Entreranno in vigore dal prossimo 30 luglio le due nuove negative list e il catalogo degli investimenti incoraggiati, varati dalla Cina per assecondare le richieste delle aziende estere e aprire il proprio sistema economico
I documenti sono considerati una parte integrante della nuova legge sugli investimenti stranieri nella Repubblica popolare, che ha messo mano a una normativa ormai superata. Le due negative list enunciano i settori nei quali, a livello nazionale o nelle zone di libero scambio, gli investimenti esteri sono proibiti oppure soggetti a restrizioni.
Rispetto ai 180 settori chiusi del 2011, la nuova lista nazionale ne prevede appena 40, otto in meno rispetto all’ultima revisione. Mentre nelle zone di libero scambio la negative list si è ridotta a 37 aree ristrette. Tra gli altri sviluppi, non sarà più necessaria un partner di maggioranza cinese per la costruzione di gasdotti e condotte nelle città con più di 500mila abitanti, per la costruzione di cinema e per le agenzie di artisti. Viene inoltre cancellato l’obbligo di joint venture per l’esplorazione e lo sviluppo di campi petroliferi o di gas naturale, nonché in alcuni campi dell’agricoltura e della tutela dell’ambiente.
Quanto agli investimenti incoraggiati le modifiche spaziano dai nuovi materiali per l’aerospazio, alla componentistica per robot e auto elettriche, così come vengono incoraggiati gli investimenti nei servizi per l’economia circolare, nella produzione di vaccini o nei medicinali per la terapia cellulare
Il governo di Pechino cerca inoltre di ricalibrare gli investimenti stranieri verso le regioni centrali e occidentali. In particolare si parla dell’Anhui, dello Hunan, del Sichuan, dell’Henan, dello Yunnan e della Mongolia Interna.
Pur con il calo dei settori vietati e con l’elenco del catalogo degli investimenti incoraggiati che si sta allungando, le revisioni previste dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme continuano a essere considerate insufficienti
“Le riforme economiche in Cina hanno bisogno di andare oltre la revisione frammentaria della negative list”. Spiega l’avvocato Carlo Diego D’Andrea, vicepresidente della Camera di commercio dell’Unione europea in Cina. “Il governo deve mettere in campo una consistente riforma del sistema regolatorio. Continuare a spizzichi e bocconi non risolverà i guai dell’economia”