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La Scala di nuovo a Shanghai corrobora le relazioni Italia-Cina

Nei giorni scorsi il teatro milanese ha presentato due opere di Mozart nella cornice della nuovissima opera house, 1.200 posti a sedere con monitor e traduzione dei testi in otto lingue, acustica perfetta. La manifestazione si è svolta nel quadro del progetto Yes Milano e del gemellaggio tra le due città. Il successo delle rappresentazioni ha confermato il valore della cultura e della musica come cemento tra individui e paesi


24/10/2019 15:48

di Marco Leporati*

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La Shangyin opera house di Shanghai dove è avvenuta la rappresentazione de La Scala

Il Teatro alla Scala è ritornato a Shanghai, nei giorni scorsi, con due importanti produzioni mozartiane, Il Flauto Magico e La Finta giardiniera, nove anni dopo i primi concerti con i Cameristi che si erano esibiti nel ridotto del Conservatorio di Shanghai. Ad assistervi erano in pochi, la maggior parte cinesi di mezz’età, seduti su sedie di legno come nei cinema d’antan, all’interno di quel piccolo capolavoro architettonico degli anni trenta.

A sottolineare il cambiamento d'epoca, questa volta la cornice della rappresentazione è stata la nuovissima Shangyin Opera House, edificata nelle vicinanze del vecchio Conservatorio su un'area area già occupata dal famoso mercato del falso. Edificio di una modernità inconsueta per il pubblico dei teatri tradizionali, offre nella sala un'acustica perfetta anche dal fondo del palco e moderne poltrone dotate di monitor con traduzione simultanea del testo in otto lingue. Negli ultimi cinque anni la Città di Shanghai si è dotata di ben cinque analoghe strutture.

Il Comune di Milano ha avviato da tempo una cooperazione con la Municipalità di Shanghai  tant’è che proprio questa anno ricorre il quarantesimo anniversario del gemellaggio, celebrato la settimana scorsa con la presentazione del progetto Yes Milano, un brand e un logo per la promozione dell’ospitalità milanese per attirare i turisti stranieri.

Il Teatro alla Scala dal 2010 ha portato in Cina molti spettacoli nelle città più importanti fino allo scorso anno con la presentazione del Don Quixote animato dalla sua compagnia di ballo. Grazie a Yes Milano la presenza in Cina del teatro d'opera più importante al mondo sarà sempre più frequente, rinsaldando un gemellaggio, Milano-Shanghai, basato su un'affinità  spesso inconsapevole.

Nella topografia del centro di Milano, dietro a portoni generalmente chiusi si possono scoprire giardini e spazi di interni di rara bellezza. Anche a Shanghai, soprattutto nell’area del Conservatorio, meglio definita Concessione francese, con un minimo occhio di curiosità e un poco di fortuna si può essere catapultati nella Shanghai degli anni trenta con ville e giardini ricchi di piante di magnolie e canfora con bordature di oleandri.

L’opera buffa La finta giardiniera, scritta da Mozart nel 1774 su libretto del non famoso Giuseppe Petrosellini, dopo la sua attiva e lunga permanenza in Italia (tre tour consecutivi dal 1769 al 1773) ha inchiodato alle 1.200 poltrone per oltre tre ore un pubblico, attento e paziente, totalmente cinese.

Come tutte le opere buffe o giocose la trama ambientata nel nord Italia in un palazzo il cui interno scenografico ricorda molto i colori pastello del salone delle feste di Palazzo Borromeo dell’Isola Bella del Lago Maggiore, è basata su intrighi, gelosie, disvelamenti dei personaggi e lieto fine fino a far dire a Serpetta, la cameriera del Podestà, che:”Politica ci vuol, saper fingere e non dire quello che serbar nel cuor”. Concetto di una caustica attualità.

Il testo italiano dell’opera ha aiutato ad entrare in un’atmosfera barocca tant’è che la partitura musicale è stata concertata dalla sezione Strumenti storici dell’ Orchestra del Teatro alla Scala sotto la direzione del Maestro Diego Fasolis che ne ha curato una perfetta esecuzione.

Ma al di là della riuscita della rappresentazione, l’aspetto interessante è l'osmosi culturale tra Italia e Cina creata dalla musica che si incunea anche in quello che sta avvenendo in Europa con l’esperienza della Esyo, ovvero dell’European Spirit of Youth Orchestra, ensamble sinfonico costituito da novanta giovani provenienti da diciassette diversi Paesi tra Europa e Medio Oriente con le narrazioni a latere dello scrittore-giornalista Paolo Rumiz. 

«La musica non può cambiare il mondo ma può creare uno spirito comune come idea di un orchestra attorno al Caucaso», ha sostenuto Gianandrea Noseda, direttore d’orchestra milanese, che, dopo il Regio di Torino, attualmente guida la National Synphony Orchestra del Kennedy Center di Washington D.C.  

Queste trasferte milanesi in Cina testimoniano ancora, se ce ne fosse bisogno, il valore della musica e dell’arte quali elementi corroboranti il futuro dei rapporti tra individui e paesi.

* managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni

 

 


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