Dopo lo sfondamento della barriera psicologica di 7 yuan per un dollaro, in mattinata la valuta cinese era arrivata a 7,16, la banca centrale, People's bank of China, ha deciso di intervenire con misure a sostegno della valuta.
La Banca centrale ha annunciato che aumenterà le riserve obbligatorie che le banche devono detenere quando trattano alcuni prodotti finanziari in valuta estera, provvedimento che tende a sostenere la moneta interna. Il coefficiente di riserva di rischio è stato alzato al 20% per le vendite di derivati sui cambi, a partire dal 28 settembre.
«La mossa probabilmente segnala il disagio della Banca per il recente rapido deprezzamento dello yuan in mezzo al continuo rafforzamento del dollaro», hanno spiegato gli analisti di Goldman Sachs. Immediata la reazione negativa sui titoli bancari con Agricultural Bank of China che ha perso l'1% e la Bank of China l'1,3%.
Il dollaro a quota 7,16 sulla divisa cinese è stato il valore massimo toccato negli ultimi 28 mesi.
Intanto le ultime mosse della Federal Reserve, che la scorsa settimana oltre ad alzare i tassi ha energicamente rafforzato le attese sui futuri livelli dei tassi stessi, hanno provocato un'ondata di apprezzamenti del dollaro su tutte le altre maggiori divise globali.
Nel frattempo S&P ha nuovamente tagliato le stime di crescita del pil cinese per l'anno in corso dal 3,3% al 2,7% perché la ripresa rimarrà probabilmente debole fino al primo trimestre del 2023, a causa soprattutto della politica sul Covid-19 e della crisi del mercato immobiliare.
Louis Kuijs e Vishrut Rana, analisti di S&P, hanno affermato che il recente allentamento delle politiche dovrebbe sostenere la crescita nel secondo semestre, ma vi sono segnali di rinnovata debolezza economica, tra cui la flessione del settore immobiliare e nuovi ostacoli come l'ondata di caldo, le interruzioni di corrente elettrica ad agosto e le nuove chiusure a settembre.
Anche le prospettive per il prossimo anno sono modeste. S&P Global si aspetta una crescita del Pil del 4,7% rispetto al 5,2% precedente. È improbabile che Pechino inizi ad allentare in modo significativo le restrizioni prima del primo trimestre 2023 e, anche se ciò dovesse sostenere la domanda interna, la mancanza di visibilità sull'uscita dal Covid continuerà a pesare sui consumi e sugli investimenti.
È opinione diffusa che molte famiglie cinesi della classe media, messe in crisi dai guai del settore immobiliare, soprattutto, stiano attraversando una fase di difficoltà, che costringe a ridimensionare i consumi. (riproduzione riservata)