L'inclusione negli indici globali di bond emessi dal governo centrale e dalle policy bank cinesi, entro cinque o sei anni riverserà sull'obbligazionario del Dragone flussi vicini a 1.000 miliardi di dollari da parte degli investitori stranieri.
Da aprile le obbligazioni in renminbi entreranno nel Bloomberg Barclays Global Aggregate Index. Altri indici, tra i principali al mondo, faranno lo stesso, prevede Stephen Li Jen, CEO di Eurizon SLJ Capital (società londinese controllata da Eurizon, gruppo Intesa Sanpaolo). Al momento si tratta tuttavia soltanto di un parte del mondo obbligazionario cinese. Negli indici Bloomberg entreranno soltanto le obbligazioni del governo centrale e delle policy bank, ossia titoli al 100% sovrani. Si tratta di circa la metà dei titoli disponibili. Restano infatti fuori le emissioni delle amministrazioni locali e quelle corporate.
Il mercato cinese è comparabile a quello giapponese che attualmente pesa per circa il 15% degli indici globali. Pertanto una volta negli indici i bond del Dragone rappresenteranno circa il 6% degli indici. Nel 2019, prevede sempre Eurizon, il mercato obbligazionario cinese potrebbe diventare il secondo più grande al mondo.
“Negli ultimi due anni la crescita è stata attorno al 16%, se le nostre previsioni di crescita del pil e del mercato fossero confermate, nei prossimi 10, massimo 15 anni, il mercato cinese potrebbe quindi quadruplicare, arrivando a primeggiare con quello statunitense”, stimava a metà gennaio Pierpaolo Rinaldo, gestore di Eurizon Fund Bond Aggregate Rmb parlando alla Finanz'19 di Zurigo.
“Pechino capisce pienamente la posta in gioco”, aggiungeStephen Li Jen. Ecco perché “ritengo non ci sia alcuna possibilità che la Cina svaluti il renminbi, almeno in un prossimo futuro. C'è chi ritiene il contrario, pensando che una svalutazione serva a parare l'impatto del rallentamento economico e della potenziale imposizione di tariffe. Ritengo che sia un errore”.
Per il ceo di Eurizon SlJ Capital, l'apertura del mercato obbligazionario cinese rappresenta il più importante cambiamento nella finanza globale dall'introduzione dell'euro nel 1999. “Nei 40 anni dall'apertura della Cina, le liberalizzazioni hanno interessato soprattutto l'economia reale, dal commercio agli investimenti diretti esteri, ma non il settore finanziario”.
Negli ultimi due anni, prosegue Stephen Li Jen, il mondo ha assistito a politiche di apertura dei mercati che anno incoraggiato l'ingresso degli investitori stranieri nel mercato azionario e dei bond. “Riteniamo che nel medio termine le prospettive di flussi di capitali saranno significative, nell'ordine dei 2.000 miliardi di dollari in tre anni”.