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Investec, nell'azionario cinese privilegiare le aziende premium

Per 4Factor, è fondamentale focalizzarsi sull’investimento bottom-up, valutando i fondamentali aziendali e selezionando i titoli vincenti che potranno eccellere mettendo in atto cambiamenti o ristrutturazioni. L’azionario cinese resta una asset class che potrebbe ancora risentire delle guerre commerciali o delle riforme interne


07/01/2020 16:37

di Greg Kuhnert*

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Greg Kuhnert di Investec

Le turbolenze geopolitiche e macroeconomiche che hanno pesato sul mercato delle azioni cinesi nel 2019 potrebbero proseguire anche nel 2020. Questa situazione ha innescato una certa volatilità a breve termine in questo mercato; tuttavia l’Indice Msci China e l’Indice Msci China A Onshore avevano messo a segno un +7,6% e un +24,6%, rispettivamente, al 30 settembre scorso.

Questi risultati sono stati raggiunti nonostante i dati economici deludenti per quanto riguarda le esportazioni e la produzione industriale. Guardando al 2020 possiamo comunque già intravedere alcuni segnali di ripresa dell’economia. I dati sulla produzione hanno evidenziato un miglioramento incrementale a settembre. Gli investitori sono inoltre rassicurati dalla politica espansiva perseguita dalle banche centrali su scala globale. In Cina stiamo assistendo a un allentamento “selettivo”, sia sul piano monetario sia su quello fiscale, attuato in maniera molto controllata.

I due Paesi coinvolti nella guerra commerciale hanno qualcosa in comune. Considerando gli utili del primo semestre e il run rate a livello globale2, Stati Uniti e Cina si sono entrambi distinti in positivo. Anche se può sembrare controintuitivo, questo dato dimostra che la Cina non dipende significativamente dalle esportazioni, né sotto il profilo della crescita economica interna né a livello di utili aziendali.

Le società hanno pubblicato utili migliori del previsto per due trimestri consecutivi. Il ritmo dei declassamenti è rallentato. Inoltre, le valutazioni sono piuttosto convenienti e i titoli scambiano al di sotto della media di lungo periodo. Il mercato scambia su livelli pari a circa 12,9 volte sulla base del rapporto P/E relativo agli utili di quest’anno e a 11 volte a quelli dell’anno prossimo.

Nell’accesso alle tendenze strutturali di lungo periodo, come lo spostamento verso una condizione “premium” del consumatore cinese attualmente in atto. La nuova classe media si sta espandendo e i redditi stanno crescendo a un ritmo del 5-6% annuo. Il consumatore sta passando a prodotti e marchi di qualità più elevata, optando in misura crescente per i marchi cinesi. Questo consente alle società attive nei settori dei beni di consumo di base e dei beni voluttuari di ottenere margini più elevati su tali prodotti o marchi.

Beneficiano di questa tendenza anche i produttori di elettrodomestici, un settore in cui deteniamo partecipazioni in alcune società attive nella vendita di questi prodotti sul mercato cinese. Riteniamo altresì interessanti i pionieri del digitale, che operano nei media e nell’intrattenimento ma la cui sfera di influenza si estende anche ad altri settori.

Ravvisiamo inoltre un potenziale di rialzo legato al processo di consolidamento all’interno del settore. Dato il rallentamento della crescita, il numero di concorrenti attivi nei diversi settori è aumentato. Oggi le società più grandi e di maggior successo che dispongono di marchi qualitativamente più elevati e team di gestione migliori stanno incrementando la propria quota di mercato, mentre le società più piccole con prodotti e team di gestione più scarsi stanno abbandonando il settore. Si tratta dunque di un contesto favorevole per i gestori focalizzati sulla selezione dei titoli.

Quali sono i rischi per chi investe nell’azionario cinese?

Un rischio chiave, per il 2020 e oltre, è rappresentato dal riallineamento dei rapporti fra Cina e Stati Uniti e dagli sviluppi sul fronte delle tensioni commerciali. A nostro avviso, ad oggi l’impatto diretto sulle società in cui investiamo è limitato, ma se gli Stati Uniti dovessero ad esempio continuare a inserire in blacklist altre società tecnologiche cinesi, le implicazioni potrebbero farsi sentire. Tutto questo va considerato alla luce dei provvedimenti intrapresi dalla Cina per sviluppare le proprie competenze tecnologiche, dimostrati dal lancio dello STAR, il listino tecnologico in stile Nasdaq istituito per incoraggiare un numero maggiore di società cinesi a rientrare in patria con una quotazione onshore.

Se la Cina si separerà del tutto dagli USA, le aspettative di crescita dell’economia globale e il sentiment di risposta degli investitori avranno delle ripercussioni sul paese. Dunque le conseguenze di una recessione globale, che sopraggiunga nel 2020 o in seguito, si ripercuoteranno sulle asset class percepite come maggiormente rischiose, come l’azionario cinese.

Infine, esistono dei rischi potenziali legati al progresso delle riforme interne, tra cui la riforma delle imprese statali (SOE) e il clean-up del settore bancario. Un eventuale calo dell’entusiasmo su questo fronte comporterà rischi e implicazioni di più lungo periodo per l’economia. Ad ogni modo, riteniamo che il Presidente Xi continuerà a percorrere la strada del progresso.

L’azionario cinese è una di quelle asset class destinate a rimanere oggetto di controversia, sul piano delle guerre commerciali o delle riforme interne. Per 4Factor, è fondamentale focalizzarsi sull’investimento bottom-up, valutando i fondamentali aziendali e selezionando i titoli vincenti che potranno eccellere mettendo in atto cambiamenti o ristrutturazioni.

*Co-Head of 4Factor di Investec AM


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