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Cina, gli expat in ferie forzate si interrogano sulle mosse opportune

Mentre il governo rimanda al 3 febbraio la ripresa delle attività dopo il Capodanno, a Shanghai, Suzhou e a Wuxi le amministrazioni locali allungano la chiusura fino al giorno 8 febbraio e lo stesso fa la provincia del Fujan. Nel Guangdong e altre province del sud rimane ancora la non obbligatorietà per la chiusura con l’opzione di riaprire. Rinviata la Fiera del Marmo di marzo


29/01/2020 11:13

di Marco Leporati*

cina

Sono trascorsi cinque giorni da quando il calendario zodiacale cinese è nelle mani del Topo e su Shanghai ininterrottamente da quello stesso istante è caduta una pioggia o meglio una pioggerella, fenomeno rarissimo in questa stagione, che farebbe pensare a un arrivo anticipato della primavera se in questo momento non sembrasse invece coprire o incubare il virus di questa nuova epidemia che sta assumendo forme pandemiche.

Da ieri, cessata la pioggia, si è alzato un vento sferzante, gelido come sulle coste della Cornovaglia correndo in un paesaggio silente sino alla mezzanotte quando, per tradizione del quinto giorno dalla vigilia del Capodanno, vengono fatti esplodere fuochi di artificio propiziatori di danaro. Pochi e limitati sono stati la scorsa notte.

Si dice che per far fronte a questa epidemia per il vaccino siano necessari solo tre mesi invece dei soliti venti ma l’interrogativo di fondo è come  si può convivere nella totale incertezza ed ambiguità del giorno dopo giorno.

Albert Camus, nel romanzo La peste, descrive superbamente questo stato psicologico. Ha scritto: «Benchè un flagello sia infatti un accadimento frequente, tutti stentiamo a credere ai flagelli quando ci piombano addosso... Quando scoppia una guerra tutti dicono:”E’ una follia, non durerà.”E forse una guerra è davvero una follia, ma ciò non le impedisce di durare...Dal momento che il flagello non è a misura dell’uomo, pensiamo che sia irreale, soltanto un brutto sogno che passerà. Invece non sempre il flagello passa e, di brutto sogno in brutto sogno, sono gli uomini a passare, e in primo luogo gli umanisti cher non hanno preso alcuna precauzione. I nostri concittadini non erano più colpevoli di altri, dimenticavano soltanto di essere umili e pensavano che tutto per loro fosse ancora possibile, il che presumeva che i flagelli fossero impossibili.Continuavano a fare affari, programmavano viaggi ed avevano opinioni. Si credevano liberi e nessuno sarà mai libero finchè ci saranno dei flagelli».

Oggi, a differenza di allora, 70 anni fa, siamo allertati da una profusione sia di dati scientifici, la cui verifica è imprescindibile, che da sensazioni o comuni opinioni attraverso i social, ma la dura realtà è che tutti sono in attesa. Qualcuno si inerpica in strade insidiose con la predittività:” Ci sarà a febbraio il picco e poi, verso aprile, si ritornerà alla normalità”; altri che discettano su piani di evacuazione o di soluzioni posticce che non dipendono da nessuno.

Chi risiede a Shanghai in primo luogo dipende dalle decisioni governative e se l'amministrazione, come è già stato predisposto per Wuhan, deciderà di blindare la capitale finanziaria della Cina con un cordone sanitario, tutti saranno vittime di una limitazione della libertà individuale per una non ben identificata liberazione da un flagello. In una piccola cittadina all’interno del perimetro di Shanghai, Qibao, l’altro giorno vigeva il divieto di entrarci  con tanto di strade sbarrate e controlli di esercito e polizia.

La coicidenza della sospensione lavorativa per le vacanze del Capodanno cinese non gioca a favore per due ragioni: la prima per la connaturale transumanza di persone che si sono mosse all’interno della Cina o all’estero prima della sera del 24 gennaio, vigilia del nuovo anno ma anche per coloro che, celebrata la cena della vigilia, hanno poi deciso di muoversi” fuori porta”.

E poi c’è il business che si fermerà riducendo, e già le stime lo prevedono, di 1,2% il pil. Ma tutto è commensurato alla durata e alla potenza distruttiva di questo flagello. Come durante la stagione della Sars, gli expatries, o volontariamente o su indicazioni delle loro case madri, stanno evacuando.

Le scuole internazionali hanno già comunicato il posticipo dell’inizio delle lezioni, talune il 17 febbraio, altre il 2 di marzo. La grande Fiera del Marmo che abitualmente si tiene a Xiamen in marzo con affluenze imponenti di visitatori è già stata posticipata d’imperio a giugno prossimo.

Questa mattina è stato emanato un comunicato del Governo che stabilisce l’apertura di tutte le attività sul territorio cinese il 3 di febbraio invece del 31 gennaio A Suzhou e a Wuxi la comunicazione del Governo locale prevede la riapertura il giorno 8 febbraio e per Shanghai il giorno 10 febbraio cosi pure la provincia del Fujan.

Riguardo al Guangdong e altre province nelle comunicazioni permane ancora  la non obbligatorietà per la chiusura con l’opzione di riaprire e con il trasferimento della responsabilità sul datore di lavoro. Sicuramente verranno allineate nei prossimi giorni a quanto già disposto nelle altre città.

Chi rimane volontariamente od obtorto collo vive l’attesa e attende le decisioni, forse draconiane, degli organi di Governo.

E allora, l’intelligenza artificiale, il blockchain cedono di fronte ad un virus semisconosciuto 2019-nCoV, appartenente alla famiglia del coronavirus (recettore ACE 2) sul quale stanno lavorando e sperimentando soluzioni esperti di tutto il mondo: ma anche per questo bisogna attendere.

Quindi vale la pena di chiedersi qual'è il significato epistemologico dell’attesa: quello di Camus : “ Spaventati sì ma non disperati...In buona sostanza erano in attesa” o quello, sconfortato,  del tenente Drogo, protagonista nel Deserto dei Tartari di Dino Buzzati: “Un attesa così lunga senza saperne il motivo”.

* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni

 


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