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Azienda Finanza

Ferretti studia il rimborso del prestito Weichai prima dell'Ipo

Il produttore di yacht sta valutando l'emissione di un bond per chiudere il finanziamento soci da 221 milioni erogato dal colosso Weichai. Il gruppo ha chiuso il 2018 con ricavi per 669 milioni, in crescita rispetto ai 623 milioni dell’anno precedente, un mol di 53,4 milioni e un utile di 30,7 milioni che si confronta con proventi per 24 milioni del 2017 e con un portafoglio ordini di 708 milioni.


21/05/2019 11:45

di Andrea Montanari - Class Editori

Ferretti pensa al bond
Tan Xuguang

Prima di approdare a Piazza Affari, il gruppo nautico Ferretti deve chiudere la partita finanziaria aperta da anni con l’azionista di controllo, ovvero il colosso cinese Weichai (86,8%). Secondo più fonti finanziarie e industriali contattate da MF-Milano Finanza, la società guidata da Alberto Galassi, ceo, affiancata dalle banche Barclays, Bnp Paribas e Ubs che  saranno coinvolte nella quotazione assieme agli studi legali Dentons e King & Wood Mallesons, ha intenzione di ripagare integralmente il finanziamento da 211,7 milioni (dato relativo al 2017) concesso anni fa dallo stesso socio di riferimento, entrato nel capitale di Ferretti nel 2012.

Sul tavolo ci sono varie diverse ipotesi allo studio dei vertici della società. Tra queste, si sta valutando il lancio di un prestito obbligazionario dell’importo di 250 milioni. In alternativa, si valuta la prospettiva di un aumento di capitale. 


L’obiettivo è quello di presentarsi a Piazza Affari senza più legami finanziari con Weichai, anche perché, a fine 2017, l’indebitamento finanziario netto totale ammontava a 225 milioni, quindi per la gran parte riferibile al prestito-soci. L’operazione richiederà alcuni mesi per la sua definizione e questo potrebbe avere un impatto sull’ipo, attesa al momento entro fine anno, che resta comunque il traguardo finale del gruppo asiatico.

Per questo il management sta ragionando sul perimetro industriale della quotanda Ferretti, che ha chiuso il 2018 con ricavi per 669 milioni, in crescita rispetto ai 623 milioni dell’anno precedente, un mol di 53,4 milioni (in calo rispetto ai 59 milioni del dato 2017) e un utile di 30,7 milioni che si confronta con proventi per 24 milioni del 2017 e con un portafoglio ordini di 708 milioni.

Non è da escludere che l’attuale perimetro di marchi (Ferretti, Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, Crn, Custom Line e, appunto, Wally) venga rivisto e ristretto al momento dello sbarco in borsa.

Nel frattempo, il fermento del settore nautico, collegato alla ripresa degli ordini a livello globale, sta spingendo anche il gruppo Sanlorenzo verso Piazza Affari. La società controllata dall’imprenditore Massimo Perotti si è affidata al global coordinator Bofa-Merrill Lynch e agli advisor Lazard e Alantra per definire la quotazione entro l’anno, possibilmente in autunno.

Sanlorenzo sta lavorando a un’offerta globale (aumento di capitale e vendita di azioni) che possa definire un flottante del 30-35%. La stima di valore dell’azienda si base su un business plan che prevede una crescita dei ricavi dai 383,4 milioni dello scorso anno ai 463 milioni di quest’anno, con un mol in salita da 39 a 56,3 milioni. 


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