migliorati costantemente e il volume dell’interscambio bilaterale ha toccato nuovi record per tre anni consecutivi attestandosi ai primi posti a livello Europeo. Ciò dimostra come i rapporti economico-commerciali tra i due Paesi siano caratterizzati da un alto grado di complementarità della domanda.

Con il miglioramento della pandemia e la rapida ripresa economica della Cina, era giusto e opportuno che Cina e Italia rafforzassero ulteriormente il loro interscambio commerciale. Quest’anno la Cina sta organizzando eventi come “l’anno del risveglio dei consumi” e “l’anno per investire in Cina” volti a promuovere la crescita dei consumi e a svilupparne il potenziale, nonché a creare una piattaforma migliore per il matching degli investimenti e far sì che il grande mercato cinese ricco di opportunità possa divenire una fonte di occasioni di sviluppo per le imprese di tutti i paesi, Italia inclusa. La Cina è lieta di vedere la netta accelerazione dell’export italiano verso la Cina. Non molto tempo fa, l’Italia ha partecipato attivamente alla China Consumer Products Expo a Hainan e ad altre importanti eventi fieristici cinesi, un chiaro esempio della volontà delle imprese di recuperare il tempo perduto e le perdite subite durante la pandemia. Sono fiducioso che la cooperazione economico-commerciale bilaterale otterrà sempre nuovi ottimi risultati.

Ma la bilancia commerciale con l’Italia è pesantemente sfavorevole a quest’ultima. Che cosa intende fare la Cina per riequilibrarla?

La Cina non ha alcuna intenzione di perseguire un surplus commerciale con l’Italia. In quanto partner per la realizzazione della Belt and Road, la Cina prende atto delle preoccupazioni della controparte italiana e fornisce agevolazioni politiche per l’esportazione di prodotti italiani di alta qualità, dà priorità e sostiene la partecipazione di alto livello dell’Italia ai principali eventi fieristici cinesi di respiro internazionale e incentiva la cooperazione tra gli eventi promotori del commercio dei due Paesi. Ancora, promuove l’organizzazione di presentazioni e iniziative per l’attrazione di investimenti a livello locale al fine di sostenere realmente l’ampliamento della quota di mercato delle imprese italiane in Cina e far sì che sempre più prodotti di alta qualità “made in Italy” entrino sul mercato cinese.

Occorre altresì sottolineare che un deficit della bilancia commerciale bilaterale non vuol dire che l’Italia “sia svantaggiata” nel commercio con la Cina. Fintanto che il commercio è equo, volontario, rispettoso delle leggi di mercato, i due Paesi e i loro popoli possono trarne beneficio. Ad esempio, lo scorso anno, l’export cinese di materie prime e semilavorati industriali ha garantito la stabilità della catena di approvvigionamento delle aziende italiane, ha contribuito a contenere i costi e a mantenere la competitività delle imprese italiane, al contempo i beni di consumo con prezzi ragionevoli e di buona qualità hanno aiutato l’Italia a tenere sotto controllo l’inflazione.

D’altro canto, il deficit della bilancia commerciale è dovuto alle diverse fasi di sviluppo in cui si trovano le economie dei nostri due Paesi, alla divisione del lavoro a livello globale e alle differenze sia nel livello di sviluppo che nelle disposizioni industriali. L’Italia è un paese industrialmente avanzato che dalla Cina e da altri paesi in via di sviluppo importa materie prime, componentistica e semilavorati che con la lavorazione e la produzione divengono beni di consumo di alta e media gamma da commercializzare sui mercati delle economie sviluppate. Quindi, in generale, si può manifestare una situazione di deficit commerciale nei confronti dei paesi in via di sviluppo e una di surplus nella bilancia commerciale con gli altri paesi sviluppati. L'Italia, in quanto economia sviluppata, ha completato il processo di abbandono delle industrie ad alta intensità di manodopera e si è spostata verso settori ad alto valore aggiunto come la moda, la farmaceutica e la manifattura di alta fascia. Con lo sviluppo della Cina, alcune industrie ad alta intensità di manodopera si stanno gradualmente spostando in altri Paesi, e sia la Cina che l'Italia vedranno aumentare le importazioni da quest’ultimi. Allo stesso tempo, se l’Italia non porrà troppe restrizioni alle esportazioni, l’import cinese di prodotti italiani crescerà e la bilancia commerciale bilaterale vedrà una tendenza di riequilibrio dinamico. Tutto ciò è in linea con la legge oggettiva dei transfer industriali nell’economia globalizzata, dunque si deve trattare con razionalità.

A chi obbietta, non senza ragione, che l’adesione dell’Italia alla Via della Seta abbia portato pochi vantaggi economici all’Italia, che cosa risponde?

