La stretta regolatoria della Cina, dalla tecnologia, all’istruzione online all’immobiliare, è paragonabile ai principi Esg con caratteristiche cinesi. “Si tratta di metodi per migliorare la qualità della vita in Cina, slegandola dalla fissazione sulla crescita”, spiega Stephen Jen, ceo di Eurizon SLJ Capital, società di asset management inglese controllata da Eurizon (65%) e specializzata nei servizi di investimento e consulenza con focus su gestione delle valute e ricerca macroeconomica.
La stretta, ricorda intervistato da Bloomberg, non ha dissuaso gli investitori stranieri dal comprare bond cinesi, che a settembre hanno toccato i 100 miliardi di dollari. Eurizon SLJ Capital continuerà a focalizzarsi sui bond sovrani, ma è pronta ad aumentare anche l’esposizione su corporate di aziende non a controllo di Stato. La strategia paga. In quello che sembra essere il peggior anno per il fixed-income almeno dal 1999, il fondo guidato da Jen ha guadagnato il 18%. L’Eurizon Fund Bond Aggregate Rmb ha registrato il ritorno più alto tra 40 fondi simili
Il fondo ha investito al 70% in bon sovrani e quasi-sovrani. Sulla performance ha contribuito l’intuizione che lo yuan si sarebbe apprezzato, in controtendenza rispetto al calo di quasi il 5% del Bloomberg index sui bond globali e delle perdite del 2% per i Treasury Usa.
Jen sottolinea anche come la stretta abbia diviso gli investitori internazionali. Alcuni come George Soros e Guggenheim Partner’s sono scettici sul futuro degli investimenti nella Repubblica popolare. Di contro Ray Dalio e Goldman Sachs continuano a vedere opportunità nel Paese. In questo filone si colloca Jen, per il quale le azioni di Pechino serviranno alla stabilità a lungo termine, per una crescita responsabile. Il manager si attente anche che lo yuan resti forte almeno per la prima parte del 2022. (riproduzione riservata)