Lo scorso settembre, la Milano Design Week ha tenuto a battesimo la nuova hypercar di Silk-Faw, la joint venture fra Silk Ev, società con sede a Modena, Changchun e New York (in base a quanto racconta il sito) e Faw, il maggior produttore di auto cinese in mano allo Stato. La società dovrebbe aprire uno stabilimento a Gavassa, nei pressi di Reggio Emilia. Il bolide si chiama Hongqi S9 ed è in grado di toccare i 400 chilometri all’ora come velocità di punta, sviluppando una potenza da 1.419 cavalli, con un motore a 8 cilindri a V, supportato da due motori interamente elettrici. Passa da 0 a 100 Km/h in soli 1,9 secondi e il design è stato realizzato dall'italiano Walter De Silva, Vice President of Styling and Design di Silk-Faw.
All'inizio dell'anno, il 28 gennaio scorso, Ideanomics, una società americana quotata a Wall Street che sta chiudendo in questi giorni l'opa su Energica Motor a Piazza Affari (produttore di moto elettriche del Modenese), ha sottoscritto 15 milioni di dollari di un'emissione convertibile da 65 milioni complessivi con un interesse del 6%, collocata da Silk EV Cayman LP, con scadenza il 28 gennaio 2022. L'emittente viene definito in un file della Sec, l'ente di controllo della Borsa americana, come "è una società di servizi di progettazione e ingegneria automobilistica statunitense/italiana, principalmente impegnata nella progettazione, sviluppo e produzione di servizi di premium, high luxury e hypercar completamente elettrici". Da qui si potrebbe evincere che Silk Ev ha la sede legale in un paradiso fiscale dove ha potuto emettere un titolo di prestito senza rating, dal momento che sul sito della Sec (un testo piuttosto strutturato e complesso) questo dato non si evince.
Fra qualche mese, quindi, a fine gennaio, la super car italo-cinese potrebbe avere come socio Ideanomics. Un gruppo quotato sul Nasdaq da 943 milioni di dollari di capitalizzazione specializzato in veicoli elettrici, che rientra nell'indice Russell 2000. La società è stata fondata nel 2004 da Shane McMahon, imprenditore e wrestler statunitense, come China Broadband. Poi è diventata Alpha Nutraceuticals, Alpha Nutra, Gallery Rodeo International, Seven Stars Cloud Group... ha cambiato nome diverse volte finché, quattro anni fa, ha assunto quello attuale. Dall'ultimo bilancio dello scorso giugno si evince che la società ha registrato ricavi per 33,22 milioni di dollari, ha un Ebitda negativo (-10,15 milioni) e viaggia ad un utile per azione atteso al 2021 (fonte: WSJ Markets) di -0,46, per un debito complessivo (Total Liabilities) pari a 145,39 milioni di dollari.
Nel giugno dello scorso anno, gli avvocati di Kaplan Fox & Kilsheimer e quelli di Berger Montague (Philadelphia) hanno presentato al Tribunale di New York una denuncia per conto degli investitori. Questo perché il 25 giugno 2020, Hindenburg Research ha pubblicato una serie di tweet in cui affermava che Ideanomics "è una frode eclatante e ovvia". Gli analisti hanno scritto di aver trovato le prove che Ideanomics "ha corretto le foto" nei suoi comunicati stampa per suggerire che possiede o gestisce un centro di vendita di veicoli in Qingdao, Cina, quando non è vero.
Inoltre, secondo la denuncia, Hindenburg Research ha chiesto a un investigatore di recarsi presso la presunta struttura di Ideanomics a Qingdao, dove il professionista non è stato in grado di reperire alcuna traccia di Ideanomics o della sua presunta divisione Mobile Energy Global (MEG). Sono diverse le cause in corso, anche recenti, con Halper Sadeh LLP, per esempio, che sta indagando se la fusione di Ideanomics e Via Motors International "sia equa per gli azionisti di Ideanomics".
Sul tema Silk-Faw si sono espressi tre politici, l'eurodeputata Sabrina Pignedoli, Davide Zanichelli e Maria Edera Spadoni. Secondo cui "recentemente Ideanomics è stata protagonista del fallimento del progetto di una nuova borsa valori nel Delaware, finanziata anche con soldi pubblici. Tempo prima in Connecticut il suo maggior azionista, Bruno Wu, aveva lanciato con Ideanomics un immaginifico business high tech sostenuto da 10 milioni di dollari pubblici, poi finito nel nulla". Il nome di Bruno Wu e di almeno una sua impresa si ritrova anche nei Panama Papers, scrivono i politici del M5S. "Le origini dei capitali che si investiranno a Reggio Emilia si perdono quindi nei meandri di trust insondabili e paradisi offshore. È solo una piccola parte dell’investimento, ma è l’unica finora rintracciabile". (riproduzione riservata)