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Politica

Scudo cinese sulle aziende tech contro le sanzioni Usa

Il ministero del commercio ha infatti presentato le nuove regole che consentono a imprese e cittadini di non conformarsi a leggi e sanzioni ritenuti ingiuste. A questo punto Huawei potra citare in giudizio i fornitori di componenti che si sono rifiutati di procedere con gli ordini in portafoglio


12/01/2021 11:55

di Mauro Romano - Class Editori

Cina

Pechino corre ai ripari contro le sanzioni o le restrizioni statunitensi verso le aziende cinesi. Il ministero del Commercio ha infatti presentato le nuove regole che consento a imprese e cittadini di non conformarsi a leggi e sanzioni ritenuti ingiuste.

Nella pratica le aziende cinesi di citare in giudizio nei tribunali cinesi coloro che rispettano le leggi straniere. La normativa si applica a quelle che sono definite come sanzioni secondarie. Ad esempio riguardano le restrizioni verso le istituzioni finanziarie che fanno affari con Iran o Corea del Nord.

Le nuove regole sono volte a bloccare qualsiasi restrizione straniera che "proibisca ingiustificatamente" ai cittadini o alle aziende cinesi di "impegnarsi in normali attività  economiche, commerciali e connesse con uno Stato terzo o con i suoi cittadini", ha affermato il ministero del Commercio cinese. Coloro che dovranno affrontare tali restrizioni straniere devono riferire al Consiglio di Stato, gabinetto cinese, entro 30 giorni, ha spiegato Matthew Margulies, vicepresidente della sede di Pechino del Business Council Usa-Cina

I cittadini cinesi e le aziende che subiranno perdite a causa di tali sentenze straniere potranno fare causa nei tribunali cinesi per chiedere un risarcimento, ha spiegato il ministero cinese.

Le regole arrivano dopo che gli Stati Uniti hanno imposto varie restrizioni alle società cinesi, che includono il blocco per alcune società  cinesi come Huawei Technologies dall'accesso a determinati componenti realizzati da fornitori statunitensi o stranieri o alla tecnologia statunitense. A questo punto, scrive l’Asia Times, il gruppo di Shenzhen potrebbe portare in tribunale la società di semiconduttori Tsmc, che lo scorso luglio aveva smesso di accettare ordini di chip dal Gruppo cinese.

Come sottolinea il settimanale economico-finanziario Caixin, Pechino si adegua in questo modo  a strumenti già adottati da altri Paesi. Per capire tuttavia la vera portata dell’ordine, diffuso quando mancano otto giorni all’insediamento di Joe Biden alla presidenza Usa, bisognerà attendere gli sviluppi pratici. (riproduzione riservata)


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