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Politica

La Cina riapre un po' alla mobilità, ma i consumi languono

La frenata dell'export e della crescita, sotto al 4% per quest'anno, si combinano con i problemi di budget della famiglie e con una carenza di liquidità in 40 milioni di piccole medie imprese, che fanno fatica a pagare gli stipendi. L'immagine più evidente sono i centri commerciali e i ristoranti deserti di Shanghai e di altre città della Cina


22/11/2022 12:38

di Marco Leporati*

settimanale
Scene di vita quotidiana a Shanghai

Il mese di ottobre in Cina è stato caratterizzato da due fatti importanti: il XX Congresso del Partito comunista con la conferma del terzo mandato al Presidente Xi Jinping ed i dati, pubblicati alla chiusura del Congresso, sull’andamento dell’economia cinese: export 0,5% rispetto all’anno precedente, consumi in caduta allo 0,5% rispetto a settembre e PIL a 3.9%.

La fotografia che ne è emersa è una chiara situazione di ingessamento motivata da due fattori: la politica dello Zero Covid e la debolezza della domanda internazionale. Una decina di giorni fa vi è stato un timoroso risveglio relativamente ad una maggior apertura e flessibilità della politica di contrasto al Covid e, dall’altra, l’incontro ed il ritorno al dialogo nel contesto del G20 tra il Presidente Xi e il Presidente Biden.

I provvedimenti principali, su un totale di venti, relativi alla maggiore flessibilità nella politica Zero Covid riguardano sia la mobilità internazionale che la vita in Cina. Nel primo caso è stata ridotta la quarantena di ulteriori due giorni portandola a otto (5+3); la necessità di un solo test antigenico entro le 48 ore dalla partenza anche per spostamenti con scalo intermedio ed eliminazione del provvedimento di cancellazione del volo per due settimane qualora vi siano passeggeri risultati positivi al test al momento dell’arrivo in Cina.

Per la quotidiana vita cinese è stato cancellato il secondo close contact che obbligava a lockdown casalinghi anche per individui esenti da colpe, il mass testing giornaliero e ci sono facilitazioni negli spostamenti domestici.

Quasi a effetto di reazione nel lunedì successivo è iniziato un rafforzamento dello yuan ed una ripresina del mercato azionario nonchè un auspicato desiderio di poter ricominciare gli spostamenti interni ed internazionali, a conferma che i soli principi dottrinali enunciati nel Congresso non possono considerarsi nell’immediato il basamento per ristabilire un andamento diverso dell’economia.

«Oggi è più facile spostarsi da Francoforte a Pechino che da Shenyang (città interna nel nord) a Pechino», ha rimarcato Jörg Wuttke, presidente della Camera di Commercio Europea, voce autorevole della comunità internazionale in Cina.

Nonostante ciò, con il venir meno dei vincoli di spostamento interprovinciale autorizzato con circolare del Ministero della Cultura e del turismo e rimanendo solo un test antigenico entro le 48 ore dalla partenza, vi sono stati segnali di apprezzamento anche sul piano interno ed un timido inizio ad approcciare il servizio di prenotazione per gruppi turistici.

Tuttavia, dopo alcuni giorni dall’entrata in vigore di questa normativa, rimangono ancora delle zone grigie a discrezione di funzionari di distretto o di provincia che sono restii ad applicare le nuove norme per forse tutelare se stessi anche se sono stati inseriti provvedimenti disciplinari per un uso arbitrario delle nuove norme in vigore.

Se il quadro d’insieme potrebbe far ben sperare, a causa di una recrudescenza di casi di Covid 19, si è avuto ieri, a sorpresa, un contrordine, almeno per quanto riguarda la città di Shanghai. Una nuova disposizione limitativa prevede che è vietato frequentare per cinque giorni luoghi pubblici inclusi i supermercati ma esclusi i mezzi di trasporto e le banche oltre il luogo di lavoro per coloro che sono usciti dalla città per breve periodo o che arrivano da città diverse a Shanghai. Il loro health code avrà una nota di richiamo sino a quando dopo cinque test non verrà cancellata.

