Le grandi manovre sul fronte globale dell'auto registrano, oggi, due novità. La prima è l'entrata in produzione a Changchun nella provincia di Jilin, nella Cina nord-orientale, di Audi Faw Nev Co., nata da un progetto di cooperazione tra Audi e la principale casa automobilistica cinese Faw, per costruire modelli completamente elettrici.
Si tratta della prima base di produzione di veicoli puramente elettrici della casa automobilistica tedesca in Cina e vanta una capacità annua prevista di oltre 150.000 veicoli. La base di produzione incorpora l'intera catena del valore della produzione automobilistica ed è dotata di un'officina per la stampa, una carrozzeria, un'officina per la verniciatura e l'assemblaggio dei veicoli.
«Con l'avvio della produzione, manteniamo il nostro impegno nei confronti del mercato cinese e compiamo un significativo passo avanti nella nostra strategia di elettrificazione», ha dichiarato Gernot Döllner, ceo di Audi Ag, «i modelli prodotti qui svolgeranno un ruolo cruciale nel nostro portafoglio locale e rafforzeranno la nostra posizione in questo mercato chiave». In collaborazione con Faw Group Co., Ltd., il progetto Audi FAW NEV è stato avviato nel giugno 2022.
La seconda notizia riguarda il fronte giapponese dove la ventilata alleanza tra Honda e Nissan ha avuto il via libera dalla francese Renault, principale azionista di Nissan con una quota del 36%. Renault ha dichiarto di essere aperta, in linea di principio, alla possibilità che Nissan prosegua i colloqui per una fusione con Honda.
Tuttavia i colloqui tra Nissan e Honda sarebbero ancora alle fasi iniziali. Le due aziende potrebbero includere nell'operazione anche l'altro membro dell'alleanza Renault-Nissan, vale a dire Mitsubishi, di cui Nissan è azionista di maggioranza con una partecipazione del 24%. Nell'essere favorevole a un'integrazione, secondo le indiscrezioni, Renault auspica che Nissan trovi un modo per rafforzarsi, dato che non sarebbe disposta a iniettare fondi nelle sue casse.
Le sfide che affronta Nissan, così come Honda e altre case automobilistiche, sono legate all'ascesa delle concorrenti cinesi, come Byd, a livello globale ma soprattutto in Cina. Nissan ha tagliato le previsioni di profitto a novembre sulla scia di una crisi delle vendite e di un rallentamento della produzione. Crisi che aveva portato all'annuncio di 9 mila tagli dei posti di lavoro, a un taglio della produzione del 20% e alla rinuncia di parte dello stipendio da parte del ceo Makoto Uchida. Due alti funzionari avevano confessato al Financial Times, il mese scorso, che a Nissan rimanevano "12 o 14 mesi" per sopravvivere, ragion per cui era alla ricerca di un anchor investor. (riproduzione riservata)