Notizie contrastanti, ma non particolarmente positive, arrivano sull'economia cinese dai più recenti numeri dei Purchasing managers Index, i cosiddetti Pmi che misurano attraverso una serie di rilevazione presso i direttori degli acquisti di fabbriche e servizi, l'afflusso di nuovi ordini, la produzione, l'andamento delle consegne e delle scorte nei diversi settori di un'economia.
Il Pmi manifatturiero cinese è infatti rimasto in territorio di contrazione a luglio, per il terzo mese consecutivo, sebbene la domanda e la produzione abbiano mostrato i primi segnali di ripresa. La lettura si è attestata a 49,7 punti dai 49,4 di giugno, leggermente superiore al consenso degli economisti contattati dal Wall Street Journal che si aspettavano una contrazione a quota 49,5 punti. Il sottoindice sulla produzione e' salito da 51,3 punti a 52,1 e quello sui nuovi ordini da 49,6 a quota 49,8. Quello sulle esportazioni infine ha registrato un incremento da 46,3 a 46,9 punti, sempre a luglio.
«L'economia cinese è ancora nel bel mezzo di un ciclo di recessione. Il peggio non e' ancora arrivato,» ha pronosticato in merito Larry Hu di Macquarie Group Ltd, uno dei maggiori gruppi finanziari australiani. L'analista ha sostenuto che, nonostante il dato relativo al settore manifatturiero sia cresciuto a luglio, le condizioni economiche generali non sono migliorate rispetto allo scorso mese.
«L'output della Cina è cresciuto leggermente a luglio grazie alle migliori aspettative del mercato a seguito della ripresa dei colloqui commerciali con gli Stati Uniti e alle misure di stimolo da parte di Pechino,» ha spiegato Liu Xuezhi di Bank of Communications, una quinta banca più grande della Cina continentale, 1,3 trilioni di dollari di asset.
Il Governo cinese ha esortato gli istituti di credito a fornire maggiori finanziamenti a lungo termine ai produttori e ha promesso di impegnarsi a stabilizzare gli investimenti nella produzione. L'esperto sostiene che con queste misure, unite ai precedenti tagli fiscali, l'indice potrebbe tornare sopra quota 50 nei prossimi mesi. Tuttavia, la domanda esterna e interna sono piuttosto deboli e il recente inasprimento del mercato immobiliare potrebbe impattare negativamente.
«Lo scorso anno la performance del comparto è stata negativa a causa della fiacca domanda interna, condizione che non migliorerà presto, e della riduzione dei sussidi governativi,» ha commentato Sun Gao direttore di Guangdong Bell Experiment Equipment Co., un gruppo di trading basato in una delle regioni più ricche della Cina meridionale. « L'aumento dei costi e la domanda debole pesano sul settore industriale e sono alla base della contrazione dell'indice Pmi manifatturiero».
«È improbabile che la Banca centrale cinese segua le orme della Federal Reserve e allenti la politica monetaria, in quanto i responsabili politici di Pechino hanno dichiarato che non faciliteranno i controlli sugli acquisti di proprietà immobiliari per fornire stimoli a breve termine, temendo che i fondi extra finiscano solo nel settore immobiliare», ha spiegato Larry Hu di Macquarie Capital.
Per quanto riguarda il settore dei servizi inoltre, l'indice Pmi e' sceso a 53,7 punti a luglio, dai 54,2 di giugno. Il sottoindice sui nuovi ordini è diminuito a 50,4 punti da 51,5 punti, quello sulle attività delle imprese del terziario ha registrato una contrazione da 53,4 a 52,9 e quello sulle costruzioni e' calato da 58,7 a 58,2 punti.
L'espansione del comparto dei servizi è stata frenata da una minor crescita dei settori all'ingrosso e finanziario. Inoltre, le alte temperature e le condizioni metereologiche sfavorevoli hanno impattato sulla produzione nel settore delle costruzioni.