Crollano gli investimenti cinesi in Europa. Nell’anno della pandemia gli investimenti diretti dalla Repubblica popolare verso l’Unione europea a 27 e il Regno Unito si sono quasi dimezzati, da 11,7 miliardi di euro nel 2019 a 6,5 miliardi. Il dato emerge dall’ultimo rapporto del centro studi tedesco Merics in collaborazione con il Rhodium Group ed è in linea con il calo globale dell’attività di M&A del Dragone i cui valori sono diminuiti lo scorso anno del 45% a 25 miliardi di euro, ai minimi da 13 anni.
L’emergenza sanitaria è stata usata come motivazione della flessione, iniziata già da quattro-cinque anni per arginare l'uscita di capitali dal Paese e porre un freno all'eccessivo indebitamento delle grandi imprese, dopo la campagna di acquisizioni del biennio 2015-2016. Nel 2020 si è assistito però a un mutato atteggiamento verso Pechino, marcato da una maggiore diffidenza e dalla volontà di monitorare con maggior attenzione gli investimenti cinesi, nel timore di acquisizioni predatorie.
In Italia si è avuto un esempio con il naufragio delle trattative per il passaggio di Iveco da Cnh a Faw, la cui offerta si sarebbe dovuta aggirare attorno ai 3,5 miliardi. Un'operazione che aveva sollevato molte critiche in Parlamento legate alla sicurezza nazionale. Il governo ha inoltre posto il veto al passaggio di Lpe, azienda brianzola specializzata nello sviluppo di reattori epitassiali utilizzati per la produzione di semiconduttori, alla Shenzhen Investment holding.
Nel calo dei flussi c’è anche un cambiamento di prospettiva cinese. Lo scorso anno non ci sono state infatti grosse operazioni, ma soltanto di piccole e medie dimensioni. Gli investimenti green-field hanno inoltre raggiunto il livello più alto dal 2013, a 1,3 miliardi, contando per circa il 20% del totale (contro il 6,5% del 2019).
Guardando ai Paesi beneficiari, Germania, Francia e Regno Unito, da sole, hanno raccolto oltre la metà degli investimenti, nonostante Oltremanica si sia registrato un crollo del 77%. Bene anche la Polonia, capace di attrarre 815 milioni, in gran parte legati all’acquisizione fatta da Glp degli asset della logistica di Goodman Group. Trasporti, infrastrutture e logistica d’altronde hanno rappresentato circa un quarto degli investimenti del Dragone nel Vecchio Continente. Il calo comunque continua anche nel 2021. Con operazioni per appena 707 milioni il primo trimestre è ai minimi da un decennio. (riproduzione riservata)