People' bank of China rispunta nel capitale di Eni. La banca centrale cinese detiene una quota poco superiore all'1% del Cane a sei Zampe. Il dato emerge dalle ultima nota Consob sulle partecipazioni rilevanti e viene alla luce soltanto ora, dopo la decisione di abbassare la soglia per le comunicazioni, decisa assieme al blocco delle vendite allo scoperto e altre operazioni ribasssite per contenere le turbolenze in Borsa.
Già nel 2014 PboC si era affacciata nel capitale della partecipata con una quota del 2,1%, pari all'epoca a circa 1,5 miliardi di euro. Erano i tempi della campagna di acquisizioni cinesi in giro per l'Europa, anticipata proprio dagli interventi della banca centrale che all'epoca salì oltre il 2% in Enel e in altre grandi società di Piazza Affari. PboC, anche per la variazione delle soglie era poi sparita dai radar nei quali è ricomparsa in questi giorni.
Le nuove comunicazioni arrivano in un momento di forte attenzione del Parlamento rispetto ai movimenti azionari delle imprese strategiche italiane. Il Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha avviato una serie di audizioni per capire lo stato dell'arte e il prossimo decreto di aprile per mettere in campo nuove risorse contro l'emergenza coronavirus dovrebbe contenere, come annunciato, anche un rafforzamento del golden power.
A marzo dello scorso anno la società guidata da Claudio Descalzi era stata una delle protagoniste della visita del presidente Xi Jinping a Roma. China National Offshore Oil Corporation, scriveva all'epoca MF- Milano Finanza, “sta negoziando molti altri progetti con Eni, già partner in diversi contratti in Cina”, aveva ricordato in occasione del Business Forum Italia-Cina a palazzo Barberini il vice direttore generale di Cnooc, Lyu Yongfeng. “Con Eni abbiamo contratti a lungo termine e stiamo discutendo altre possibilità di collaborazione sia in Cina sia in mercati terzi, in Asia ed Europa. Speriamo che le società italiane possano aiutarci a entrare in Europa per raggiungere, con la loro competenza, una collaborazione di reciproco beneficio”.
Inoltre il Cane a sei Zampa aveve siglato n’intesa finanziaria con Bank of China, quarto istituto più grande al mondo in termini di asset, che doveva aprire a un più stretta collaborazione con le aziende cinesi. (riproduzione riservata)