Ciò significa inficiare, almeno temporaneamente, quanto emanato in precedenza. Inoltre la città di Chongqing, nella provincia dello Sichuan, è in lockdown totale da una settimana mentre Guangzhou e Pechino sono in lockdown parziale.

È comunque incontrovertibile che le aperture nella mobilità, se confermate, possano portare in breve tempo una boccata d’ossigeno per i consumi ma rinnovare la fiducia nello spendere significa rimarginare una piaga occorsa tre anni fa con una nuova divampata eruzione in questo lungo arco di tempo del corrente anno.

Se la domanda estera è debole quella interna, che dovrebbe essere uno dei due cardini della Dual circulation, è resa asfittica dalla diminuita predisposizione alla spesa trasversalmente intesa da parte delle diverse classi dei consumatori cinesi.

Infatti, la situazione economica delle famiglie è peggiorata e talvolta caratterizzata dal ritardo dei pagamenti degli stipendi con il rischio di far crescere il tasso di disoccupazione, oggi già elevato per la fascia giovanile oltre al timore di essere coinvolti in lockdown individuali o collettivi per il vituperato “close contact”: tutto ciò non ha alimentato gli acquisti, non solo quelli offline, con i centri commerciali e i ristoranti pressochè deserti, ma anche quelli online.

A Shanghai, i negozi nei centri commerciali, solitamente luoghi di acquisti, a volte compulsivi, appaiono abbandonati con al loro interno brandelli sfilacciati di cavi elettrici o rimasugli di merci invendute, tavoli sovrapposti e sedie lasciate riverse sul pavimento: è questa una delle immagini abituali di Shanghai e di altre città.

D’altra parte recuperare il tempo perduto non è facile anche per 40 milioni di piccole e medie imprese verso le quali le autorità centrali, incluso la People's Bank of China, hanno concesso una proroga sino al giugno del prossimo anno per rientrare con le banche nei prestiti ottenuti in precedenza e con scadenza al 31 dicembre.

È un segnale certamente positivo ma ancora una volta se il trend dei ricavi sia domestici che derivanti dall’export stenta a crescere permane una difficoltà di cash flow, anche perchè si va incontro ad un periodo tradizionalmente di frenata sia per le festività natalizie all’estero sia per il capodanno cinese che, per ironia della sorte, cadrà il prossimo anno molto presto al 22 gennaio e non si ha, come nel passato, un mese pieno di ordinativi da spedire.

Nonostante le politiche di incoraggiamento da parte del Governo centrale, le piccole e medie imprese hanno difficoltà a far fronte ai requisiti, specialmente in termini di garanzie sia reali che finanziarie, che le banche chiedono per concedere nuovi prestiti o nuove linee di credito.

Una ripresa potrebbe arrivare dal fronte degli investimenti esteri. «Per costruire nuove fabbriche abbiamo bisogno di personale specializzato che oggi non è in Cina, queste nuove misure ne possono favorire l’arrivo e quindi in futuro i progetti di investimento possono considerarsi reali», ha auspicato Harley Seyadin, presidente della Camera di Commercio americana del South China.

Ma a preoccupare è soprattutto il fronte interno. Il deterioramento delle finanze governative delle province, la debolezza di alcune banche cinesi specialmente quelle di credito cooperativo ed ancora normative inadeguate per il momento che stiamo vivendo sono i principali rischi dei prossimi mesi per l’economia cinese.

Le province, in particolare, si trovano a far fronte a due criticità: lo sforamento della spesa per i prolungati test di massa e le mancate entrate dei nuovi progetti abitativi, anche se l’edilizia che ha fatto da traino dell’economia cinese per molti anni potrebbe avere un nuovo impulso dall’accesso ai finanziamenti concesso dal Governo centrale dopo il freno del debito nell’agosto 2020.

C’è da augurarsi che l’anomala eclissi di luna comparsa una decina di giorni fa in modo chiaro e visibile solo in Cina ed in America dove viene definita “luna del castoro” non sia foriera di un letargo economico, mutuandone il significato che deriva da quelle usanze, con un risveglio in primavera: troppo tardi per un ragionevole recupero secondo le leggi economiche che ci governano. (riproduzione riservata)

*presidente di Savino del Bene Shanghai Co. Vive e lavora a Shanghai da oltre 25 anni


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