Dall'espansione alla contrazione: lo segnala oggi l'indice Pmi ufficiale del settore manifatturiero cinese che è sceso a 49,5 a marzo dai 50,2 di febbraio, secondo le osservazioni dell'Ufficio nazionale di statistica. Il che significa che l'attività economica in Cina si è indebolita questo mese, secondo i sondaggi Pmi ufficiali, poiché sono stati imposti nuovi lockdown per prevenire la diffusione della variante Omicron del coronavirus.
Sia gli indicatori manifatturieri sia quelli non manifatturieri rilasciati dall'Ufficio nazionale di statistica sono precipitati in territorio di contrazione a marzo. Il risultato corrisponde anche alla previsione di consenso di 49,5 punti degli economisti intervistati dal Wall Street Journal.
Il Pmi manifatturiero ufficiale è tornato sotto la soglia dei 50 punti, che separa l'espansione dell'attività dalla contrazione, dopo quattro mesi di espansione dell'attività. La conferma sull'impatto dei lockdown arriva dal sottoindice della produzione in fabbrica che è sceso a 48,8 a marzo dal 50,4 di febbraio.
La produzione è stata sospesa o ridotta a causa dei focolai di Covid-19, che in seguito hanno influenzato le operazioni e la produzione dei produttori nella stessa catena di approvvigionamento, ha confermato Zhao Qinghe, analista senior presso l'ufficio di statistica.
Molti centri manifatturieri cinesi, tra cui Shenzhen, Shanghai e Changchun, hanno implementato lockdown generalizzati poiché le infezioni quotidiane da Covid-19 hanno raggiunto i livelli più alti dall'epidemia iniziale nella città di Wuhan all'inizio del 2020.
I lockdown e le misure di quarantena hanno anche portato le industrie a restare a corto di personale allungando i tempi di consegna, ha affermato Zhao.
Ma anche la domanda di mercato, in particolare gli ordini di beni da esportare, si è indebolita a causa dell'intensificarsi delle tensioni geopolitiche, ha poi affermato Zhao. Il sottoindice che misura il totale dei nuovi ordini è scivolato in territorio di contrazione a 49,5 da 50,7 di febbraio. Il sottoindice per i nuovi ordini di beni di esportazione è sceso di più in territorio di contrazione a 47,2 a marzo dai 49,0 di febbraio.
Infine anche il Pmi non manifatturiero ufficiale, che include attività di servizi e costruzioni, è crollato a 48,4 a marzo da 51,6 a febbraio, poiché l'attività di servizi a stretto contatto nei settori del trasporto ferroviario e aereo, della ristorazione e degli alloggi è stata maggiormente colpita. L'attività dei servizi è scesa a 46,7 questo mese dai 50,5 di febbraio.
Un'indicazione più positiva arriva dal sottoindice che segue l'attività di costruzione salito leggermente a 58,1 da 57,6 di febbraio, a causa della richiesta di Pechino di espandere gli investimenti infrastrutturali.
È in questo scenario economico che si svolgerà domani in video-conferenza l'atteso vertice tra Xi Jinping e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, summit particolarmente importante, che avrà al centro non solo il confronto sulla guerra in corso in Ucraina, dove le posizioni di Ue e Cina divergono fortemente, ma anche sui rapporti bilaterali, tra cui quelli economici che hanno un'importanza rilevante, perché la Ue è il primo partner commerciale della Cina per le esportazioni.
Quello che Xi Jinping vorrebbe trovare nel summit di domenica è l'apertura di "terreno comune", come scrive oggi il giornale ufficiale Global Times, per non rischiare di essere considerato appiattito sulla Russia di Vladimir Putin e quindi isolato rispetto alle altre grandi economie del mondo.
Pechino sostanzialmente vorrebbe aprire un discorso con l'Europa alla luce di una cooperazione che ha "una portata più ampia per i due partner strategici", perché la gestione degli affari globali "necessita di una cooperazione" tra i due estremi del continente euroasiatico.
Pechino è consapevole - secondo quanto scrive il Global Times - che la vicenda ucraina è una questione che pesa anche nelle relazioni Cina-Ue, ma non vorrebbe che fosse l'unico fattore determinante nelle relazioni sino-europee. In questo senso, Pechino spera che anche la parte europea voglia rafforzare la cooperazione invece di amplificare le differenze. (riproduzione riservata)