La Cina ha posto attenzione alle osservazioni pertinenti. Questa discussione non è né giusta né vera. Il Memorandum d’Intesa sulla Belt and Road è un documento di collaborazione di win-win, non è mai avvenuto che una parte favorisse l'altra (non è un favore fatto da una parte all’altra). Dopo la firma del MOU, la posizione prioritaria dell’Italia nelle relazioni estere della Cina si è rafforzata notevolmente. Durante la pandemia, su richiesta dell’Italia, la Cina ha tempestivamente raccolto una grande quantità di forniture per l’assistenza sanitaria e successivamente ha inviato tre squadre di medici esperti nelle aree colpite più gravemente per condividere l’esperienza nel contrasto all’epidemia. Poi il volume degli scambi bilaterali ha segnato livelli record per più anni consecutivi e dal 2019 al 2021 le esportazioni italiane in Cina sono aumentate del 42%, superando di gran lunga il livello precedente la firma del MOU. Inoltre, in quattro anni sono stati sottoscritti sette accordi sull’esportazione di prodotti italiani in Cina, la quantità e la velocità di accesso sono tra le più elevate a livello europeo e presto anche i prodotti italiani a base di pere entreranno nel vasto mercato cinese. Infine, l’Italia è stata invitata a partecipare in via prioritaria a importanti fiere internazionali in Cina e quest’anno è stata l’unico Paese ospite d’onore della terza edizione della China International Consumer Products Expo, con 147 marchi italiani che hanno preso parte con successo alla manifestazione ottenendo buoni risultati. Va anche sottolineato che, dopo la firma del MOU, la cooperazione culturale e turistica tra i due Paesi ha avuto immediatamente un notevole sviluppo. Il favore del popolo cinese nei confronti dell’Italia è aumentato rapidamente ed è questo l’importante motivo del successo ottenuto in Cina dalle mostre dedicate a reperti culturali e della popolarità dell’Italia come meta turistica. Deve essere chiaro che questi risultati e benefici non sono affatto scontati, ma sono inscindibili dalla firma del MOU. Desidero sottolineare che, con la ripresa quest’anno del dialogo sino-italiano in vari ambiti, ci sono ancora molti spazi di cooperazione di cui parlare nella cornice della costruzione congiunta sino-italiana della Belt and Road ed è ciò che dovrebbe essere fatto. Entrambe le parti dovrebbero lavorare insieme per recuperare il tempo perso a causa dell’epidemia, in modo che l’intesa svolga appieno il proprio ruolo, promuovendo lo sviluppo sano e stabile delle relazioni bilaterali e iniettando maggiore energia positiva e nuovo slancio al ventesimo anniversario del partenariato strategico globale Italia-Cina.

I collegamenti aerei Italia-Cina sono ancora sotto i livelli pre-covid. Ci sarà un ulteriore sviluppo a breve?

Dalla fine dello scorso anno, stanno riprendendo in modo regolare i voli tra Cina e Italia. Al momento, il numero dei collegamenti aerei di Air China e China Eastern Airlines è tornato ai livelli pre-pandemia o li ha addirittura parzialmente superati, Hainan Airlines opera quattro volte a settimana e anche China Southern Airlines prevede di riprendere i voli a breve. L’Amministrazione dell’Aviazione Civile cinese ha dichiarato che continuerà a esaminare e approvare tempestivamente le richieste delle compagnie aeree cinesi e straniere per voli internazionali nuovi e preesistenti, assistendole nella risoluzione di difficoltà e problemi incontrati nel processo di ripresa dei collegamenti e garantendo la ripresa regolare e ordinata dei voli passeggeri internazionali. Si ritiene che, grazie alla costante introduzione di politiche favorevoli e alla concentrazione della domanda relativa a viaggi turistici e di affari, la ripresa del settore dell’aviazione civile avrà un’ulteriore accelerazione.

Prevede una ripresa e in che tempi del turismo cinese in Italia?

Prima della pandemia, per molti anni la Cina è stata il maggiore mercato mondiale relativamente ai viaggi in uscita, portando grandi opportunità commerciali ai Paesi di tutto il mondo. In base ai dati ISTAT, nel 2019 l’Italia ha accolto quasi 5,36 milioni di turisti cinesi, superando di gran lunga gli altri Paesi europei. Inoltre, i turisti cinesi si collocano al primo posto per il potere di acquisto nei duty free italiani, contribuendo per il 29%. Lo scorso febbraio, dopo tre anni di stop, sono ufficialmente ripresi i tour di gruppo in uscita dalla Cina e a marzo l’Italia è stata uno dei Paesi inseriti nel secondo gruppo del programma pilota per i viaggi di gruppo all’estero. La ripresa dei viaggi in uscita coinvolge molti elementi, tra cui le agenzie di viaggio, le compagnie aeree, la progettazione degli itinerari, la formazione del team di assistenza e le politiche sui visti per il Paese di destinazione, quindi serve del tempo. Naturalmente, poi, le destinazioni turistiche amichevoli e accoglienti saranno più popolari tra i turisti. Si ritiene che, con gli sforzi congiunti delle strutture competenti di entrambe le parti, il numero di turisti cinesi aumenterà gradualmente e dovrebbe superare il livello pre-pandemia.

Qual è la fotografia degli scambi culturali Italia-Cina a livello universitario e di scuole superiori?

Negli ultimi anni, gli scambi e le collaborazioni in campo educativo tra Cina e Italia sono stati ricchi di contenuti e hanno raggiunto notevoli risultati. I due governi hanno firmato un accordo sul riconoscimento reciproco dei titoli di istruzione superiore e un piano di attuazione per la cooperazione nel settore educativo. Le università dei due Paesi hanno siglato oltre novecento accordi di cooperazione, cinquanta istituti e progetti educativi e il numero di studenti internazionali in entrambe le direzioni è in costante aumento. Al momento ci sono 29.100 studenti cinesi che studiano in Italia, principalmente design, arte e ingegneria. Dopo la laurea, gli studenti decideranno autonomamente che strada prendere in base alla propria specializzazione, alla situazione familiare e alla condizione lavorativa. Allo stesso tempo, la Cina è una delle principali destinazioni di studio dell'Italia al di fuori dell'Unione Europea, con circa 6.000 studenti italiani che studiano in Cina. Pochi giorni fa sono arrivati a Pechino più di 170 studenti della Scuola di Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Roma per iniziare il campo estivo di “Chinese Bridge”. Non vediamo l’ora che gli studenti relativi dei due Paesi diventino un ponte importante per promuovere l’amicizia interpersonale tra Cina e Italia, facendoli diventare “Marco Polo” della nuova era. (riproduzione riservata)


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